TORINO. Non ce ne vogliano la nuova maglia rosa Richard Carapaz o il suo rivale designato dalla fotonica tappa di Torino, Jai Hindley. Ci arriveremo anche a loro. Ma dobbiamo iniziare con Vincenzo Nibali. E non perché siamo italiani come lui, ma perché se lo merita. A Torino, in una tappa disegnata alla grande dal direttore del Giro, Mauro Vegni, non nuovo a genialate del genere, lo Squalo, il 37enne ultimo baluardo del ciclismo italiano, quello che assieme a Domenico Pozzovivo, mentre Filippo Ganna distrae i “nemici” con imprese contro il tempo, difende le posizioni in attesa di giovani rinforzi, nella tappa numero 14 sabato 22 maggio a Torino ha fatto un capolavoro.
Restando con i big, attaccando, soffrendo, contrattaccando, come ai vecchi tempi, risvegliando con un colpo di bacchetta magica l’italico popolo del ciclismo.
Cercava la tappa il capitano dell’Astana, che su queste strade vinse il Giro 2016, sognava quel colpo da maestro per dire grazie ai tifosi e poi congedarsi a fine stagione. Ha trovato affetto, una gamba come ai bei tempi e una classifica da podio. Ora è 8° a 2’58”.
«Sono soddisfatto, cercavo la tappa ma era dura prendersela, adesso pensiamo a recuperare»., ha detto al traguardo. Francesco Moser entra nella stanza isolata della facoltà di Architettura al Parco del Valentino dove stiamo scrivendo queste righe in cerca di un po’ di frescura. E ci dice sicuro: «Nibali è da podio, può arrivare tra i primi tre». Magari non succederà, come magari Domenico Pozzovivo, ora quinto in classifica a solo un minutino dalla rosa dopo un’altra tappa epica, prima o poi pagherà il peso dei quasi 40 anni, ma quella coppia appassiona.
Così come il duello in vista per la rosa. Meno 70 km alla fine, prima del primo passaggio a Superga la Bora di Hansgrohe mostra i muscoli. Tira, spacca la corsa, isola Carapaz rimasto a sorpresa senza nessuno della corazzata Ineos, sacrifica prima Emanuel Buchmann poi Wilco Kelderman “all inn” per Hindley. Carapaz, alla fine del secondo passaggio da Superga, 28 km all’arrivo, quando manca solo l’ultima Maddalena da scalare, se ne va. Potente, convinto. Dietro inseguono Hindley e Nibali. Che gli tornano sotto nel tratto più duro dell’ultima salita. Ecco, in questo frangente, impressiona la forza dell’australiano secondo nel 2020.
Gli altri? Del “Pozzo” abbiamo detto. Regge, Joao Almeida (Uae), fa fatica ma limita i danni e perde una trentina di secondi. Mikel Landa (Bahrain) perde un minuto, Juan Pablo Lopez (Trek), dopo dieci giorni la maglia rosa, dopo una difesa d’orgoglio.
La tappa? Simon Yates (Bike Exchenge) uscito di classifica al Blockhaus per le conseguenze di una caduta, di rabbia per la sfortuna che lo perseguita al Giro, raggiunge il terzetto e scatta alla Marcell Jacobs, presente all’arrivo, a sull’ultimo dentello prima del traguardo. Carapaz è in rosa, ma ha Hindley a 7”, Almeida è a 30”, Landa a 59”.
Oggi Rivarolo Canavese-Cogne, 177 km tre salite lunghe, l’ultima, pur pedalabile, più di tutte. Ma intanto godiamoci questo Squalo va.
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