L’Udinese rimanda ancora appuntamento con la vittoria allo stadio Friuli: col Verona è pareggio
Solito gol (sfortunato) concesso al Verona in apertura, poi i bianconeri dominano. Pareggio di Samardzic, ma sono troppe le occasioni che non vengono trasformate
Pietro Oleotto
Niente da fare. Nonostante la voglia messa in campo, nonostante le occasioni da gol. L’Udinese rimanda appuntamento con la vittoria allo stadio Friuli, dove i tre punti tutti in una volta mancano dalla gara di settembre contro l’Inter, un dato incredibile considerando la posizione in classifica, un settimo posto regalato dalla penalizzazione alla Juventus, ma meritato, considerando il +2 in classifica sulla prima inseguitrice, il Torino, la prossima avversaria.
I bianconeri hanno pagato l’ennesima falsa partenza, il dodicesimo svantaggio delle prime venti giornate di campionato, un vero e proprio record per questa serie A (primo posto), considerando anche i tre 0-0 stagionali, un record certificato dalle rimonte (17 punti) e anche dal pressing vibrante messo in campo dall’Udinese per risalire la china, un’arma che la squadra di Sottil ha saputo utilizzare ieri dopo essere andata in svantaggio per colpa di quello che la Gialappa’s ai tempi d’oro avrebbe definito un “gollonzo” nato su un tiro di Lazovic deviato con la parte alta della testa da Rodrigo Becao, un tocco che ha colto decisamente di sorpresa Silvestri che ha potuto solo osservare il pallone accomodarsi nell’angolino alto alla sua sinistra per poi rotolare in rete, per la gioia del settore ospiti, gremito da oltre 700 ultras veronesi.
Una carambola che ha tolto il fiato agli altri 16 mila (e oltre) spettatori, non ai bianconeri hanno cominciato ad alzare il ritmo come ai bei tempi (all’inizio del girone d’andata, per intenderci) chiudendo il Verona nella propria metà campo.
Una tattica dispendiosa che ha portato alla fine della gara a una superiorità in termini statistici (8 tiri nello specchio contro 2, 14 conclusioni respinte contro 6), purtroppo una vittoria di Pirro se non riesci a convertire le occasioni in gol sonanti.
Una speranza che è rimasta nell’aria gelida del Friuli a lungo, alimentata dal pareggio tutto sommato rapido di Samardzic su una sponda di Beto che così si è fatto perdonare quel controllo presuntuoso e poco sapiente che ha dato il via all’azione del rocambolesco vantaggio dell’Hellas.
La conclusione del numero 24 bianconero per contro è stata una piccola gemma, una sorta di colpo di biliardo, una palla messa in “buca d’angolo”, rasoterra alla destra di Montipò. Lì, a quel punto, l’Udinese ha tirato un po’ il fiato per poi ripartire lancia in resta nell’ultimo quarto d’ora, quando ha fallito un paio di occasioni su calcio d’angolo (la più ghiotta con Bijol), mentre quella più limpida è arrivata su una botta dal cuore dell’area di Udogie, sulla quale Magnani si è immolato, un colpo alla Bruce Lee per diventare uno dei migliori, se non il migliore, tra i gialloblù.
Nella ripresa il ritmo è rimasto sostenuto per i primi dieci minuti, poi l’Udinese ha progressivamente mollato la presa senza più produrre il calcio intenso sciorinato nella parte iniziale.
Sottil a quel punto si è voltato verso la panchina e ha scoperto di non avere chissà quali armi a disposizione. Dentro Lovric per un Tolgay Arslan letteralmente sulle ginocchia, poi una lunga riflessione, quando il tecnico di Venaria Reale ha dovuto giocoforza sostituire i due esterni: Ebosele per Ehizibue (promosso) e Ebosse per Udogie (a luci e ombre).
Poi l’esordio di Semedo il centravanti portoghese della Primavera, un ragazzone di belle speranze che ha dato il cambio a Success per fare coppia con il connazionale Beto negli ultimissimi minuti.
Mosse che non hanno portato al gol sul filo di lana come era successo all’andata al Bentegodi. Finisce con un punto in saccoccia e un altro rimpianto: l’Udinese allunga al settimo posto, ma resta sotto quota 30.
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