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Ictus, scoperto il meccanismo nel cervello che lo rende più grave

Ictus, scoperto il meccanismo nel cervello che lo rende più grave
Lo studio del San Raffaele di Milano. Una sottopopolazione di globuli bianchi imperfetti aggraverebbe il danno ischemico. Possibili nuove strategie di cura per il futuro
3 minuti di lettura

"Granulopoiesi abnorme". Segnatevi queste due parole. I termini in pratica indicano una produzione impropria di globuli bianchi da parte del midollo osseo di neutrofili, particolari globuli bianchi, immaturi. Queste cellule, rilasciate proprio dalla centrale di produzione del sangue, a causa della loro immaturità andrebbero a fare da "carburante" al danno indotto dall'ischemia cerebrale che ha portato all'ictus.

Risultato: se queste cellule si accumulano, si va incontro ad un sostanziale peggioramento della situazione. A svelare questo meccanismo, aprendo tra l'altro la strada a prospettive di terapia mirate proprio a questo obiettivo cellulare, è una ricerca apparsa su Nature Immunology, condotta da medici e ricercatori dell'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, coordinati da Marco Bacigaluppi, dell'Unità di ricerca in Neuroimmunologia, sotto la direzione di Gianvito Martino, direttore scientifico e pro rettore alla Ricerca ed alla Terza Missione dell'Università Vita-Salute San Raffaele.

La ricerca è andata a valutare quanto avviene in caso di ictus ischemico (l'ischemia è la causa più frequente di ictus, e si manifesta in circa quattro casi su cinque di lesioni cerebrali di questo tipo) nel cervello di topi anziani.

Le conferme  nel sangue dei pazienti

Lo studio ha descritto per la prima volta, grazie all'utilizzo di sofisticate tecnologie di imaging molecolare e di genomica, la presenza nel topo anziano di una sottopopolazione di neutrofili, cellule che fanno parte dei globuli bianchi del sangue, che risulta essere immatura e di conseguenza nociva. Rilasciate precocemente dal midollo osseo, a causa della loro immaturità, queste cellule, nel topo anziano, si accumulano in eccesso nell'area cerebrale colpita diventando capaci di aggravare il danno ischemico, con conseguente peggiore disabilità e mortalità. Ma c'è di più: oltre alla classica osservazione sperimentale, in laboratorio, gli studiosi hanno anche voluto vedere se qualcosa di simile accadeva anche nei pazienti in carne ed ossa.

Così hanno confrontato i risultati ottenuti in laboratorio con campioni di sangue di persone adulte ed anziane colpite da ictus, ricoverate nella Stroke Unit (ovvero l'unità di terapia intensiva in caso di ictus) dell'Ospedale San Raffaele. Anche in questi pazienti, e in particolare in quelli di età più avanzata, è stata evidenziata la presenza di una granulopoiesi abnorme, simile a quella trovata nel topo anziano.

Le prospettive per il futuro

Uomini anziani e topi ormai vecchi, in qualche modo, possono avere un percorso comune in caso di ictus ischemico, sul fronte della disabilità e degli esiti. Secondo Bacigaluppi "proprio come avviene nell'uomo, la disabilità nel topo dopo ischemia cerebrale aumenta con l'avanzare dell'età e si assiste a una maggiore mortalità e difficoltà di recupero. Sapevamo anche che l'invecchiamento causa alterazioni del sistema immunitario, in particolare della capacità da parte del midollo osseo di produrre meno linfociti e più neutrofili, ma oggi con questo lavoro abbiamo compreso la causa e il meccanismo".

L'obiettivo di studi futuri, e già in parte in atto, sarà quindi quello di sviluppare molecole specifiche che interferendo con i meccanismi molecolari identificati possano normalizzare la granulopoiesi abnorme. Lo scopo ultimo è di mettere a punto nuove strategie terapeutiche che possano risultare efficaci nelle malattie cerebrovascolari. "Questo e ulteriori studi molecolari e funzionali sulla differenziazione dei neutrofili apriranno la strada allo sviluppo di approcci efficaci e selettivi per riequilibrare la granulopoiesi che avviene nella popolazione anziana allo scopo di interferire tempestivamente con l'insorgenza di sottoinsiemi patogeni di neutrofili - conclude Bacigaluppi".

Per capire come questo potrebbe essere un obiettivo terapeutico per il futuro basta pensare che con una controprova gli studiosi hanno "ringiovanito" il midollo osseo dei topi più vecchi - prima dell'ischemia cerebrale. Ed hanno osservato che la procedura è stata in grado di ripristinare la normale granulopoiesi, migliorando l'esito dell'ictus.

Cosa sono i globuli bianchi neutrofili

I neutrofili sono una popolazione eterogenea di cellule del sistema immunitario prodotti dal midollo osseo. Una volta maturi, migrano nel sistema sanguigno pronti per svolgere la loro azione contro gli agenti estranei, soprattutto infettivi, per preservare l'integrità biologica dell'organismo.

É noto ormai che i neutrofili siano una popolazione eterogenea di globuli bianchi con molteplici e differenti funzioni: possono svolgere un ruolo fondamentale nel combattere le infezioni ma in alcune situazioni specifiche possono anche peggiorare un danno. In caso di ictus ischemico, queste cellule vengono richiamate in emergenza nella sede del danno cerebrale per fare il loro dovere.

Nell'individuo anziano, tuttavia, non riescono a completare la maturazione nel midollo e migrando immaturi tendono ad accumularsi in sovrannumero nella sede del danno causando un peggioramento alla microcircolazione cerebrale, quindi con minor afflusso di sangue anche attraverso circoli che il sistema mette in atto per compensare il danno e di conseguenza un aggravamento dell'ictus.