Campione, se ci sei è ora di battere un colpo
Oggi inizia la settimana delle grandi salite che deciderà il Giro d’Italia. Purito Rodriguez in maglia rosa, Basso (per il momento) rimane nascosto

LIMONE DEL GARDA. Piove sul Giro, piove sul bagnato. La corsa rosa, che ieri ha riposato in vista delle titaniche salite dell’ultima settimana, non potrà prescindere dal Maltempo (eh sì, è previsto maiuscolo) che inseguirà i corridori fin quasi a Milano e ad esso si dovrà adeguare.
Dicono gli organizzatori che le strade vengono tenute costantemente pulite, lassù, fin sul Giau e sullo Stelvio. E aggiungono che, dovessero esserci problemi, casomai sarebbero dovuti a possibili slavine. Auguriamoci di no, altrimenti quello che è già stato un Giro con il freno a mano, diventerà la caricatura di una corsa a tappe.
In testa ora c’è, in virtù di tre scattini a fine tappa, Joaquin Rodriguez detto Purito, seguito dal canadese che non molla Ryder Hesjedal. Terzo, con 1’21” di ritardo, il grande favorito (per lui sarebbe tris rosa) Ivan Basso, che si è sempre tenuto nell’ombra. Autospeditosi a casa quel pelandrone di Frank Schleck, che senza il fratello Andy è poca cosa (ma la Sky è intenzionata a cacciarlo), ci sono da tenere d’occhio ancora il ceko Kreuziger e, per le vittorie di tappa, Pozzovivo, Rujano e poco altro.
Nei prossimi giorni (ma lo diciamo da un po’ e questi dormono della lunga), in successione sono previsti gli arrivi di: Falzes (oggi dopo 173 km senza strappi mostruosi), Cortina passando per cinque passi dolomitici, Vedelago per l’ultima volata, Alpe di Pampeago (da fare due volte dopo aver passato il Manghen, il Passo dello Stelvio (arrivo a Cima Coppi transitando per Tonale, Aprica e Mortirolo), infine, la crono media (30 km) di Milano. Tutti dicono che le tappe chiave sono Pampeago e Stelvio. Lo dicono con cognizione di causa: due arrivi in salita non concederanno a nessuno di traccheggiare o, peggio, di barare: o ci sei e vai, o non ci sei e piombi giù. Rodriguez non è un mostro da alta montagna, piuttosto uno scattista da salita, ma è pur vero che di Campionissimi in giro non ce n’è più e forse non ce ne sono da tanti anni.
Il vescovo Basso distribuisce benedizioni e sorrisi curiali, ma sa di avere una sola cannonata a disposizione. Guai a sbagliarla. Scarponi, che ha vinto d’uffigio il Giro 2011, non è ancora brillante. Kreuziger, poi, sembra in affitto, più che padrone dell’Astana.
Qualcuno malignamente dice che senza le addizionali chimiche (leggi rabbocchi in corsa) tutti pedalano con l’occhio incollato alla spia rossa. Magari fosse. E magari non ci fosse davvero doping. Invece, specie per alcune squadre straniere, non è cambiato davvero granchè.
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