Pordenone fuori sotto accusa c’è l’arbitro Pillitteri
Lega Pro: quattro gli errori del fischietto siciliano che hanno provocato l’eliminazione dei neroverdi
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PORDENONE. Così no, fa troppo male. È vero, resta la soddisfazione di un Pordenone uscito a testa alta dopo avere letteralmente annichilito il Parma, ma il rammarico dell’occasione perduta a causa delle assenze troppo pesanti soprattutto in attacco, si mescola alla rabbia per una direzione arbitrale oggettivamente iniqua, irritante, fastidiosa. E il mix è davvero difficile da buttar giù. Pordenone defraudato a Firenze: di solito non amiamo “prendercela” con gli arbitri e usarli per giustificare una sconfitta. A parte l’obiettività che un cronista dovrebbe sempre osservare, anche quando scrive della squadra della sua città, abbiamo sempre considerato i direttori di gara in buona fede prima di giudicarli. Stavolta, però, restano dei dubbi.
I precedenti. Già, perché il signor Luigi Pillitteri di Palermo – fischietto conosciuto per essere il nipote di Paolo Pillitteri, già sindaco di Milano nonché cognato di Bettino Craxi – ne ha combinate di cotte e di crude l’altra sera al Franchi. In questa stagione aveva già arbitrato i ramarri tre volte, sempre con esiti positivi: due nella stagione regolare, Feralpisalò-Pordenone 0-2 (con due rigori concessi ai neroverdi, di cui uno segnato e uno fallito da Arma) e l’indimenticabile Pordenone-Bassano 6-0, e una nel recente match di ritorno degli ottavi di finale playoff, Pordenone-Giana Erminio 3-1. In quest’ultima occasione negò un penalty solare a Padovan e si beccò un 5 in pagella. A Firenze ha commesso quattro gravi errori, tutti a scapito del Pordenone. Eccoli.
1º errore al Franchi. Nel secondo tempo regolamentare, al 33’ punizione per il Pordenone dai 25 metri, batte Burrai e la palla incoccia sul gomito proteso di Baraye in piena area. Braccio che aumenta la superficie del corpo, quindi penalty netto, non concesso.
2º errore. Al 35’ angolo di Burrai, palla verso il fronte opposto, Iacoponi stende platealmente in piena area Padovan. Poi la palla arriva a Martignago, che mette al centro e Marchi segna l’1-1. Ma quel rigore andava dato, impensabile che l’arbitro abbia concesso la norma del vantaggio.
3º errore. Forse il più clamoroso: al 6’ del secondo supplementare Baraye rimane a terra nell’area neroverde (probabilmente per crampi), l’azione prosegue e nasce un pericoloso contropiede del Pordenone, due contro due di Martignago e Padovan. Solo a quel punto l’arbitro interrompe l’azione per far prestare i soccorsi al giocatore del Parma. Quindi fa riprendere il gioco con una “palla a due” che favorisce la restituzione della palla dal Parma al Pordenone (c’è quindi la consapevolezza del fatto che la palla fosse in possesso dei neroverdi).
4º errore. È l’ultimissimo minuto di gioco, si aspetta solo il triplice fischio, Marchi lancia lungo, Lucarelli spizza contrastando Padovan, Buratto ci crede e si avventa sulla palla solo davanti al portiere Frattali, allunga il passo, perde l’equilibrio, ma mentre è “in volo” l’estremo avversario lo tocca. Il rigore ci sta a norma di regolamento e sarebbe anche espulsione, particolare non trascurabile perché se poi il penalty fosse stato fallito, il Parma – che aveva esaurito le sostituzioni – avrebbe dovuto affrontare la “lotteria” dei tiri dagli undici metri senza un vero portiere tra i pali. Magari con il bomber Calaiò in porta, visto che dei sei rigori finali non ne ha calciato neppure uno.
