
Qualche tempo fa la Società Italiana di Cardiologia, così come la Società Europea, aveva tranquillizzato gli ipertesi in trattamento con ACE-inibitori, sartani, e inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone: questi farmaci possono essere usati nei pazienti non affetti da Covid-19 senza alcun rischio. Nei pazienti affetti da Coronavirus non sono stati documentati effetti che dimostrino maggior rischio di complicanze se si utilizzano questi farmaci. A mettere in ansia erano stati alcuni studi secondo i quali gli ACE2 (non gli ACE) agirebbero come recettori funzionali del Coronavirus e quindi potrebbero avere alcuni effetti nei soggetti colpiti dal virus SARS-CoV-2. Dopo quella smentita, ora giungono due ulteriori prove della sicurezza d’impiego di questi medicinali. Le informazioni giungono proprio dall’epicentro di Covid-19, la provincia di Hubei dove si trova Wuhan, e sono state raccolti in due studi pubblicati su Jama Cardiology e Circulation Research. Stando alle ricerche, gli inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone, gli ACE-inibitori e i sartani non avrebbero un impatto sulla mortalità di coloro che vengono osservati e seguiti in ospedale dopo infezione da Sars-CoV-2. In particolare lo studio apparso su Jama Cardiology non ha dimostrato modificazioni nel numero di decessi e nella gravità della patologia infettiva in presenza di trattamento antipertensivo con queste molecole, mentre il secondo avrebbe addirittura messo in evidenza un rischio di mortalità ridotto in chi assumeva inibitori del sistema renina-angiotensina-aldosterone, rispetto a chi non seguiva una terapia. Insomma: pur confermando che l’ipertensione così come altre patologie a carico dell’apparato respiratorio può avere un impatto negativo sulla prognosi del soggetto se questo viene colpito da Covid-19 (soprattutto in presenza di altre comorbilità), lo studio non segnala rischi particolari per chi segue le cure farmacologiche indicate dal medico.
Ci sono ancora questioni aperte
Sicuramente i due studi cinesi vanno nella direzione di un impatto positivo dei trattamenti antipertensivi considerati, ma ci sono diversi aspetti ancora da capire. Va detto che, prima della comparsa del coronavirus Sars-CoV-2 le persone in trattamento con ACE-inibitori e sartani avevano una risposta migliore in caso di polmonite virale. Ma come si ripete ovunque, questo è un virus nuovo, ancora da indagare e comprendere perfettamente. Per questo bisogna ancora capire bene se l’essere in terapia con farmaci come gli ACE-inibitori possano in qualche modo favorire l’infettività virale, così come se questi trattamenti possano influire positivamente sugli esiti dell’infezione. Al momento, quindi, conviene tenere presente il documento della SIC che ricorda come non abbiamo informazioni che possano consigliare o sconsigliare queste terapie nei pazienti con coronavirus. Inoltre, se si parla di persone non affette da Covid-19 questi farmaci, che hanno dimostrato una straordinaria efficacia nel ridurre la morbilità e mortalità, possono essere utilizzati con tranquillità nella popolazione generale. Gli ACE-Inibitori a agiscono su un particolare sistema di controllo della pressione localizzato nei reni. Non vanno assunti in gravidanza e se c’è un marcato restringimento delle due arterie renali. Tosse secca, netto abbassamento della pressione quando si sta in piedi, leggere alterazioni del gusto i problemi più frequentemente riscontrati nei pazienti in cura da tempo. Gli Antagonisti dell’Angiotensina II o sartani agiscono sui recettori dell’Angiotensina II, un ormone che contribuisce a regolare la pressione. Come gli Ace-inibitori sono molto maneggevoli, e presentano le stesse controindicazioni. Non danno però la tosse secca come effetto collaterale.
(FM)