Ecco il Giro d’Italia 2023: fuochi d’artificio a Nord Est
Abruzzo-Roma, in mezzo tante crono e salite prima del Lussari. Nibali nostalgico: «La tappa mi sarebbe piaciuta e farà la differenza
Antonio Simeoli
La presentazione del Giro è sempre la presentazione del Giro, anche se ormai da settimane il percorso è più o meno il segreto di pulcinella, le spoilerate sono all’ordine del giorno e i social assestano il colpo decisivo agli ultimi strenui tentativi di riservatezza degli organizzatori.
Teatro Lirico di Milano, eccolo il percorso. Il comico Paolo Kessisoglu, uno che si vede un miglio che ama la bici, ci mette un amen a lanciare i video più attesi, quelli che presentano le frazioni. Ed è subito chiaro che, a parte tre snodi fondamentali della corsa tra sud, centro e Alpi svizzere, la maglia rosa si assegnerà davvero con un finale a Nord Est da brividi.
Giro d'Italia 2023: il 27 maggio la Tarvisio-Monte Lussari, presentata da Andrea Cainero
Infarcito di salite, già conosciute e anche inedite, storia e memoria, come solo il Giro d’Italia, sebbene lontano anni luce dal Tour, sa ancora fare. Un po’ di Trentino, tantissimo Veneto, una toccata e fuga in Friuli inedita prima del finale a Roma, con Trieste tagliata fuori all’ultimo con tanto di irritazione del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia.
Sarà un Giro duro, equilibrato perché aprirà, dopo anni, le porte ai cronomen che sanno andare forte in salita. Fuori i nomi allora, perché poi sono loro che fanno sempre la corsa. Remco Evenepoel, 22enne belga campione del mondo e re della Vuelta, Primoz Roglic, sloveno 32enne, forse il gallese Geraint Thomas, 37 anni ma maglia gialla al Tour 2018, forse Egan Bernal, colombiano 25enne che cerca la rinascita dopo il pauroso incidente. E anche il russo Alexander Vlasov, uno da anni in rampa di lancio.
Tra quelli che voglio evitare al Tour i “babau” Vingegaard e soprattutto Pogacar (Roglic, Vlasov), e quelli che cercano di salire di livello (Evenepoel) o di rinascere (Bernal) potrebbe essere un gran Giro visto il percorso. Partenza dall’Abruzzo con una crono ad Ortona di 18 km, tanto già per setacciare la classifica. Poi al sud salita di Lago Laceno e soprattutto Gran Sasso da Campo Imperatore da non sottovalutare.
Quindi, in Romagna, il primo vero snodo della corsa: una crono di 30 km a Cesena. Piattissima dove gli amici del tempo potrebbero prendere tanto vantaggio sugli scalatori. Che avranno la prima occasione per dare spettacolo nella tappa di Crans Montana. «Questa sarà già una tappa decisiva», spiega Vincenzo Nibali, che ha appeso la bici al chiodo una settimana fa. Manca già all’italico ciclismo perché guardi all’orizzonte e non vedi nemmeno l’ombra di un corridore della sua classe per le corse a tappe. «C’è la Cima Coppi del Gran San Bernardo a 2.468 metri nella tappa italo-svizzera di Crans Montana, con anche la salita di Croix de Coeur e poi l’erta finale: è una tosta, lo spartiacque del Giro», spiega lo Squalo.
Eccolo il gran finale a Nord Est: dopo la tappa di Bergamo di domenica 21 maggio, percorso da classica, martedì 23, dopo il giorno di riposo, c’è il Bondone, la montagna dei trentini, la salita Charlie Gaul tanto per dare una botta di storia. Pergine Valsugana-Caorle per i velocisti e poi Oderzo-Val Zoldana col Cibiana. Attenti, in zona lo sanno tutti: quella è una salita maledetta, con pendenze durissime.
E poi la memoria che si intreccia con lo sport: Longarone-Tre Cime di Lavaredo. «Ringraziamo Rcs che anche quest’anno, come 10 anni fa a Erto e Casso ci ha dato la possibilità di ricordare le vittime del Vajont. È un motivo d’orgoglio di aver organizzato una tappa insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia», spiega il sindaco di Longarone Roberto Padrin.
È bello che una corsa ciclistica ricordi una delle pagine più brutte della storia d’Italia: il Giro è il più grande evento sportivo in Italia e l’omaggio alle vittime della tragedia è una cosa meravigliosa. Tra l’altro Longarone sarà partenza di una tappa durissima con salite mitiche come Giau, Tre Croci e Te Cime di Lavaredo, dieci anni dopo l’impresa di Nibali che vinse sotto la neve. «Ecco – continua proprio lo Squalo - il tappone delle Tre Cime darà un altro sussulto alla classifica. Ricordo come adesso quella tappa del 2013, freddo, neve, ma emozioni uniche, indimenticabili».
Già Nibali, nel 2013, prima che sul Giro, che poi vincerà a Verona, si abbattesse una perturbazione artica, vinse la cronoscalata in Trentino. Ecco, la corsa rosa avrà l’ultimo sussulto prima del gran finale a Roma: la crono del Lussari. Dieci chilometri di pianura, corsi sulla ciclabile Alpe Adria, e 8 di durissima salita con lunghi tratti sterrati. «Ecco, uno come Roglic lì lo vedo bene – chiude il due volte vincitore del Giro – . Dopo 10 km credo che i corridori faranno un pit-stop lasciando la bici da crono per quella da salita». Tanto per aggiungere sale al sale.
Lo Squalo guarda la cartina, forse un poco malinconico: «Questo è un Giro molto simile a quei due che ho vinto, mi sarebbe piaciuto correrlo. Sarà difficile per i corridori gestire le energie». L’australiano Jai Hindley, l’ultimo vincitore della maglia rosa, ricorda la sua impresa sulla Marmolada, quando in maggio ha fatto saltare il banco battendo Carapaz, guardando il profilo della tappa dolomitica e la cronoscalata. Ma il Tour de France chiama, dopo aver vinto la corsa rosa, lo step successivo è quello di sfidare quei due, il danese e lo sloveno pigliatutto. Giro d’Italia spettacolare, carico di storia, aspettando naturalmente gli italiani.
E mentre in sala presentano, alla maniera del Re Sole, il presidente di Rcs Urbano Cairo, l’ex cittì dell’Italbici Davide Cassani torna sulla terra: «Ci vorrà un po’ per avere un corridore in grado di vincere il Giro. Ma i francesi aspettano di riprendersi il loro Tour dal 1985...Intanto consoliamoci, e alla grandissima, con Ganna».
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