La prima amichevole internazionale finisce 0 a 0
Termina a reti bianche la sfida di Villacco tra i bianconeri e la formazione tedesca

VILLACH. Sarà perché il simbolo del St.Pauli è un teschio, sarà perché – entrando in campo – gli organizzatori austriaci hanno fatto suonare “Hell’s bells”, le “campane dell’inferno” degli immortatli AcDc, certo è che ieri l’Udinese ha fatto una fatica del diavolo sotto il sole di Villaco.
Forse Andrea Stramaccioni se l’aspettava: i carichi di lavoro, le gambe pesanti, lo stato di preparazione decisamente più avanzato dei tedeschi (che il 2 agosto esordiranno nella seconda lega) sono particolari di cui tenere conto a questo punto dell’estate, ma ieri anche il tecnico bianconero si immaginava di mettere sotto i denti qualcosa di decisamente più commestibile, in termini di qualità. É questo l’aspetto più inquietante del futuro sul quale questo precampionato dovrà fare chiarezza: quanto vale quest’Udinese, è in grado di esprimente delle individualità capaci di fare la differenza in serie A?
Prendete Luisito Muriel, non può permettersi di continuare ad agitare le anche come una ballerina di seconda fila di Barranquilla: Pozzo (Gino) ha puntato forte su di lui, l’ha trattenuto in Friuli chiedendogli il riscatto e promettendo a Pozzo (Gianpaolo) che lui, il colombiano, con una punta di movimento al fianco (Thereau) avrebbe reso al massimo, soprattutto se supportato da un trequartista (ieri per un tempo Zielinski). Ecco, l’Udinese ha giocato così contro il St.Pauli, senza ricevere in cambio grandi risposte da Muriel che non può nascondersi dietro i 196 centimetri del biondo Sobiech (prodotto del Borussia Dortmund finito a 22 anni a maturare nella seconda squadra di Amburgo) per giustificare la pochezza messa in mostra a Villaco.
L'Udinese fa fatica, niente reti a Villaco
Meglio la preparazione massacrante e l’intesa da affinare con i compagni di reparto, per non dover di nuovo vivere un anno aggrappati al piede fatato di Totò. Coraggio. Stramaccioni nei prossimi mesi lavorerà anche per questo. Mescolando il minestrone della tattica, stavolta ha proposto all’inizio 3-4-1-2 che si avvicinava molto al classico 3-5-2, per poi passare, visibilmente insoddisfatto, al 3-4-2-1 spostando Therau alle spalle di Muriel, per proporre nella ripresa un 3-5-2 puro con Bruno Fernandes regista centrale (al posto di Zielinski) e Belmonte centrale di destra in difesa al posto di Heurtaux.
Niente da fare: ci vuole calma e sangue freddo, diceva una canzonetta. Servirà nelle prossime settimane. Anche se Bruno Fernandes ha prodotto delle accelerazioni di qualità, il risultato è rimasto inchiodato. Anche dopo la girandola di cambi (Riera per Allan e Jadson per Pinzi, poi Meret per Brkic e Nico Lopez per Thereau, quindi Faraoni per Widmer, Zapata per Muriel, Jaadi per Gabriel Silva) e l’approdo al 4-4-2. Meglio fermarsi qui, altrimenti rischiamo di dare i numeri: ne manca solo uno, 0-0 col St.Pauli.
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