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La tappa decisiva in Friuli

Roglic, colpo doppio sul Lussari: il Giro è suo

Lo sloveno, davanti a migliaia di suoi tifosi, batte Thomas: corsa vinta per 14”. Oggi la passerella a Roma

dal nostro inviato Antonio Simeoli
2 minuti di lettura

La gioia di Roglic in rosa sul Lussari

 

TARVISIO. Primoz Roglic è il re del Lussari. Primoz Roglic ha vinto il Giro d’Italia, al termine di una crono bellissima. Domenica a Roma, al termine della passerella, il 33enne sloveno della Jumbo Visma, chiuderà quel cerchio aperto tre anni fa al Tour de France, quando perse all’ultima tappa dal giovane connazionale Tadej Pocagar.
Val la pena raccontarla la sua impresa passo dopo passo. Vince con 14” di vantaggio su Thomas, come Merckx nel 1974 con Baronchelli.

Dalla partenza di Tarvisio: Geraint Thomas, la maglia rosa, e Roglic si salutano con un colpo di pugno. La sfida è diretta, durissima, ma tra i due c’è grande rispetto. Alle 17.11 ecco: parte lo sloveno. Una nazione lo sta spingendo, centinaia, migliaia di tifosi imbandierati sono arrivati via Kranjska Gora. Ore 17.14, lo start della maglia rosa, 37 anni. Anche il direttore della Corsa rosa, Mauro Vegni, non si vuole perdere la sfida e la segue in moto.

La zona dello start e la ciclabile sono stracolmi di gente, perché il pubblico è la caratteristica di questa tappa. C’è il pit-stop: si cambia la bici da crono con quella da salita. Lì la maglia rosa, che cambia pure il casco, perde solo due dei 26” che ha di vantaggio.

Si attende il secondo rilevamento, quello ai 4 km dalla fine. A metà salita. In mezzo, tra uno e l’altro, il muro del Lussari. Spettacolare, entusiasmante, che si prende una grande rivincite su chi lo aveva definito improponibile e pure percoloso.
Lo stile dei duellanti in salita è diverso: lo sloveno usa rapporti più agili, va di ritmo, Thomas invece di potenza, rapporti più lunghi. La cadenza di pedalata è diversa. Joao Almeida (Uae)? Sulla salita va forte, resta terzo sul podio, così come va forte Damiano Caruso (Bahrain) che si conferma quarto.

Ribolle il popolo del Lussari. Il Santuario si avvicina per i duellanti. “Rogla” come lo chiamano in Slovenia, passa all’intermedio: va forte, fortissimo. Thomas perde 16”, quindi è un trend da sorpasso per lo sloveno. Che però vince il kolossal della sfortuna: in un tratto durissimo prende una canaletta di scolo dell’acqua coperta dagli organizzatori proprio mentre cambia rapporto. La sua ruota scivola.

Deve scendere dalla bici, il meccanico piomba su di lui e lo fa ripartire con l’aiuto di un tifoso che era lì. Perde tanto tempo lo sloveno, forse 15”. Sale l’adrenalina. Si decide tutto. Roglic spinge come un ossesso, piomba sul traguardo 44’23”, 41” meno di Almeida a poco più di 25 km all’ora di media. Su quel muro: pazzesco. Il gallese soffre nell’ultimo tratto di salita sotto il Santuario. Il tempo passa inesorabile. “Mister G” piomba sul traguardo in 45’03”. Quaranta secondi dopo Roglic. Che vince il Giro a un passo dalla Slovenia, anzi a vedere le bandiere in Slovenia, facendo impazzire una nazione intera.

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