Un anno dopo Astori, riaperto il Colosseo
No, non ci eravamo illusi. Lo sapevamo che non sarebbe durata a lungo la chiusura del Colosseo e che le mazze e le lance dell’ignoranza sarebbero tornate ben presto in azione, nelle curve, nei dintorni e anche nel mondo reale e in quello dei social. Ma dopo la morte del capitano della Fiorentina Davide Astori, il 4 marzo a Udine, c’era stato quel funerale a dare a tutti un po’ di speranza. Per lui piansero abbracciati tifosi che normalmente si disprezzano. I calciatori della Juventus, impegnati a Londra, viaggiarono di notte per esserci e furono applausi. Tutti capirono che poteva esser bello non tanto amarsi quanto rispettarsi.
Purtroppo è durata poco. E, neanche un anno dopo, anche Astori è entrato fra i bersagli del cretinismo più infame insieme con i cori pro Vesuvio, Heysel o Superga e i buu razzisti che in troppi ancora definiscono goliardici. È appena accaduto sui social del club gigliato dopo Fiorentina-Inter, presi di mira da fin troppi tifosi rivali che hanno vomitato l’irripetibile contro Astori. Immediata l’indignazione della Fiorentina, del sindaco di Firenze e del presidente della Figc. Dal resto del mondo del calcio, però, solo silenzio. Lo stesso che ha fatto seguito ai post di tifosi della Juventus nei quali si augurava la morte alla neonata figlia di Diego Simeone, mister dell’Atletico Madrid protagonista di un gesto inelegante nella sfida con la loro squadra.
Il Colosseo purtroppo è tornato più crudele di prima. A Milano c’è scappato il morto prima dell’ultimo Inter-Napoli, teatro anche della vergognosa aggressione sonora al difensore napoletano Kalidou Koulibaly, costata due gare a porte chiuse alla società nerazzurra.
Da lì in poi è cominciata la frenata delle punizioni e delle inchieste. I cori pro Vesuvio vanno avanti, così come quelli contro i giocatori di origine slava con la parola zingaro a mo’ di insulto, ovviamente oscurati dalla regia unica della Lega calcio. Nel frattempo il ministro degli Interni, Matteo Salvini, dopo essersi fatto fraternamente fotografare con un capo ultrà del Milan pluricondannato, ha ridato fiato alle curve frenando su qualsiasi misura che il calcio timidamente stava prendendo. Fifa e Uefa parlano di atteggiamento blando del nostro calcio, che ha più di un problema. Il primo è quello di non aver mai saputo, anzi voluto, far pulizia della feccia. Il secondo è quello di non aver generato un clima più sereno e credibile attraverso esempi e atteggiamenti di chi fa calcio. E anche di chi lo racconta: specie in tv imperano paragoni fra giocatori improbabili, Pelé o Messi e giustificazioni pelose al cospetto di atteggiamenti sbagliati di calciatori o dirigenti delle società influenti. Insomma, ci sono sempre meno cronisti e sempre più piazzisti delle partite, che si comportano come se il nostro pallone non fosse stato truccato in passato, facendo finta di non vedere che i Belzebù sono stati sì radiati ma sono ancora lì, in tv, sui giornali e negli spogliatoi, riveriti e osannati. Così ci si avvicina al wrestling, misto di agonismo e finzione teatrale. Ovviamente i migliori si fermano qui e sperano in meglio. Gli altri no, vanno tutti al Colosseo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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