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Ictus e infarto, dalla dieta ai farmaci per uomini e donne la prevenzione non cambia

Ictus e infarto, dalla dieta ai farmaci per uomini e donne la prevenzione non cambia
Meno farmaci, più sane abitudini per le donne. Per ridurre i rischi di infarto ed ictus chi cura tende a dare indicazioni diverse nei due sessi. Ma le linee guida per la prevenzione cardiovascolare primaria sono del tutto simili. A mettere in guardia uno studio americano
3 minuti di lettura

Statine per lui, attività fisica e dieta per lei. Per controllare il rischio cardiovascolare, c'è la possibilità che si scelgano strategie di genere anche a fronte di linee guida che indicano un approccio sostanzialmente sovrapponibili per uomini e donne. Questa tendenza potrebbe anche influire sui risultati in termini di prevenzione di infarti ed ictus. a mettere in guardia, cifre alla mano, è una ricerca presentata al congresso ESC Asia. Lo studio è stato coordinato da Prima Wulandari dell'Università di Harvard e del Massachusetts General Hospital di Boston, che segnala come si sia rilevato che "alle donne viene consigliato di perdere peso, fare esercizio fisico e migliorare la propria dieta per evitare malattie cardiovascolari, ma agli uomini vengono prescritti farmaci ipolipemizzanti".

Meno attenzione alla prevenzione primaria nella donna?

La ricerca ha preso in considerazione le informazioni relative ad oltre 8500 persone coinvolte nel National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) degli USA. Si trattava di persone di ambo i sessi tra i 40 e i 79 anni senza precedenti di patologie cardiovascolari: poco meno di 3000 di questi soggetti presentavano un profilo di rischio tale da richiedere la somministrazione di statine in chiave preventiva.

In questa popolazione di 2.924 partecipanti, gli studiosi hanno valutato le probabilità che agli uomini, rispetto alle donne, venisse prescritta una terapia con statine e ricevessero consigli per perdere peso, fare esercizio fisico, ridurre l'assunzione di sale e ridurre il consumo di grassi o calorie. Risultato?  L'analisi ha mostrato che gli uomini avevano il 20% in più di probabilità di ricevere statine rispetto alle donne. Rispetto agli uomini, le donne avevano il 27% in più di probabilità di sentirsi consigliare il calo di peso e il 38% in più di probabilità di ricevere raccomandazioni per l'esercizio fisico. Per quanto riguarda l'alimentazione, alle donne è stato consigliato il 27% in più rispetto agli uomini di ridurre l'assunzione di sale e l'11% più spesso è giunta l'indicazione di ridurre il consumo di grassi o calorie.

Cosa dicono le linee guida

Le linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) per la prevenzione cardiovascolare partono dalla raccomandazione di combattere la sedentarietà. Per tutti gli adulti e ad ogni età occorrono almeno da 150 a 300 minuti di attività fisica con intensità moderata o da 75 a 150 minuti di intensità vigorosa, attività fisica aerobica alla settimana o una combinazione equivalente. Altrettanto fondamentale è dire addio alle sigarette. Sul fronte nutrizionale la raccomandazione è per la dieta sana, con preferenza per gli alimenti di origine vegetale come cereali integrali, frutta, verdura, legumi e frutta a guscio. 

Per quanto riguarda il sale da cucina, è importante limitarne l'introito a meno di 5 grammi nelle 24 ore. Inoltre, per chi presenta specifici fattori di rischio come ipercolesterolemia e ipertensione, occorre sempre contrastare il sovrappeso e l'ipertensione, la dislipidemia e il possibile diabete. Le statine, di cui si parla ampiamente nel lavoro, vengono raccomandate in base alle caratteristiche individuali tra cui l'età e il rischio di sviluppare malattie cardiache. E non certo in base al genere, anche se pare proprio che esistano nell'approccio dei medici percorsi mirati per uomini e donne.

La prevenzione sia su misura

Spiegare questa tendenza ad un minor ricorso a trattamenti farmacologici per le donne rispetto agli uomini non è facile. Secondo gli esperti americani, in ogni caso, "una potenziale radice della discrepanza nei consigli è l'idea sbagliata che le donne abbiano un minor rischio di malattie cardiovascolari rispetto agli uomini". Non è così, anche se purtroppo il pericolo di infarto ed ictus viene più spesso sottovalutato dal gentil sesso e non solo in prevenzione. Addirittura le donne relativamente giovani, in termini di pericoli, sarebbero maggiormente esposte a prognosi peggiori rispetto ai coetanei all'interno dell'ospedale. A dirlo è uno studio presentato qualche tempo fa dagli esperti della Mayo Clinic, pubblicato su Mayo Clinic Proceedings.

La ricerca ha preso in esame una grandissima mole di dati, relativi a oltre 6,7 milioni di persone ricoverate per attacco di cuore, arrivando a disegnare le differenze per sesso, e per età, nella prognosi dopo un infarto. Ne emerge che il rischio infarto per le donne aumenta con l'avanzare dell'età e, nello studio, il "sorpasso" netto del sesso femminile rispetto a quello maschile per la diagnosi di attacco cardiaco avviene dopo gli 84 anni, vista anche l'aspettativa media di vita maggiore per il sesso femminile. Ma occorre ricordare che il "peso" dei fattori di rischio sarebbe comunque leggermente diverso nei due sessi.

Per le donne che hanno avuto un infarto, in generale, era più probabile riscontrare nella storia clinica ipertensione, diabete, fibrillazione atriale e patologie respiratorie croniche, così come un precedente ictus. Purtroppo, come si rileva nell'analisi presentata ad ESC Asia, a volte l'attenzione in prevenzione è minore nel gentil sesso Lo stesso trend, stando alla rilevazione degli USA, si osserverebbe anche al momento delle cure, con trattamenti globalmente "peggiori" per esiti nelle donne rispetto agli uomini.