Cinque partite per capire che campionato sarà
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di Pietro Oleotto
UDINE. Il messaggio spedito in questi ultimi giorni da Pozzo sembra chiaro: non è il momento di mettere pressioni sull’Udinese. Altrimenti non si spiega il mea culpa recitato dalla società a caldo, subito dopo lo stop con la Fiorentina, e il successivo “buffetto” a Pasquale Marino, definito «uno dei migliori allenatori della serie A», allenatore che tuttavia è anche discretamente suscettibile visto come si è inalberato dopo aver ascoltato dal patron che «c’è poca cultura del lavoro e disciplina» nel gruppo: «Non siamo qui per abbronzarci», la risposta.
Una delle battute dell’anno. E come tutte le battute rischia di ritorcesi contro il comico di turno se non sarà accompagnata da un’inversione di rotta che confermi davvero il succo del discorso. Cioè: che l’Udinese non è un centro benessere, con tanto di solarium, dove ti puoi rilassare, dove si sta bene, dove i tifosi e gli addetti ai lavori sono pronti a darti una pacca sulla spalla anche se fai quattro punti nelle ultime sei giornate (che è il ruolino di marcia “aperto” dei bianconeri).
Alla faccia degli infortuni (Sanchez e Pepe, per esempio, con Floro Flores impegnato a recuperare) e delle squalifiche (Di Natale alla ripresa contro la Juve), Marino dovrà ora svoltare, imprimere un altro ritmo al campionato dell’Udinese. Saranno illuminanti, in tal senso, le prossime cinque partite, quelle che porteranno alla sosta natalizia. Avversarie la già citata Juventus a Torino, il Livorno, il Bologna, il Siena e il Cagliari: in totale tre trasferte e due gare al Friuli.
Andarsene in vacanza con i soli punti ottenuti in casa sarebbe una sorta di resa, la conferma che l’Udinese marcia a poco più di un punto a giornata. Dovrà fare bottino pesante anche in territorio nemico, il tecnico siciliano, per alimentare la speranza di girare a quota 28 e mantenersi sui livelli numerici delle scorse stagioni, quando chiuse nella scia delle grandi. Altrimenti sarà un campionato da vivere nelle retrovie.
UDINE. Il messaggio spedito in questi ultimi giorni da Pozzo sembra chiaro: non è il momento di mettere pressioni sull’Udinese. Altrimenti non si spiega il mea culpa recitato dalla società a caldo, subito dopo lo stop con la Fiorentina, e il successivo “buffetto” a Pasquale Marino, definito «uno dei migliori allenatori della serie A», allenatore che tuttavia è anche discretamente suscettibile visto come si è inalberato dopo aver ascoltato dal patron che «c’è poca cultura del lavoro e disciplina» nel gruppo: «Non siamo qui per abbronzarci», la risposta.
Una delle battute dell’anno. E come tutte le battute rischia di ritorcesi contro il comico di turno se non sarà accompagnata da un’inversione di rotta che confermi davvero il succo del discorso. Cioè: che l’Udinese non è un centro benessere, con tanto di solarium, dove ti puoi rilassare, dove si sta bene, dove i tifosi e gli addetti ai lavori sono pronti a darti una pacca sulla spalla anche se fai quattro punti nelle ultime sei giornate (che è il ruolino di marcia “aperto” dei bianconeri).
Alla faccia degli infortuni (Sanchez e Pepe, per esempio, con Floro Flores impegnato a recuperare) e delle squalifiche (Di Natale alla ripresa contro la Juve), Marino dovrà ora svoltare, imprimere un altro ritmo al campionato dell’Udinese. Saranno illuminanti, in tal senso, le prossime cinque partite, quelle che porteranno alla sosta natalizia. Avversarie la già citata Juventus a Torino, il Livorno, il Bologna, il Siena e il Cagliari: in totale tre trasferte e due gare al Friuli.
Andarsene in vacanza con i soli punti ottenuti in casa sarebbe una sorta di resa, la conferma che l’Udinese marcia a poco più di un punto a giornata. Dovrà fare bottino pesante anche in territorio nemico, il tecnico siciliano, per alimentare la speranza di girare a quota 28 e mantenersi sui livelli numerici delle scorse stagioni, quando chiuse nella scia delle grandi. Altrimenti sarà un campionato da vivere nelle retrovie.
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