Cagliari corsaro, Udinese sconfitta e contestata
Passo indietro friulani dopo tre settimane di sosta forzata. Bizzarri espulso all'ultimo minuto di recupero del secondo tempo. Delneri sulla graticola: spunta la pista Zenga

UDINE. Il Leviatano del calcio abita ai Rizzi. Perché l’Udinese vista con il Cagliari è stata letteralmente mostruosa, nel senso deteriore del termine, al di là del 1-0 che ha premiato i sardi.
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Il Leviatano: come la terribile montagna russa canadese, famosa in tutto il mondo, che precipita dall’alto dando vita a un disorientante su e giù che – tagliando via la sosta, allungata dal rinvio della gara con la Lazio – caratterizza sempre più la squadra di Delneri, incapace di ottenere continuità dalla sua squadra che vince o perde, che in una giornata storta non è in grado di ottenere quel punticino che poi alla lunga ti aiuta a far quadrare i conti nel quadro di un campionato.
Anche per questo Gigi sarà centrifugato come un panno dalla “lavatrice” della critica nei prossimi giorni, in vista del complicato impegno interno con il Napoli (la prossima domenica), della gara secca in Coppa Italia con il Perugia, della trasferta infuocata di Crotone, dove perdere potrebbe complicare una stagione non semplice.
Udinese-Cagliari, le immagini della partita
Non sono piaciute alcune scelte del tecnico di Aquileia, a cominciare da quel Samir risistemato a sinistra per fare posto ad Angella a svantaggio di Alì Adnan, uno dei protagonisti dell’uno-due vincente con Sassuolo e Atalanta.
Ma anche il tandem Maxi Lopez - Perica non è il massimo della vita per assortimento, mentre il cambio finale De Paul - Bajic ha avuto solo l’effetto dif togliere dalla contesa l’ultima fonte di gioco bianconera, considerando che Balic – titolare e ancora troppo acerbo per le battaglie di serie A – era già stato tolto per fare spazio a Fofana.
La cornice è rappresentata dalla reazione dei tifosi sugli spalti, ormai un classico della paura da “montagne russe” che ha fatto alzare la voce alla Curva Nord, che ha invitato i Pozzo a spendere (vecchia hit ascoltata già nella partita d’addio di Di Natale, con il Carpi nel maggio del 2016) e per poi coinvolgere nei consigli poco graditi il proprietario Gino, assente visto l’impegno quasi contemporaneo del Watford in Premier League, una coincidenza che ha inviperito ancora di più i sostenitori dell’impossibilità di mantenere un’aquila a due teste, o meglio quella che era un’aquila e che adesso sembra una gallina, tanto per fare un parallelo imperiale: Pozzo-Asburgo.
E allora, restando in tema, che farà adesso il nostro “kaiser Franz” Gino? Le riflessioni riguardano esclusivamente la conduzione tecnica in questo momento della stagione, oltre al discorsetto che – verosimilmente – i luogotenenti dell’Udinese faranno ai vari Samir, Widmer, Danilo, Jankto e Maxi forse i peggiori in campo per il numero di errori, di precisione, d’attenzione e di assenza agonistica regalati al pubblico del Friuli.
Si tratta di capire se Delneri deve essere incondizionatamente l’allenatore dell’Udinese da qui alla fine della stagione o se a ogni sobbalzo sulle “montagne russe” il giochino del tiro al piccione Gigi proseguirà come al Luna Park.
Da quello che filtra della stanza dei bottoni, là dove si pianificano le mosse per il bene dell’Udinese, emerge il malcontento nei confronti del tecnico, incapace di evitare questi capitomboli che poi portano alle già citate contestazioni che hanno colpito ancora Gianpaolo Pozzo, l’ormai “semplice tifoso” Gianpaolo Pozzo ripreso scuro in volto dalla tv con al fianco il presidente del Coni Fvg, Giorgio Brandolin e il vicepresidente della Regione, Sergio Bolzonello, mentre la squadra annaspava, i tifosi si lamentavano e Delneri proponeva delle mosse assorbite brillantemente dal Cagliari tutto grinta di Diego Lopez.
Mosse che fondamentalmente hanno riguardato il canovaccio tattico, un modulo oscillante tra il 4-3-3 e il 4-4-2, per la serie se non è zuppa è pan bagnato. E sulla scorta di questo vecchio adagio, se non sarà confermato Delneri ripartirà anche il valzer dei nomi per la panchina: il giovane Oddo, la suggestione Guidolin, la nuova entrata Walter Zenga, l’ultima frontiera di un campionato complicato. L’ennesimo.
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