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Sportello cuore

Per sapere come stanno le arterie fate attenzione (anche) alle vene delle gambe

Per sapere come stanno le arterie fate attenzione (anche) alle vene delle gambe
L’insufficienza venosa non è sempre benigna. A volte può aumentare i pericoli per cuore e arterie. Uno studio mostra che più è grave la patologia delle vene, tanto maggiore può divenire il rischio cardiovascolare. Con gli esami giusti si può individuare chi corre i pericoli maggiori
2 minuti di lettura

Gambe che gonfiano ogni sera. Prurito, e a volte dolore, specie quando si è affaticati. Vene varicose che disegnano i polpacci. Eczema che può approfondirsi fino a creare una vera e propria ulcera sulla pelle. Chi pensa che questi segnali di sofferenza delle vene delle gambe siano solo problemi "banali", da considerare sotto l'aspetto estetico, probabilmente dovrà ricredersi.  Nelle forme più serie di malattia venosa cronica, infatti, a rischiare non sono più solo le gambe, ma anche le arterie, comprese quelle che portano il sangue al cuore, ovvero le coronarie.

A segnalare l'importanza di una maggior attenzione per la circolazione venosa degli arti inferiori è lo studio Gutenberg, apparso su European Heart Journal, che ha studiato per la prima volta nella popolazione generale quando l'insufficienza venosa cronica sia associata alle classiche patologie cardiovascolari. L'analisi della ricerca, coordinata da Jurgen H. Prochaska, mostra che quanto più cresce in termini di gravità la malattia venosa cronica tanto maggior appare il rischio cardiovascolare oltre ad una mortalità per tutte le cause.

Le connessioni tra vene ed arterie

Spiegare questa associazione tra patologia venosa delle gambe e rischio cardiovascolare per l'intero organismo non è semplice. Ma i rapporti esistono. E non si limitano alla presenza di un fattore comune che mette in pericolo la salute dei vasi, ovvero l'infiammazione.

"Le due patologie condividono alcuni fattori di rischio come l'età, il fumo, il diabete mellito, l'obesità e il sovrappeso, che si associano ad una disfunzione dell'endotelio, un'infiammazione cronica e una trombosi che è dovuta al lento flusso e alla conseguente ipercoagulabilità che costituiscono le basi fisiopatologiche - commenta Leonardo De Luca, segretario generale dell'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO), che lavora presso la U.O.C. di Cardiologia dell'Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma. Il rischio è che si formino trombi che possono embolizzare (cioè "spostarsi" in altre aree del sistema vascolare) nel campo polmonare oppure creare delle complicanze in loco a livello del sistema venoso profondo".

Studi osservazionali mettono in evidenza nel lungo termine un rischio cinque volte superiore di trombosi venosa profonda e di quasi tre volte maggiore di embolia polmonare nei pazienti con malattia venosa cronica rispetto a chi non presentava questa patologia. E non bisogna dimenticare che altre patologie presentano una correlazione con la malattia venosa, come ad esempio lo scompenso cardiaco e la malattia arteriosclerotica a carico dei diversi vasi arteriosa, quindi anche coronarica e cerebrovascolare.

Come affrontare la malattia venosa cronica

Non bisogna banalizzare la sofferenza delle vene delle gambe. A volte il quadro può diventare serio. Ed è fondamentale fare riferimento al medico, visto che la patologia tende a cronicizzare, se non trattata adeguatamente. "In condizioni normali lo spostamento del sangue dagli arti inferiori verso il cuore avviene grazie alle valvole venose e alla pressione esercitata dai muscoli delle gambe. Quando questo processo viene interrotto, il sangue va ad appoggiarsi sui lembi valvolari provocando una dilatazione delle pareti delle vene, rendendole più grandi ed evidenti ad occhio nudo.

"L'osservazione delle gambe è fondamentale per diagnosticare la malattia venosa cronica ma la presenza di vene varicose, edema, cambiamenti della pelle e ulcere devono essere considerate un potenziale campanello d'allarme di malattia cardiovascolare - è la conclusione di Romeo Martini, presidente della Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare - .Ancora oggi, infatti, il paziente con questa condizione viene avviato ad un percorso diagnostico-terapeutico (PDTA) limitato alla sola patologia degli arti inferiori. Sarebbe tempo che si definissero PDTA prendendo in considerazione i suggerimenti dello studio Gutenberg, vale a dire, prevedere ulteriori e semplici screening vascolari per i pazienti con malattia venosa cronica negli stadi più avanzati".

Guardare le gambe, insomma, può salvare il cuore. Ed è fondamentale che il medico faccia semplici controlli, dalla palpazione dei polsi arteriosi fino alla misura dell'indice pressorio caviglia/braccio e il dosaggio del colesterolo LDL, per evidenziare chi è a maggior rischio cardiovascolare. E prendere le opportune contromisure.