Quella brutta sensazione. Insomma, non vogliamo negare neppure stavolta la buona fede dell’arbitro. Però lasciando il Franchi, come alla maggior parte dei presenti – tifosi del Parma compresi – ci è rimasta la sgradevole sensazione che si fosse compiuta una vera ingiustizia. Per il Pordenone un’amarezza davvero difficile da cancellare, se si considera che tutto ciò è avvenuto in un match che poteva valere la serie B. E che non è facile, come ha detto Marchi a fine partita, pensare di arrivare ogni anno alle finali playoff. L’auspicio, a questo punto, è che l’anno prossimo magari non ci sia neppure bisogno degli spareggi per approdare in Cadetteria...
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I precedenti. Già, perché il signor Luigi Pillitteri di Palermo – fischietto conosciuto per essere il nipote di Paolo Pillitteri, già sindaco di Milano nonché cognato di Bettino Craxi – ne ha combinate di cotte e di crude l’altra sera al Franchi. In questa stagione aveva già arbitrato i ramarri tre volte, sempre con esiti positivi: due nella stagione regolare, Feralpisalò-Pordenone 0-2 (con due rigori concessi ai neroverdi, di cui uno segnato e uno fallito da Arma) e l’indimenticabile Pordenone-Bassano 6-0, e una nel recente match di ritorno degli ottavi di finale playoff, Pordenone-Giana Erminio 3-1. In quest’ultima occasione negò un penalty solare a Padovan e si beccò un 5 in pagella. A Firenze ha commesso quattro gravi errori, tutti a scapito del Pordenone. Eccoli.
1º errore al Franchi. Nel secondo tempo regolamentare, al 33’ punizione per il Pordenone dai 25 metri, batte Burrai e la palla incoccia sul gomito proteso di Baraye in piena area. Braccio che aumenta la superficie del corpo, quindi penalty netto, non concesso.
2º errore. Al 35’ angolo di Burrai, palla verso il fronte opposto, Iacoponi stende platealmente in piena area Padovan. Poi la palla arriva a Martignago, che mette al centro e Marchi segna l’1-1. Ma quel rigore andava dato, impensabile che l’arbitro abbia concesso la norma del vantaggio.
3º errore. Forse il più clamoroso: al 6’ del secondo supplementare Baraye rimane a terra nell’area neroverde (probabilmente per crampi), l’azione prosegue e nasce un pericoloso contropiede del Pordenone, due contro due di Martignago e Padovan. Solo a quel punto l’arbitro interrompe l’azione per far prestare i soccorsi al giocatore del Parma. Quindi fa riprendere il gioco con una “palla a due” che favorisce la restituzione della palla dal Parma al Pordenone (c’è quindi la consapevolezza del fatto che la palla fosse in possesso dei neroverdi).
4º errore. È l’ultimissimo minuto di gioco, si aspetta solo il triplice fischio, Marchi lancia lungo, Lucarelli spizza contrastando Padovan, Buratto ci crede e si avventa sulla palla solo davanti al portiere Frattali, allunga il passo, perde l’equilibrio, ma mentre è “in volo” l’estremo avversario lo tocca. Il rigore ci sta a norma di regolamento e sarebbe anche espulsione, particolare non trascurabile perché se poi il penalty fosse stato fallito, il Parma – che aveva esaurito le sostituzioni – avrebbe dovuto affrontare la “lotteria” dei tiri dagli undici metri senza un vero portiere tra i pali. Magari con il bomber Calaiò in porta, visto che dei sei rigori finali non ne ha calciato neppure uno.
Quella brutta sensazione. Insomma, non vogliamo negare neppure stavolta la buona fede dell’arbitro. Però lasciando il Franchi, come alla maggior parte dei presenti – tifosi del Parma compresi – ci è rimasta la sgradevole sensazione che si fosse compiuta una vera ingiustizia. Per il Pordenone un’amarezza davvero difficile da cancellare, se si considera che tutto ciò è avvenuto in un match che poteva valere la serie B. E che non è facile, come ha detto Marchi a fine partita, pensare di arrivare ogni anno alle finali playoff. L’auspicio, a questo punto, è che l’anno prossimo magari non ci sia neppure bisogno degli spareggi per approdare in Cadetteria...
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