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Sportello cuore

Nelle donne la malattia delle vetrine si cura meno e peggio

Foto Unsplash
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Esiste un netto divario di genere per le patologie delle arterie periferiche. Secondo uno studio, nel sesso femminile il quadro rischia di essere sottovalutato. Soprattutto la diagnosi arriva dopo e le cure sono meno efficaci rispetto agli uomini
 
2 minuti di lettura

Non ci sono solo le arterie coronariche, che portano sangue al cuore o le carotidi che con altre irrorano il cervello. Nel corpo umano il liquido vitale deve giungere ovunque, anche alle gambe. E l'aterosclerosi si può localizzare anche ai vasi arteriosi degli arti. Ed è subdola. Tecnicamente si chiama arteriopatia obliterante periferica ma comunemente viene detta anche "malattia delle vetrine" perché chi ne soffre tende a fermarsi spesso mentre cammina, con la scusa di guardare i negozi, ma in realtà solo per alleviare i dolori molto forti agli arti inferiori. In Italia la prevalenza della malattia (nelle sue due forme sintomatica e asintomatica) si attesta intorno al 10% nelle persone con più di 40 anni, ma è in crescita. Un problema, insomma, che rischia di essere affrontato peggio nelle donne. A denunciare che i trattamenti per la malattia delle arterie periferiche sono stati ampiamente sviluppati negli uomini e risultano meno efficaci nelle donne. A dirlo è un documento che appare sull'European Heart Journal - Quality of Care and Clinical Outcomes, della Società Europea di Cardiologia (ESC).

Per le donne, diagnosi in ritardo

Il documento segnala precise disuguaglianze di genere nella diagnosi e nel trattamento di queste patologie. Sul fronte della diagnosi, ad esempio, il quadro si classifica in tre fasi: asintomatica, claudicatio intermittens con dolore e crampi alle gambe durante la deambulazione che si alleviano a riposo, ische ischemia cronica pericolosa per gli arti o CLTI, la fase più grave con presenza di ulcere e gangrene. Ebbene, nelle donne spesso non si manifestano sintomi o questi sono "strani" come come dolore o disagio minori mentre camminano o sono a riposo. Inoltre hanno meno probabilità degli uomini di avere la claudicatio intermittens e il doppio delle probabilità di presentare CLTI. Gli ormoni sembrano svolgere un ruolo, poiché le donne tendono a mostrare sintomi tipici dopo la menopausa. Sul fronte delle cure, stando alla ricerca, le donne hanno meno probabilità di ricevere i farmaci raccomandati rispetto agli uomini e rispondono meno bene alla terapia fisica di riabilitazione. Inoltre vengono operate meno per correggere il quadro e rischiano di più la morte dopo amputazione o classico intervento chirurgico, sempre in rapporto agli uomini.

Motivi da comprendere

Sicuramente esiste una sottovalutazione della patologia nelle donne. Ma ci sarebbero anche elementi biologici che incidono sulla situazione. Ad esempio si sa che il rischio di formazione di trombosi può essere maggiore in certe situazioni nel sesso femminile e che le donne hanno in genere vasi sanguigni più piccoli. Ma non basta. Dal punto di vista degli operatori sanitari, stando al documento, ci sarebbe una scarsa consapevolezza del rischio di patologia nelle donne tra gli operatori sanitari e le donne stesse. Il personale sanitario ha meno probabilità di riconoscere la elle donne rispetto agli uomini e le donne hanno maggiori probabilità degli uomini di ricevere diagnosi errate di altre condizioni, inclusi i disturbi muscoloscheletrici. Le donne tendono a minimizzare i loro sintomi ed è meno probabile che parlino di questa condzzione con il proprio medico. Ultimo parametro che fa davvero riflettere: negli ultimi dieci anni solo un terzo dei partecipanti agli studi clinici sul trattamento erano donne.

Gap da superare

"È necessaria una maggiore comprensione del motivo per cui non riusciamo ad affrontare il divario tra i sessi in termini di risultati di salute - è il commento dell'autrice della ricerca Mary Kavurma, che lavora presso l'Heart Research Institute, in Australia. Questa revisione comprende non solo ragioni biologiche, ma anche il modo in cui i servizi sanitari e la parte delle donne nella società possono svolgere un ruolo. Tutti questi elementi dovrebbero essere presi in considerazione in modo che metodi più efficaci di diagnosi e trattamento possano essere mirati alle donne con arteriopatie obliteranti periferiche". Ancora: gli autori sottolineano la bassa percentuale di chirurghi vascolari donne e la loro sottorappresentazione nei ruoli di leadership e nei team di scrittura delle linee guida per la patologia. Eppure ci sarebbero prove che le pazienti di sesso femminile hanno risultati migliori se trattate da medici di sesso femminile.  Ma soprattutto bisogna che le donne non ignorino i sintomi: "Prestate attenzione ai dolori ai polpacci quando camminate o a riposo - segnalano i ricercatori". E ricordate che occorre chiedere al medico di famiglia quanto è probabile ci sia la malattia. E' fondamentale, insomma, che le donne ascoltino il proprio corpo.