Stefani: «Il Pordenone è più forte del 2019, può tornare subito in B»
Parla l’ex capitano, a pochi giorni da un match molto particolare per lui. A Piacenza giocò la sua unica gara in A col Milan e debuttò in neroverde
alberto bertolotto
Al Garilli, il 24 maggio 2003, debuttò in serie A con la maglia del Milan. Fu la sua unica presenza nel massimo campionato.
Dodici anni e mezzo più tardi, il 6 settembre 2015, nello stesso stadio esordì con i neroverdi in serie C. Non risulterà indifferente a Mirko Stefani la partita di sabato del Pordenone, atteso a Piacenza in un impianto a cui l’ex capitano dei ramarri è rimasto legato.
L’ex difensore, classe 1984, è ora concentrato sul suo ruolo di tecnico dell’under 17 del club friulano, ma segue le vicende della capolista del girone A di Lega Pro: «È una squadra più forte di quella della promozione del 2019», assicura.
Stefani, torniamo a quel pomeriggio di quasi vent’anni fa. Avversario il Piacenza di Pippo Cristante.
«Il giorno prima della gara mi avevano comunicato che avrei giocato. Non ricordo neppure bene le emozioni che provai, ma ho sempre in testa il fatto che in tribuna c’erano i miei genitori e i parenti. Pochi giorni dopo il Milan vinse la Champions League».
Nel 2015, invece, il debutto col Pordenone in Lega Pro. Quella volta, di fronte, c’era la Pro Piacenza.
«A volte penso a ciò che successe a fine gara. Pareggiammo 1-1 dopo una buona prestazione, tanto che in spogliatoio si avvertiva serenità e fiducia. Alex Pederzoli, che segnò il gol del momentaneo vantaggio su punizione, rientrò tra gli ultimi. Era arrabbiato e disse che si trattava di un match da vincere, che non dovevamo essere contenti. Fu un momento importante: ci trasmise la sua mentalità da vincente».
Il Pordenone affronto quell’incontro da club ripescato in C. A più di sette anni di distanza da quella gara, i neroverdi tornano al Garilli da capolista e con la sensazione che la Lega Pro stia stretta...
«È la testimonianza della strada percorsa in questo lungo periodo. Nonostante la delusione patita la scorsa stagione, la società è ripartita e, assieme allo staff tecnico, è riuscita a ricreare grande entusiasmo attorno a lei. Non è poco. Sulla squadra penso che in questo momento, in cui solitamente i valori cominciano a uscire, lei c’è. I segnali sono positivi, i presupposti per arrivare in alto ci sono»
Analogie con il “suo” Pordenone, capace di salire in B nel 2019, ne vede?
«La compattezza è la stessa, Ma questa è una squadra più forte: aveva solo bisogno di trovare conferme e nelle ultime gare le sta trovando».
Cosa pensa di Dubickas, che sabato sarà ex di turno, capace di tre gol con Pergolettese e Lecco?
«Mi colpiscono le sue potenzialità. È un attaccante che ancora non si sa dove possa arrivare. Pordenone può essere la tappa giusta nel suo percorso di crescita. Si è fatto trovare pronto in un periodo in cui c’era bisogno di lui».
E Ajeti? Da ex difensore seguirà il centrale albanese con attenzione.
«Ha sempre il controllo della situazione. È lucido e trasmette serenità ai compagni. Quelle di cui dispone sono qualità importanti».
Stefani, con la sua under 17 sta andando alla grande. È primo in classifica.
«Ma al di là dei risultati mi fa piacere veder crescere i ragazzi e sono felice di andare al campo con gioia. Questo nuovo lavoro mi piace. Aggiungerei un aspetto importante legato al vivaio: tutti i ragazzi sono legati e vicini alla prima squadra. Uno spirito di appartenenza che sentivo da giocatore e che ora noto ulteriormente nel mio nuovo ruolo».
I commenti dei lettori