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Embolia polmonare, come si affronta il "tappo" che blocca la circolazione

Embolia polmonare, come si affronta il "tappo" che blocca la circolazione
A rischio soprattutto chi ha problemi di coagulazione e chi sta a letto per lunghi periodi. Importante intervenire prima possibile. Le indicazioni degli esperti di Cardiologia Interventistica. 13 ottobre giornata dedicata
2 minuti di lettura

A volte dipende dal Dna. Mutazioni di geni specifici che entrano in gioco nel normale processo di coagulazione mettono in moto meccanismi capaci di facilitare la formazione di coaguli all'interno dei vasi. In altri casi nasce per la stasi della circolazione venosa delle gambe, magari perché si rimane per giorni a letto dopo una frattura del femore. O ancora per perturbazioni del normale scorrere del sangue.

Se a tutto questo si aggiungono altri elementi di rischio come fumo, obesità, traumi, interventi chirurgici e lunghi viaggi aerei con relativa stasi dei vasi delle gambe, oltre che patologie croniche come i tumori, ecco che si definisce il quadro di chi ha maggiori probabilità di andare incontro ad embolia polmonare.

Questa condizione si verifica quando un coagulo di sangue dal circolo venoso periferico arriva ad occludere un vaso polmonare. E rappresenta la terza emergenza cardiovascolare più frequente, dopo l'infarto e l'ictus, e può colpire frequentemente anche i giovani e le donne.  Per sensibilizzare sull’importanza di queste ed altre patologia legate alla trombosi venosa profonda giovedì 13 ottobre si celebra in tutto il mondo il World Trombosis Day. Come ricorda Domenico Gabrielli, presidente della Fondazione per il Tuo cuore, "se ci si focalizza ad esempio sui pazienti ricoverati, solo 25 su 100 sanno che il fatto stesso di essere ricoverati in ospedale aumenta la probabilità di trombosi”.

I sintomi dell'embolia polmonare variano da caso a caso

Siamo di fronte ad un quadro complesso, che si presenta con oltre 65.000 pazienti ogni anno in Italia. ma l'embolia polmonare sa anche essere sudbola, con sintomi molto variabili. A volte provoca disturbi quasi impercettibili, magari perché sono inizialmente interessati i rami più periferici dell'arteria polmonare.

In altri casi è quasi esplosiva con dolore al torace, tosse, accelerazione dei battiti e gravi difficoltà respiratorie. Nelle forme più gravi, con rapida compromissione della circolazione nei rami più grandi dell'arteria polmonare principali, può anche portare rapidamente a morte.

Per la cura, l'importante è arrivare presto. E non ci sono solo i farmaci. Ci sono cure su misura anche per le persone per cui i trattamenti di trombolisi, che sciolgono il coagulo, possono aumentare il rischio di emorragie e sono quindi sconcigliabili.

Cosa si può fare? Si lavora per asportare il trombo e non per dissolverlo. Questo risultato si può ottenere non solo con un intervento chirurgico, ma anche per via percutanea. A ricordarlo sono gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise), a congresso a Milano.  

Cure su misura

La trombolisi serve a sciogliere il trombo liberando il vaso ostruito. Tuttavia in Italia circa 1200 pazienti all'anno ad alto rischio possono andare incontro a pericolose emorragie con questo tipo di approccio e non si possono sottoporre a trombolisi. Va detto che il coagulo può essere rimosso con un classico intervento chirurgico, con un intervento che tuttavia è molto complesso.

E poi? "Nei casi con controindicazioni alla trombolisi l'approccio transcatetere si è dimostrato efficace e se si interviene tempestivamente la mortalità può essere ridotta - spiega Giovanni Esposito, presidente Gise e direttore della Uoc di Cardiologia, Emodinamica e UTIC dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli. Serve però creare percorsi diagnostico-terapeutici specifici per la tromboembolia polmonare, la cui terapia richiede un approccio multidisciplinare vista la possibilità di intervenire con farmaci, chirurgia o con una procedura interventistica; soprattutto, serve realizzare una rete di centri che siano in grado di erogare tutte le terapie possibili per poter gestire ogni caso nel modo migliore".  

Non solo bisturi

Con la trombectomia per via percutanea, come nel caso dell'interventistica per l'infarto, si accede al circolo tramite catetere attraverso vasi periferici, per arrivare nella sede del trombo ed eliminarlo meccanicamente. In pratica questo intervento permette di ridurre il trombo a pezzetti molto piccoli, che possono poi essere aspirati e portati fuori dal vaso sanguigno.

Stando ai dati del Gise, questo approccio potrebbe essere utilizzato nei pazienti ad alto rischio con controindicazioni ai farmaci, circa 1200 l'anno, e potrebbe essere di beneficio in almeno 10.000 pazienti l'anno a rischio intermedio-alto.

Tra le alternative, per pazienti selezionati, si può anche posizionare una sorta di "setaccio" del sangue che lo filtra e può impedire che gli emboli si spostino verso il sistema arterioso polmonare.