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Il tappone dolomitico

Thomas-Roglic, il duello finale che assegnerà la maglia rosa

Deciderà tutto la crono di sabato sul Lussari in Friuli. E’ l’esito del tappone delle Tre Cime di Lavaredo vinto da Buitrago. Tra il gallese e lo sloveno solo 26”

dal nostro inviato Antonio Simeoli
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Almeida, Thomas e Roglic ai rulli defaticanti dopo il tappone delle Tre Cime: oggi si giocheranno il Giro

 

MISURINA. Il Giro d’Italia si deciderà dabato 27 maggio sul Monte Lussari, un santuario meta di pellegrinaggio di tedeschi, slavi e latini. Dopo una crono di 18 km, gli ultimi 7 dei quali su una salita inedita ai più con pendenze folli. Strada in cemento, cinque chilometri stile vicino Zoncolan, lombardo Mortirolo o spagnolo Angliru. O gli ultimi 4 km delle Tre Cime di Lavaredo di venerdì, tanto per dare l’idea di ciò che proporrà il menù della tappa decisiva della corsa rosa.

Che sarà una vittoria finale sul filo dei secondi lo ha deciso il tappone delle Tre Cime di Lavaredo, dove la maglia rosa Geraint Thomas (Ineos) ha addirittura cercato l’allungo nel finale su Primoz Roglic (Jumbo), che ha reagito rosicchiandogli tre secondini sul rettilineo finale.
A pagare dazio, senza crollare, ancora una volta nelle ultime centinaia di metri di quel magnifico (non per i corridori) muro ai piedi delle Tre Cime, è stato il portoghese Joao Almeida (Uae), in ritardo di 20” e che ora insegue a 59”.

Roglic e Thomas nel finale dele Tre Cime

 (lapresse)

Il duello finale sarà quindi tra Thomas e Roglic divisi da 26”. Chi dei due è più forte a cronometro?
Sul piano forse il vincitore del Tour 2018, in salita forse lo sloveno, che sarà sospinto da migliaia di tifosi dalla vicinissima Slovenia. I due ieri sono arrivati in hotel a Tarvisio a tarda serata, sabato partiranno poco dopo le 17, perché la cronometro sarà divisa in tre manche per motivi logistici.
E attenzione, tra pianura e salita i corridori saranno impegnati anche in uno spettacolare pit-stop per cambiare la bici da cronometro con quella più leggera e adatta a domare le rampe della salita nel bel mezzo delle Alpi Giulie.
Sarà importante il recupero. Thomas sorrideva dopo la tappa, Roglic strizzava l’occhio alla telecamera e salutava la moglie Lora e il figlioletto.

Il vincitore sulle Tre Cime Santiago Buitrago

 

«La tappa è andata come pensavo e domani full», ha detto il tre volte vincitore della Vuelta che, curiosità, quando faceva salto con gli sci da giovane proprio a Tarvisio, da dove partirà la crono, conquistò una medaglia ai Mondiali giovanili.
«Ho provato l’allungo, ma ho scoperto quanto l’altitudine pesi. La cronometro? Sarà una sfida durissima e meravigliosa”, ha detto invece il gallese. Onestamente così forte sulle salite il capitano della Ineos Grenadiers non l’avevamo mai visto, nemmeno al Tour vinto anche grazie, ricorderete, all’appoggio sulle salite del giovane Egan Bernal. E “G” ha risposto all’allungo del rivale con grande prontezza.

Sarà un meraviglioso duello sul filo dei secondi. E occhio all’orgoglio di Almeida. E a quello di Damiano Caruso (Bahrain), di nuovo quarto in classifica a 4’11”, che ha effettuato il sorpasso su Eddie Dunnbar (Jayco) che però è ancora a tiro di controsorpasso. Insomma, un’altra sfida nella sfida, perché per l’Italbici piazzare una bandierina tra i primi cinque sarebbe già una grande cosa, sperando che Filippo Zana (Jayco), vincitore a Zoldo, e tra i primi anche ieri, si decida per la conversione a uomo di classifica. Quanto ce ne sarebbe bisogno.


E il resto del tappone? Beh, proprio la paura del Lussari ha fatto si che nessuno dei big abbia osato attaccare da lontano. Lo hanno fatto 14 corridori. Che si sono sciroppati Campolongo, Valparola, Giau, e un pezzo di Tre Croci con sole, poi si sono presi la pioggia mentre due superstiti, i soliti Derek Gee (Israrel) e Santiago Buitrago (Bahrain) si giocavano la tappa. Gee, in cerca d’una gioia dopo tanti secondi posti, all’inizio della salita ha attaccato, il colombiano, telecomandato dall’ammiraglia dal ds Franco Pellizotti, che quella salita la conosce bene, ha sceglie i tempi giusti per il contrattacco e ha vince, prendendosi così uno scalpo pesante. Perché chi vince sulle Tre Cime, una salita che ha fatto la storia del Giro, non è mai uno banale. Come banale non è stato Jonathan Milan (Bahrain). La maglia ciclamino, era stata male la notte precedente, ma ha corso un tappone portandosi a spasso i suoi 85 kg con una grinta da vendere evitando la scure del tempo massimo.
Chi si prenderà oggi la maglia rosa? Deciderà un Santuario al centro d’Europa. Inedito per il Giro e meraviglioso.

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