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Sportello cuore

Più cibi integrali e meno alimenti trasformati, così abbassiamo i rischi di infarto e ictus

Più cibi integrali e meno alimenti trasformati, così abbassiamo  i rischi di infarto e ictus
Una sana alimentazione riduce i pericoli nei pazienti con patologie cardiovascolari. Diminuiscono i problemi alle arterie. Effetti positivi anche in chi soffre di malattia delle "vetrine", condizione che predice il rischio per cuore e cervello
3 minuti di lettura

Che mangiare bene e con moderazione protegga cuore e vasi è risaputo. Che la varietà nell'alimentazione sia alla base del benessere è altrettanto noto. Ma ora uno studio dice che forse occorre andare oltre i classici dettami della dieta mediterranea. O meglio, tende a portare agli estremi le scelte alimentari, segnalando che forse è possibile superare ancora gli effetti protettivi della dieta dei nostri progenitori.

L'importante è accrescere il consumo di frutta, verdura, noci e frutta a guscio, alimenti ricchi di fibre, privilegiando limitate quantità di carni bianche rispetto a quelle rosse e consumando quasi esclusivamente alimenti che non subiscono particolari trasformazioni. Con questo modello nutrizionale si riesce a diminuire il rischio di andare incontro ad infarto ed ictus in chi ha già manifestato problematiche cardiovascolari. A dirlo è una ricerca su poco meno di 27.000 soggetti apparsa su European Journal of Preventive Cardiology.

Sotto esame chi soffre di problemi diffusi alle arterie

La ricerca è stata coordinata da Sonia Anand dell'Università canadese McMaster che opera presso il Population Health Research Institute di Hamilton e Darryl Wan che lavora presso la McMaster e l'Università della British Columbia. Sono stati seguiti pazienti con malattia coronarica e malattia delle arterie periferiche, perché ad entrambi ad alto rischio di infarto e ictus. In particolare si tratta del più grande studio sui pazienti con arteriopatia obliterante degli arti inferiori, meglio nota come malattia delle vetrine.

La patologia si presenta con comparsa di dolore alle gambe durante il cammino e se non diagnosticata in tempo comporta un alto rischio di amputazione, ictus e infarto perché è un importante predittore di malattia coronarica. I pazienti studiati (età media 68 anni) facevano parte della coorte dello studio COMPASS ed erano in circa quattro casi su cinque maschi.  

La dieta è stata valutata al basale con un questionario sulla frequenza degli alimenti contenente tutti i principali gruppi di alimenti (latticini, carne rossa non trasformata e trasformata, pollame, pesce, uova, cereali integrali e raffinati, noci, frutta, verdura e bevande analcoliche). I dati del questionario sono stati utilizzati per valutare la qualità della dieta secondo l'Alternate Healthy Eating Index (da 0 a 70) e il punteggio della dieta mediterranea (da 0 a 8), entrambi modificati in base alle informazioni disponibili nel questionario.

Oltre due anni di monitoraggio

Durante i 30 mesi di osservazione gli studiosi (33 i Paesi coinvolti nell'indagine multicentrica) hanno registrato 1.391 eventi, di cui 1.262 eventi cardiovascolari come infarto, ictus o simili e 140 eventi agli arti. Prendendo in esame l'Alternate Healthy Eating Index modificato, il punteggio medio è stato 23. L'incidenza di esiti cardiovascolari clinici ricorrenti era più alta nei pazienti con una scarsa qualità della dieta. Ogni riduzione di 5 punti dell'indice era associata a un aumento del 7% degli eventi cardiovascolari e degli arti. Quando i pazienti sono stati divisi in quattro gruppi in base al loro punteggio, quelli nel quartile più basso avevano un rischio aumentato del 27% di eventi cardiovascolari e agli arti rispetto ai pazienti nel quartile più alto.

L'eccesso di rischio si correla a un tasso più elevato di infarti, ictus e decessi cardiovascolari. Il dato è stato considerato anche osservando quanto accadeva seguendo la dieta mediterranea con lo score modificato (ad esempio per consentire il suo utilizzo in aree geografiche che utilizzano meno l'olio extravergine d'oliva). Ma in questo caso non si è ottenuto il pieno conforto della statistica. Secondo Wan "ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il questionario non conteneva tutti gli alimenti che caratterizzano una dieta mediterranea, quindi si è dovuto utilizzare un punteggio modificato".

I consigli per un'alimentazione davvero protettiva

Sulla base di questa ricerca, cosa bisognerebbe mangiare? Dall'indagine emerge che "l'enfasi dovrebbe essere spostata sul miglioramento della qualità generale della dieta piuttosto che su specifici tipi di alimenti. Si suggerisce comunque un maggiore consumo di frutta, verdura, noci, alimenti ricchi di fibre, scelta di carne bianca rispetto a quella rossa e consumo di alimenti minimamente trasformati". Insomma, se proprio non si parla di alimentazione mediterranea su va molto vicino.

"Siamo di fronte ad un'ennesima, dimostrazione dell'effetto protettivo della dieta mediterranea o meglio, delle diete che come la mediterranea, sono caratterizzate da una prevalenza energetica, anche 80-85% da alimenti di origine vegetale (frutta fresca e in guscio, verdura, cereali, preferibilmente integrali, legumi e grassi vegetali e un apporto energetico minoritario da alimenti di provenienza animale, tra i quali preferibilmente latticini e prodotti della pesca, e meno carne, soprattutto se rossa e conservata) - segnala Andrea Ghiselli, Direttore del Master di primo livello in Scienza dell'Alimentazione e Dietetica Applicata - Unitelma Sapienza. Inoltre ci sono pochi alimenti processati i quali, pur se dovessero essere da fonti vegetali, sono più ricchi di calorie e poveri di fibra. Ora dovremmo comunque cominciare a spostare l'attenzione dalle molecole agli alimenti e da questi alla dieta nella sua globalità".