Giro d’Italia, ammiraglie a Nordest: il poker che si gioca la rosa guidato da ds veneti o friulani
Antonio Simeoli
SALO’. Richard Carapaz in rosa, Jai Hindley a 7 secondi, Joao Almeida a 30, Mikel Landa a 59. Il Giro in un poker di un minuto a sei tappe dalla fine con gli italiani che sognano un ribaltone con Vincenzo Nibali, a 3 minuti e, perché no, Domenico Pozzovivo a “solo” un minuto e un secondo dall’ecuadoriano padrone.
Un poker di big e in ammiraglia a guidarli un poker di direttori sportivi italiani. No, c’è di più, in un Giro che da mercoledì 25 maggio punterà dritto a Nord-Est ecco un piccolo record, non inspiegabile e poi vi diremo perché: i quattro direttori sportivi dei primi quattro dalla classifica sono veneti o friulani.
Ex compagni di squadra quando correvano, spesso amici tra di loro, forse alleati dal tappone di martedì 24.
E la storia è intrigante. Così forse un italiano non vincerà il Giro, anche se la gente sulle strade ha già fatto capire chi sognerebbe di vedere in rosa (ogni riferimento a uno Squalo è puramente casuale, peraltro guidato da due azzurri come il decano Giuseppe Martinelli e Stefano Zanini), ma un tecnico italiano porterà un suo corridore in rosa a Verona.
Eccoli i tecnici, in ordine di classifica. Tocca, infatti, a Franco Pellizotti, 44 anni friulano-veneto (originario della Carnia ora risiede in Veneto per matrimonio) inseguire con Mikel Landa. Sta bene il basco, l’ha ribadito anche ieri nel giorni di riposo a Salò. Ventinove secondi prima c’è Almeida guidato in ammiraglia dal vicentino Fabio Baldato alla Uae. Il 53enne fu gran corridore e ora è esperto direttore.
Il debuttante, friulano di Casarsa della Delizia e ora sizzero per amore è Enrico Gasparotto, 40 anni: orchestrerà Hindley con una super Bora. La maglia rosa Carapaz poi è guidata in ammiraglia da Matteo Tosatto, 48 anni, di Castelfranco Veneto ex gregarione di lusso, alla Ineos ha vinto “solo” gli ultimi due Giri con Tao Geoghegan Hart ed Egan Bernal.
Chi vincerà. Parola al team manager dell’Ital bici, Roberto Amadio. È perfetto per la nostra storia l’ex grande capo della gloriosa Liquigas. Super partes: è nato a Portogruaro, in Veneto, e vive a Sesto al Reghena in Friuli Venezia Giulia.
«Quei quattro colleghi – spiega – sono l’esempio che Veneto e Friuli sono terre di ciclismo, di grande tradizione», spiega. Chi vincerà? «C’è tanto equilibrio, non credo che saranno decisive le alleanze tra loro, conteranno le gambe dei corridori, certo è che intendersi in dialetto aiuterà. E non poco».
Martedì si corre la tappa dell’Aprica con quel Santa Cristina dove Ivan Basso nel 2010 di fatto si prese il suo Giro d’Italia. «E Vincenzo Nibali quel giorno fu determinante a ribaltare la corsa – chiude –. È a tre minuti, è vero, ma l’ho visto spensierato e sabato nel tappone della Marmolada il Giro lo si può ribaltare anche a tre minuti». In ammiraglia ha il bresciano Martinelli? È bravo anche lui. Ci mancherebbe.
I commenti dei lettori