Udinese, un tesoretto che non c’è più
In dodici giornate bruciati 9 punti di vantaggio sul Torino che ha sorpassato i bianconeri accomodandosi al 7º posto ma anche 13 lunghezze sul Bologna e 12 sull’Empoli
Pietro Oleotto
Quella dell’Udinese negli ultimi quattro mesi di campionato è la storia di un grafico in picchiata, manco fosse quello di Wall Street nella crisi del ’29. Dodici giornate per gettare al vento 13 punti di vantaggio su quello che, lo scorso 9 ottobre, era un Bologna in difficoltà, nonostante avesse cambiato guida tecnica, rinunciando al povero Sinisa Mihajlovic per sostituirlo con Thiago Motta.
Ora i rossoblù hanno gli stessi punti dei bianconeri 29, due meno del Torino, domenica capace del sorpasso per il settimo posto, Torino che ha avuto un “differenziale” inferiore rispetto al Bologna, comunque 20 punti in dodici partite, un ritmo niente male anche se paragonato con quelli del “piano di sopra” e chi sta sotto.
Due gli esempi che si possono citare per chiarire meglio l’evoluzione della classifica. L’Atalanta, a quota 38, ben agganciata alla zona Champions, seppure non sempre regolare nel proprio cammino, ha raccolto in questo periodo 17 punti, sorprendentemente uno in meno dell’Empoli, squadra a metà graduatoria che però, come Bologna e Torino, ha viaggiato a un ritmo davvero forte dopo la 9ª giornata. Un ritmo che l’Udinese non riesce più a reggere, considerando che nello stesso intervallo ha collezionato 9 punti.
Sì, solo 9 punti, realizzati cogliendo un solo successo, quello piuttosto rocambolesco di Marassi, con un gol trovato per strada negli ultimi minuti. Proprio quello del gol è l’argomento scottante in casa bianconera. Sempre nelle medesime dodici giornate, l’Udinese ha realizzato 9 gol, tanti quanto i punti in classifica raccolti.
Pochi anche in questo caso, considerando che la squadra di Sottil a gennaio (perciò contro Empoli, Juventus, Bologna, Sampdoria e Verona) ha tirato verso la porta avversaria come nessuna altra in A: 92 tiri per segnare tre volte. Praticamente più di 30 conclusioni (di media) per fare un gol.
Forse proprio in preda a una sorta di depressione agonistica l’Udinese in casa del Torino ha partorito un primo tempo in controtendenza, calciando una sola volta tra i pali di Milinkovic: non le succedeva da più di un anno, quando pareggiò per 0-0 sul campo del Genoa (e in panchina c’era Cioffi). A livello psicologico può essere subentrata la voglia di amministrare il risultato, tanto che la vera Udinese, quella capace di salire sulle fasce laterale, quella capace di mettere sul rettangolo verde del furore sotto forma del celeberrimo “pressing alto”, si è vista soltanto dopo il gol del Toro.
Quando c’era poco da perdere ormai. Una libertà mentale che non ha portato al pareggio, nonostante le occasioni, decisamente più numerose rispetto ai primi 45 minuti. Ma questa è l’Udinese di adesso. Paurosa e involuta.
Chissà che non scatti anche stavolta un ritiro lungo durante la settimana, come è successo prima della Samp. All’orizzonte ci sono il Sassuolo e una giornata che potrebbe far girare la “frittata” bianconera.
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