La Gesteco fa esultare anche Chiacig: «Quello di Cividale è un cammino da applausi»
«Non è semplice vincere al PalaDozza, il pubblico della Fortitudo si fa sentire»
Simone Narduzzi
L’esultanza dei giocatori della Gesteco dopo la vittoria sul campo della Fortitudo (foto Petrussi)
CIVIDALE. Ghiaccio nelle vene: così la Gesteco Cividale ha resistito al calore della Fossa. Del PalaDozza: impianto che, domenica, le Eagles sono riuscite a espugnare. Palazzo che lui, Roberto Chiacig, conosce bene, avendolo vissuto in prima persona, da giocatore, anche in veste di avversario.
Cividalese, ex Fortitudo e Virtus Bologna, “Ghiaccio” ha piacevolmente accolto il successo con cui i suoi concittadini sono rientrati in Friuli. Senza nemmeno troppo stupore.
Ha avuto modo di guardare la partita in diretta?
«Purtroppo stavo giocando anch’io, ma già in serata, a gara conclusa, sono venuto a conoscenza del risultato. Di base Cividale veniva da una striscia positiva di tre vittorie, dopo altrettante sconfitte arrivate in modo piuttosto rocambolesco. Senza quegli stop, a oggi la squadra sarebbe ancora più in alto in classifica».
Il quinto posto, secondo lei, potrebbe star loro stretto?
«La loro attuale posizione è già molto positiva, non fosse perché parliamo di una squadra esordiente in A2. Finora il cammino di Cividale è da applausi. Il rischio di trovarsi fra le prime tre, come detto, c’era, ma l’impatto con una nuova categoria non è mai facile, stanno facendo davvero benissimo. Coach Pillastrini sta facendo un lavoro più che egregio».
Torniamo alla sfida di domenica. Al PalaDozza lei ci ha giocato parecchio: quant’è difficile uscirne indenni?
«Da veterano, avendo dei trascorsi sia sponda Effe che sponda Virtus, posso dire che giocare al PalaDozza è un’esperienza bellissima. Lo era quando le due formazioni militavano entrambe in A, ma son sicuro lo sia anche adesso. I tifosi della Fortitudo ci sono sempre, nel bene e nel male. Sono un pubblico che ti fa sentire la sua presenza durante tutto l’incontro. Da avversario, non è facile far fronte anche a loro, perché sono una tifoseria che ti mette in soggezione. Ma per un giocatore comunque è bello, tutti dovrebbero avere la possibilità di giocare in palcoscenici del genere».
Nulla però a che vedere coi derby che ha potuto disputare in Grecia.
«Quand’ero all’AEK, ai derby col Panathinaikos c’erano 20mila persone, in effetti. Lì ti arrivavano le famose dracme dagli spalti. Sono esperienze che ti formano. Ma sebbene in Italia i palazzetti così capienti siano pochi, nel piccolo ritengo che anche giocare davanti a quattro o cinquemila persone sia un’esperienza importante».
Che effetto le fa vedere la sua Cividale lassù?
«Mi fa piacere, chiaramente. Anni fa sarebbe stato impensabile anche solo avere una squadra di livello a Cividale. Ora invece c’è questa realtà, una realtà che si sta comportando benissimo. Contro Bologna sono stati bravi: spero che continuino a vivere emozioni come quelle provate domenica, se lo meritano. La vittoria sulla Fortitudo, poi, è arrivata dopo il successo di fronte a Pistoia, squadra costruita per vincere».
E in entrambe le sfide lo Usa Clarke, acciaccato, è dovuto restare ai box.
«La sua assenza, secondo me, contava relativamente. Perché quando una formazione ha equilibrio, gioca bene assieme, con una difesa efficace, quando i suoi elementi riescono a giocare l’uno per l’altro puntando verso lo stesso obiettivo, le assenze si sentono meno. Se poi perdi, lo fai ma con uno scarto risicato. Quello di coach Pillastrini è un gruppo con ragazzi più o meno blasonati che hanno voglia di giocare, di far capire che possono dire la loro contro chiunque». —
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