Milan trionfa e dedica la vittoria a Cainero
Il bujese al Saudi Tour batte in volata Groenewegen. «Enzo, sei stato un gigante»
Antonio Simeoli
Come spesso gli capita vince due volte a distanza di pochi minuti. Prima in volata, contro un gigante come l’olandese Dylan Groenewegen, uno dei più forti al mondo allo sprint, poi un’ora dopo il trionfo sull’auto del team che sfrecciava nel deserto dedicando un messaggio vocale carico di amore a Enzo Cainero, il “faro” del ciclismo friulano, di cui martedì 31 gennaio sono stati celebrati i funerali, a Udine.
Jonathan Milan insomma, continua la sua carriera da campione. A 22 anni l’atleta della Bahrain Victorious è ormai uno che allo sprint può castigare chiunque, dotato di quella potenza giusta che, volata dopo volata, fa sempre più paura a rivali anche più esperti. Perché, quanto viaggi in gruppo lanciato a quasi 70 km/h, l’esperienza non è banale. Invece anche martedì il corridore friulano ha corso d’esperienza.
Primo squillo
La tappa era la Alula - Shalal Sijlyat di 184 km. Caratteristiche solite d’una corsa nel deserto: vento forte, difficoltà a tenere unito il gruppo, ventagli e, a sei km dalla conclusione, gruppo di nuovo compatto. Media di oltre 52 km/h. Milan viene aiutato in particolare dai compagni Pasqualon e Dusan Rajovic, secondo nella tappa d’esordio di questa piccola corsa a tappe, va detto, corsa in uno scenario da favola. Poi se la deve cavare da solo.
Nel deserto con i pescecani dello sprint. Non molla, sbuffa, soffre, attacca. Sì. Ha la lucidità di rompere le uova nel paniere al Team Jayco di Groenewegen e lancia una lunghissima volata con Cees Bol (Astana) e Milan. Con grande potenza. Groenewegen prova a reagire, ma il friulano vince allo sprint. La prima gara della stagione, al secondo tentativo. La sua terza vittoria tra i pro dopo le due perle alla fine della scorsa stagione al Giro di Croazia.
Una dedica speciale
Poi Milan vince ancora. In auto, con un messaggio vocale che ci manda dall’Arabia. «Un anno fa ho corso qui e ho capito che qui avrei voluto tornare per vincere una tappa, ci sono riuscito grazie anche all’aiuto dei miei compagni.
Ma non voglio dedicare a loro, ai miei familiari, alla fidanzata questa vittoria, ma a un grande uomo che da qualche giorno non c’è più: Enzo Cainero». Inciso, Jonny nel maggio del 2000 era ancora scalpitante nel pancione di mamma Elena quando Enzo Cainero a Buja, dove era di casa, organizzò una parte dei Tricolori di ciclismo che quell’anno portò in tutta la regione con gran finale a Trieste.
A Buja, per quell’occasione, arrivò un gigante del ciclismo come Miguel Indurain. Milan sarebbe nato in quell’ ottobre. Eppure ieri, a 22 anni, nato in una famiglia pane e ciclismo, l’olimpionico ha reso omaggio al manager. «Ha fatto tanto per il ciclismo friulano, e non solo per il ciclismo, tanto per tutto e tutti. Mi viene il magone a dirlo, ma la vittoria è tutta per lui. Enzo, grazie davvero di tutto».
E adesso? Beh, la stagione di Milan è appena iniziata e ora il buiese della Bahrain Victorious è atteso da altre tre tappe nel deserto. «Ci proverò sempre, forse anche mercoledì, anche se poi giovedì, nella tappa più impegnativa, dovrò aiutare il capitano Santiago Buitrago», spiega.
Il Dubai Tour, la Milano-Sanremo o le Classiche del Nord con Fiandre e Parigi Roubaix, corse in cui il campione è particolarmente atteso, sono ancora lontane. Prima, per il “ragazzo multitasking” arriveranno dall’8 al 12 febbraio a Grenchen gli Europei su pista.
Ci saranno, oltre alle medaglie, punti importanti per qualificare il quartetto dell’inseguimento alle Olimpiadi di Parigi 2024. Ma il ragazzo, l’avrete capito ha gambe, testa e cuore. A volontà. —
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