Ai bianconeri mancano i punti perduti in trasferta
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di Pietro Oleotto
UDINESE. È un’Udinese “bambocciona”, quella di quest’anno. Sì, vive all’insegna di un vecchio adagio: casa dolce casa. Così sabato è riuscita a scacciare i fantasmi della zona calda della classifica, dove si lotta per la salvezza. Ha battuto il Livorno raccogliendo il 16º punto (sui 18 in graduatoria) allo stadio Friuli, un po’ come i bamboccioni tirati in ballo da un ex ministro della Repubblica, che se l’era presa con quei ragazzi attempati che per comodità non si tuffano nell’arena della vita abbandonando il nido materno.
Oddio, le giustificazioni ci sono per i bamboccioni, così come ci sono per l’Udinese. Che ha pagato un alto tributo alla sfortuna, che ha avuto pochi episodi favorevoli, soprattutto in trasferta (a Napoli, gol regolare annullato a Di Natale; a Milano sponda Inter, rete al 93’; a Palermo, deviazione fatale di Asamoah), ma è chiaro che proprio lontano dalla volta dei Rizzi l’Udinese dovrà fare l’atteso salto di qualità in termini di continuità.
E il calendario fornisce l’occasione per mettere alla prova immediatamente la truppa bianconera, visto che nelle prossime due settimane sono in programma altrettante uscite, a Bologna e a Siena, contro squadre che inseguono l’Udinese in classifica.
Logico attendersi il colpo, anche se nulla è “meccanico” nel calcio di serie A. Bisognerà infatti valutare le condizioni degli infortunati (soprattutto Pepe, Sanchez è più lontano dal recupero), scongiurare le ricadute (per Floro Flores), capire se è il caso di proseguire sulla strada dell’ultimo modulo tattico proposto, il 3-5-2. E cercare di aumentare il ritmo delle giocate di una squadra che troppe volte si addormenta a metà ripresa, quasi volesse proporre un calcio “bailado” che non è invece nelle proprie corde.
Insomma, per vedere un’Udinese di nuovo competitiva e in risalita si dovrà alzare il ritmo di gioco: quello del Genoa, ma anche del Cagliari o del “modesto” Bari, sembra inarrivabile per i bianconeri, ma bisogna provarci.
UDINESE. È un’Udinese “bambocciona”, quella di quest’anno. Sì, vive all’insegna di un vecchio adagio: casa dolce casa. Così sabato è riuscita a scacciare i fantasmi della zona calda della classifica, dove si lotta per la salvezza. Ha battuto il Livorno raccogliendo il 16º punto (sui 18 in graduatoria) allo stadio Friuli, un po’ come i bamboccioni tirati in ballo da un ex ministro della Repubblica, che se l’era presa con quei ragazzi attempati che per comodità non si tuffano nell’arena della vita abbandonando il nido materno.
Oddio, le giustificazioni ci sono per i bamboccioni, così come ci sono per l’Udinese. Che ha pagato un alto tributo alla sfortuna, che ha avuto pochi episodi favorevoli, soprattutto in trasferta (a Napoli, gol regolare annullato a Di Natale; a Milano sponda Inter, rete al 93’; a Palermo, deviazione fatale di Asamoah), ma è chiaro che proprio lontano dalla volta dei Rizzi l’Udinese dovrà fare l’atteso salto di qualità in termini di continuità.
E il calendario fornisce l’occasione per mettere alla prova immediatamente la truppa bianconera, visto che nelle prossime due settimane sono in programma altrettante uscite, a Bologna e a Siena, contro squadre che inseguono l’Udinese in classifica.
Logico attendersi il colpo, anche se nulla è “meccanico” nel calcio di serie A. Bisognerà infatti valutare le condizioni degli infortunati (soprattutto Pepe, Sanchez è più lontano dal recupero), scongiurare le ricadute (per Floro Flores), capire se è il caso di proseguire sulla strada dell’ultimo modulo tattico proposto, il 3-5-2. E cercare di aumentare il ritmo delle giocate di una squadra che troppe volte si addormenta a metà ripresa, quasi volesse proporre un calcio “bailado” che non è invece nelle proprie corde.
Insomma, per vedere un’Udinese di nuovo competitiva e in risalita si dovrà alzare il ritmo di gioco: quello del Genoa, ma anche del Cagliari o del “modesto” Bari, sembra inarrivabile per i bianconeri, ma bisogna provarci.
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