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Attenti agli smartwatch, potrebbero interferire con pacemaker & Co.

Attenti agli smartwatch, potrebbero interferire con pacemaker & Co.
Aiutano a monitorare molte funzioni vitali. Ma potrebbero favorire impercettibili alterazioni elettriche. Almeno in laboratorio. Niente paura, ma occorre studiare il fenomeno
2 minuti di lettura

Chi ha nostalgia delle vecchie radio, ricorderà quando si verificavano interferenze che in qualche modo disturbavano la trasmissione, rendendo la voce gracchiante. Oggi qualcosa di simile - un disturbo, ma silenzioso - potrebbe anche avvenire nelle persone che indossano dispositivi in grado di rilevare parametri vitali, come la frequenza cardiaca o la pressione, il respiro o altro, quando si tratta di portatori di device come defibrillatori o pacemaker. A mettere in guardia, pur se si tratta solo di un'evidenza iniziale in laboratorio e non su pazienti, e che quindi necessita di conferme, è una ricerca pubblicata su Heart Rhythm, coordinata da Benjamin Sanchez Terrones, dell'Università dello Utah.

Tre dispositivi sotto esame

Sono stati valutati nello studio tre diversi device per la terapia di resincronizzazione cardiaca. Solo in laboratorio, va sempre ricordato. Per valutare quanto potrebbe accadere, ovviamente in chiave sperimentale, è stata utilizzata la tecnologia del rilevamento della bioimpedenza. Questo approccio si basa sull'emissione di una corrente di elettricità molto piccola e impercettibile (misurata in microampere) nel corpo. La corrente elettrica scorre offrendo una risposta misurata dal sensore per determinare la composizione corporea della persona (cioè la massa muscolare scheletrica o la massa grassa), il livello di stress o i segni vitali, come la frequenza respiratoria.

Interferenza elettrica superiore a quanto previsto dalle linee guida

"Il rilevamento della bioimpedenza ha generato un'interferenza elettrica che ha superato le linee guida accettate dalla Food and Drug Administration e ha interferito con il corretto funzionamento del dispositivo elettrico impiantabile cardiaco - è stato il commento di Terrones, che ha comunque precisato come al momento non si può parlare di un rischio immediato o chiaro ai pazienti che indossano i dispositivi che tracciano l'attività fisica e i parametri vitali". Cosa fare per il futuro? Puntare su studi clinici che approfondiscano la situazione.

Siamo solo in fase sperimentale

Da tempo gli esperti si impegnano per capire cosa accade in chi utilizza smartphone o altri dispositivi simili ed è portatore di dispositivi che hanno il compito di rimettere in ritmo il cuore in caso di necessità. Questo lavoro aggiunge un tassello alle conoscenze perché dimostra attraverso una simulazione che i dispositivi che iniettano una corrente nel corpo umano a fini di misura di bioimpedenza possono, in certe situazioni, superare i livelli accettati dalla norma, realizzando anche prove sperimentali.

"Risulta che, in alcune condizioni, il modello utilizzato indichi che possono essere superati i livelli di tensione limite indicati nella norma - spiega Filippo Molinari, docente al BioLab del Politecnico di Torino - a livello sperimentale, applicando simili tensioni ai dispositivi espiantati i ricercatori hanno osservato malfunzionamenti non completamente descritti".

Altri sistemi di controllo

Attenzione però. Non bisogna limitarsi a questa osservazione. Secondo gli esperti torinesi se è vero che dispositivi impiantabili attivi possono essere messi in condizione di funzionare in modo errato da correnti generate da altri dispositivi posizionati sul corpo del portatore, "è innegabile che oltre agli aspetti puramente elettrici ai quali si riferisce l'articolo, questi sistemi hanno a livello di firmware una serie di protezioni contro le interferenze esterne che dovessero superare la barriera del filtraggio hardware - ribadisce l'esperto -.  Normalmente i manuali d'uso dei dispositivi per il paziente lo mettono in guardia da possibili interazioni negative, i medici che eseguono l'impianto generalmente danno informazioni di comportamento al paziente ed i costruttori di dispositivi che iniettano correnti nel corpo umano ne vietano l'uso su portatori di dispositivi impiantati".

Seguire con attenzione le istruzioni d'uso

Quindi le istruzioni per l'uso ci sono. E vanno seguite. ricordando che al momento siamo di fronte ad un rischio davvero minimo. "Ma il rischio zero non esiste e quando si ricorre all'uso di un dispositivo di regolazione del ritmo cardiaco i vantaggi derivanti dall'impianto superano ampiamente i rischi che ne derivano - segnala Molinari -. Ovviamente, con il progredire della tecnologia, i rischi verranno ulteriormente abbassati".