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Ictus, riconoscere i primi sintomi con un'app basata sull'intelligenza artificiale

Bisogna intercettare i primi segni. Per non perdere tempo e limitare i danni. Allo studio un'app specifica per cogliere i primissimi segnali della carenza di ossigeno
3 minuti di lettura

Chiamate i soccorsi se avvertite di colpo perdita di forza di un braccio, di una mano, di una gamba o di un piede. Se avete la percezione di non avere più sensibilità, magari da un solo lato del corpo. O ancora se la vista cala improvvisamente, soprattutto se il calo interessa una metà del campo visivo, se non riuscite a parlare normalmente o se perdete l'equilibrio e faticate a muovere braccia e gambe. Questi segni possono infatti indicare che si sta verificando un ictus. E arrivare presto con diagnosi e cure è fondamentale. Ma ancora troppo spesso si aspetta, magari perché non si è certi di quello che si sta provando.

Per non far perdere minuti preziosi, considerando che in media, 1,9 milioni di cellule cerebrali al minuto muoiono in caso di ictus non trattato e conseguente carenza di ossigeno ai neuroni, stando a quanto riporta l'American Stroke Association, in futuro potrebbe assisterci una App. Non è ancora disponibile, ma sta arrivando. In pratica, può provare a vicariare sul territorio il ruolo del neurologo, riconoscendo con buona approssimazione i segnali del deficit di irrorazione del cervello.

Così riconosce i segnali

L'applicazione si chiama FAST.AI ed è stata messa a punto dalla Neuronics Medical. Il suo "esordio" in una prestigiosa assise scientifica è previsto con le parole di Ivan Milanov, presidente della Società Bulgara di Neurologia, alla Conferenza internazionale sull'ictus 2023 della American Stroke Association's International di Dallas.

In pratica, l'app si comporta come le altre tecniche di controllo facciale che usiamo quotidianamente. Funziona infatti ad esempio riconoscendo l'asimmetria facciale, con l'abbassamento dei muscoli del viso o il labbro che diventa improvvisamente "storto". Ma non basta. L'applicazione può percepire anche altri segni, come l'improvvisa debolezza con perdita di forza di un braccio o problemi nell'articolazione delle parole o del linguaggio.

Valutazioni in fase iniziale

Al momento, stando a quanto si sa, siamo ancora nelle prime fasi di sperimentazione. Le prestazioni di FAST.AI sono state testate su poco meno di 270 pazienti con diagnosi di ictus acuto (41% donne; età media 71 anni) entro 72 ore dal ricovero in ospedale presso quattro grandi centri per ictus metropolitani in Bulgaria (Ospedale Universitario Sant'Anna a Sofia; Ospedale Universitario Haskovo a Haskovo; Ospedale Universitario Pulmed a Plovdiv e Ospedale Universitario " Stoyan Kirkovich" a Stara Zagora).

I neurologi che hanno visitato i pazienti hanno testato l'app e poi hanno confrontato i risultati di FAST.AI con le loro impressioni cliniche. L'analisi ha rilevato che l'applicazione per smartphone riconosce con precisione l'asimmetria facciale associata all'ictus in quasi il 100% dei pazienti. Inoltre l'app rileva con precisione la debolezza delle braccia in oltre due terzi dei casi.

Fondamentale arrivare presto

"Time is Brain". Il tempo è cervello. In questa logica, FAST.AI può rappresentare un ulteriore strumento per raggiungere l'obiettivo fondamentale di trattare prima possibile chi è colpito da ictus. Basti pensare che chi viene curato entro 90 minuti dai primi sintomi ha quasi tre volte più probabilità di guarire con una disabilità minima o nulla rispetto a quelli che ricevono il trattamento a più di un'ora e mezza dall'inizio dei sintomi.

Arrivare presto in ospedale significa riconoscere le cause della carenza di sangue ad una determinata area del cervello, poter mettere in atto le cure più efficaci e monitorare la situazione al meglio, all'interno di strutture dedicate che si chiamano "Stroke Units". Come per il cuore dopo un infarto esistono le unità coronariche, così per il cervello ci sono questi reparti neurologici in cui si seguono attimo per attimo la situazione generale e la salute del cervello colpito da ictus e delle funzionalità collegate.

La diagnosi sarà sempre del medico

La descrizione di un'app che rivela segni e sintomi dell'ictus in fase precocissima segue solo di qualche settimana l'opportunità di uno screening dell'ictus ischemico (ovvero legato al carente afflusso di sangue ad un'area del cervello, forma che rappresenta almeno l'80% dei casi di ischemia cerebrale) legata direttamente al video delle pulsazioni delle carotidi registrato con lo smartphone. A far ipotizzare questo sviluppo è uno studio apparso su Journal of American Heart Association, a riprova del fermento in questo settore della tecnologia.

"È vero che l'utilizzo della cosiddetta "Intelligenza artificiale" con le relative tecnologie di apprendimento (Machine learning o deep learning) sta assumendo importanza sempre maggiore in medicina e in neurologia in particolare - commenta Massimo Del Sette, membro del Direttivo dell'Associazione Italiana Ictus e direttore della Neurologia presso il Policlinico San Martino di Genova. Nel caso dell'ictus cerebrale, queste tecniche possono abbreviare i tempi di intervento, ma anche consentire di intervenire in zone geografiche disagiate, attraverso metodiche di telemedicina. Attenzione però: non sono e non saranno tecniche che si propongono di sostituire l'intervento medico ma di integrarlo e implementarlo, con ovvia supervisione della competenza e dell'intelligenza 'umana'".