E’ questa l’Udinese di mister Sottil: l’allenatore ha fatto sentire importanti i giocatori e creato empatia coi tifosi
Stefano Martorano
Il calcio è proprio strano. Tra l’Udinese vista all’opera in Coppa Italia con la FeralpiSalò (5 agosto) e quella ammirata l’altra sera con la Roma (4 settembre) non sembra essere passato un mese, ma un anno.
Semplicemente strabilianti i progressi fatti registrare dalla squadra friulana e quando il rendimento cresce in maniera così esponenziale non si può non tirare in causa il lavoro del tecnico.
«Complimenti ai ragazzi», è un mantra di Andrea Sottil nei dopo partita. Certo, bravi quelli che vanno in campo, ma i 90’ sono il frutto di un lavoro settimanale. E se l’Udinese vista con la Roma è stata la più bella degli ultimi anni, i meriti vanno dati anche a chi questa squadra la guida.
Si è fatto un gran parlare da subito di come avrebbe dovuto giocare l’Udinese. Con il marchio di fabbrica della difesa a tre o a quattro come piace più al tecnico?
Alla fine Sottil, specie dopo che si è trovato a dover spostare Pereyra sulla fascia, ha optato per una via di mezzo chiedendo a Udogie di abbassarsi e facendogli fare un po’ quello che Pioli chiede a Theo Hernandez, ovvero partire sì largo, ma poi anche a buttarsi in mezzo chiedendo alla mezzala di allargarsi.
Il giochino sta funzionando alla perfezione anche perché questo consente al tecnico di aumentare la qualità in mezzo al campo. Se c’è un ruolo nel quale la rosa dell’Udinese abbonda è quello delle mezzali: Arslan, Lovric, Makengo, Samardzic e lo stesso Pereyra.
«Ho scelto Samardzic e Arslan perché senza la profondità di Beto avevvo bisogno di qualcuno che sapesse tirare da fuori e nello stesso tempo avesse qualità nel palleggio per stanare i centrocampisti della Roma», ha spiegato le sue scelte di domenica sera Sottil.
Non solo: così facendo il tecnico ha coinvolto in una gara di prestigio elementi sinora meno impiegati mandando un chiaro segnale al gruppo: qui c’è bisogno di tutti e chi merita troverà sicuramente spazio.
Ci sono poi dei giocatori che, in occasione della chiusura del mercato, hanno alzato l’intensità delle loro prestazioni (non è un caso). Stiamo parlando di Walace che, non è un mistero, voleva accettare la proposta del Flamengo, e di Deulofeu in estate seguito, illuso e poi abbandonato prima dal Napoli, poi dal Marsiglia e da un paio di squadre spagnole.
Con Fiorentina e Roma il dieci non ha ancora trovato il gol ma ha giocato con l’argento vivo addosso. Va sottolineato: il giocatore di maggior talento, non il medianaccio di turno. Questo spirito esalta il tifoso che si sente rappresentato come meglio non si potrebbe in campo.
Si viene così a creare una forte empatia tra squadra e pubblico. E infatti l’altra sera al Friuli si respirava un’aria forse mai avvertita da quando c’è lo stadio nuovo. Anche questo è un merito di Sottil.
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