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Influenza, pneumococco, herpes zoster: “la triade maledetta” che mette a rischio gli anziani

Foto di Steve Buissinne da Pixabay
Foto di Steve Buissinne da Pixabay 
Migliorare l’offerta vaccinale per gli over 65, raggiungendo coperture adeguate ed evitare infezioni, forme gravi di malattia e decessi. Obiettivo: scongiurare lo “tsunami sanitario” nei prossimi anni
2 minuti di lettura

C’è chi lo chiama catch up, chi preferisce il termine “recupero”. Ma l’obiettivo è lo stesso: portare (o riportare) alla vaccinazione coloro che risultano ancora scoperti, i ritardatari, quelli che magari hanno fatto una prima dose e lasciano passare troppo tempo per il richiamo. Il problema è ancora più pressante per una fetta specifica di popolazione, quei 14 milioni di anziani che, secondo l’ISTAT, sono in parte poco scolarizzati (oltre la metà ha la licenza elementare) o vivono in piccoli centri e hanno maggiori difficoltà nell’accesso alla vaccinazione. Se infatti a livello pediatrico la vaccinazione ha raggiunto risultati di tutto rispetto (sebbene ulteriormente migliorabili), negli over 65 è ancora lontana dal raggiungere livelli di protezione adeguati. Per questo è fondamentale richiamare l’attenzione sull’importanza di questo strumento di prevenzione, specialmente tra i soggetti fragili e gli anziani maggiormente esposti alle infezioni, per evitare decessi e forme gravi di malattia.

L’appello è stato lanciato nel corso dell’evento “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità”, promosso da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci. Le vaccinazioni, infatti, sono un investimento in quanto consentono un risparmio di costi diretti e indiretti che, nel medio e lungo termine, favorisce la sostenibilità del sistema sanitario e socio-economico dell’Italia, uno tra i paesi più longevi dell’Unione Europea con un’aspettativa di vita di 83,6 anni. Il rischio, altrimenti, è che si assista nei prossimi anni a uno “tsunami sanitario”, come lo ha definito il presidente di Senior Italia Federanziani Roberto Messina: oggi l’80 per cento delle risorse dello Stato è consumato dal 22 per cento della popolazione.

 

Inviate le vostre domande a vaccini@gedi.it

 

Il sondaggio di Federanziani

Le difficoltà della popolazione over 65 nell’accesso alle vaccinazioni emergono anche dal sondaggio condotto a marzo da Federanziani su un campione di 1.370 persone, soprattutto donne (54,7%) e in prevalenza dal Centro Italia (54%, a seguire Sud con 38% e Nord con 8%). “L’obiettivo – ha continuato Messina - era quello di analizzare la percezione della popolazione anziana rispetto alle vaccinazioni, non solo quella antinfluenzale ma anche quelle contro lo pneumococco o il fuoco di Sant’Antonio”. Dai dati emerge un buon livello di conoscenza generale, anche se restano ancora alcuni bisogni non soddisfatti. Il 42% del campione infatti conosce i vaccini, è informato sulla gratuità e sa di avere diritto alla somministrazione ma, contemporaneamente, ben il 24 per cento non riceve informazioni o ne ha troppo poche, e solo il 41 per cento sa di averne diritto. In generale, l’impressione è che gli anziani ricevano troppe poche informazioni dal proprio medico di famiglia, come ha ricordato anche Felice Bombaci, Coordinatore del gruppo dei pazienti dell’Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma (AIL).

Attenti al Fuoco di Sant’Antonio

Anche per questo, portare le fasce più adulte della popolazione alla vaccinazione non è facile, ha ammesso Giovanni Rezza, Direttore Generale Prevenzione del Ministero della Salute. “Il problema maggiore per gli anziani è la cosiddetta 'triade maledetta' costituita da influenza, pneumococco e Herpes Zoster. Soprattutto per quest’ultimo, ha aggiunto Rezza, le coperture sono del tutto insufficienti. È vero che il cosiddetto 'fuoco di Sant’Antonio' non è una patologia letale e che la percezione del rischio è bassa, ma è una malattia molto fastidiosa per cui bisogna in qualche modo agire per aumentare le coperture e stimolare i cittadini a vaccinarsi, ovviamente su base volontaria. E questo è possibile farlo coinvolgendo di più i medici di medicina generale ma anche gli specialisti che hanno in cura persone anziane, soggetti fragili e immunodepressi”.

Coinvolgere i medici di famiglia

Come avvicinare allora questa fascia di popolazione alla vaccinazione? Tra le soluzioni proposte, quella di sfruttare gli hub vaccinali già utilizzati in epoca Covid, ma anche facilitare l’accesso attraverso altri luoghi di somministrazione. “L'offerta vaccinale deve essere più vicina al cittadino – ha concluso Roberta Siliquini, della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica - con Ospedali, Farmacie e studi di Medicina Generale che si prestano come luoghi dove si possa esigere il diritto alla vaccinazione in piena sicurezza. A tale fine è necessario promuovere, anche tra i medici specialisti, la conoscenza delle vaccinazioni raccomandate dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale per i pazienti fragili”.