«Le basi sono buone, bisogna cavalcare l’onda lunga di questa partenza indovinata»
Fanesi, Bonora, Pellegrini e Cinello parlano del momento dell’Udinese Opionini diverse sull’attacco: «Va bene così». «No, serve un rinforzo»
stefano Martorano
gli esperti
La storia siamo noi, cantava De Gregori in un vecchio successo quanto mai adatto a fare da sfondo musicale a quanto si è visto e vissuto ieri a San Vito al Torre. Lì, sul campo che porta il nome di Fabio Zuccheri, giovane portiere che non ha avuto il tempo di volare come avrebbe dovuto, strappato alla vita da un malore fatale a soli vent’anni nell’agosto del 2015, parte della storia dell’Udinese si è rivista e toccata con mano in campo e fuori ieri, unita dalla forza di un evento benefico che ha richiamato appassionati e nostalgici di ogni età.
Il memorial Zuccheri, declinato alla “Partita del cuore” che oltre alle Vecchie glorie bianconere ha visto in campo anche la nazionale di Clowterapia e la Rappresentativa dei giornalisti del Triveneto, è stata infatti l’occasione per rivedere anche chi la Zebretta l’ha onorata molti anni fa, al punto da conservarne non solo il ricordo, ma anche un affetto spontaneo che porta a seguirne ancora le gesta da lontano. E così è per Pasquale Fanesi, classe ’54 che con l’Udinese ha vinto anche la Mitropa cup e un trofeo Anglo-italiano tra il 1976 e il 1981. «Con la Juve hanno dimostrato di essere una squadra che non molla mai, meritando il pari, mentre col Venezia parla il risultato. Sono andati via lisci come l’olio, quindi sono in un momento buono e adesso bisogna approfittarne». L’età è avanzata, ma Fanesi uno come Deulofeu lo marcherebbe ancora volentieri. «Può essere un protagonista della stagione, veloce e rapido, con lui è bello duellare».
Da una “roccia” difensiva all’altra, anche Franco Bonora (222 volte bianconero negli anni ’70) si divertirebbe ancora, proprio come ha fatto vedere ieri in campo davanti al mister di “sempre” Massimo Giacomini. «L’Udinese sta recuperando giocatori importanti e ha cominciato bene sfruttando anche la continuità tattica voluta da Gotti. Il punto con la Juve è stato un toccasana a cui è seguito un successo facile con un Venezia che si è dimostrato inesperto». Il tutto, in attesa anche della fine del mercato. «Manca una vera punta, Okaka è di sfondamento e Pussetto e Deulofeu sono leggerini. Dietro Silvestri ha dato sicurezza, ma adesso sono curioso di aspettare il 1º settembre, perché Gotti ha detto che aspetterà la fine del mercato per vedere che squadra avrà tra le mani, e quindi che tattica attuare».
Tra i vari temi bianconeri, quello degli attaccanti è stato tra il più discusso a cena, dove è stato significativo ritrovare due bomber del passato come Claudio Pellegrini, che a Udine segnò 30 gol in due campionati di serie C, dal 1976 al ’78, e Gianfranco Cinello, il “rosso di Fagagna”, bianconero dall’80 all’ ’82. É così che è nato il botta e risposta a distanza tra Pellegrini («Una prima punta servirebbe, perché Pussetto è più uno bravo a muoversi intorno all’attaccante che va a impegnare i difensori centrali») e Cinello, che invece concederebbe ancora fiducia da prima punta a Pussetto. «Nacho è una prima punta atipica per caratteristiche, ma negli spazi è devastante. Se resta Okaka non prenderei nessuno. L’inizio è stato confortante e permetterà a squadra e tecnico di lavorare con maggior serenità». Tutti d’accordo poi sul lavoro, con l’esperienza di Pellegrini a emettere la sentenza: «Siamo ancora in fase di studio e valutazione, le squadre si stanno formando e ne riparleremo, ma l’Udinese ha buone basi». —
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