Pordenone-Pro Sesto, sfida tra filosofie e obiettivi opposti
Neroverdi sotto le aspettative, lombardi sorpresa assoluta del campionato. Diverse anche l’esperienza dei giocatori e l’età media delle due formazioni
Alberto Bertolotto
Una squadra che ha reso sotto le aspettative, al cospetto della sorpresa assoluta del campionato. Un gruppo esperto contro uno giovane. La sfida di lunedì tra Pordenone e Pro Sesto è un incontro tra società con filosofie e storie opposte. Percorsi da raccontare, che mettono sale su una gara determinante per la corsa alla serie B. E intanto oggi la capolista Feralpi gioca in anticipo col Trento.
PUNTI DI VISTA
Il Pordenone, assieme al Vicenza, era considerato dagli addetti come il favorito per il successo finale. Appena sceso dalla serie B, aveva costruito una squadra per provare subito a risalire. La Pro Sesto aveva iniziato il torneo dopo essersi salvata ai playout. Poche aspettative, spesa relativa, un gruppo infarcito di giovani e un allenatore di 33 anni (Matteo Andreoletti, oggi 34enne). Il destino era lottare per non retrocedere, il campo ha detto altro: ora i milanesi precedono di due lunghezze i friulani. E sono riusciti a farlo con una formazione giovane, dall’età media di 24 anni.
Soltanto tre formazioni sono più giovani, al top a riguardo si trova la Juventus Next Gen (21,3 anni). La Pro ha ben 16 giocatori tra i 20 e i 22 anni, con il più vecchio, Riccardo Capogna, che ne ha quasi 35. Tra i “baby” spiccano i difensori Manuel Marzupio e Lorenzo Giubilato, 22 anni. Il Pordenone, con 26,9 anni di media, ha invece la seconda squadra più esperta del girone A di serie C.
Davanti c’è solo il Novara. Gli ultratrentenni non mancano al De Marchi: 35 anni Burrai, 33 Bruscagin, 32 Gucher, 31 Benedetti. Il centrocampista austriaco è uno dei quattro stranieri dei ramarri assieme a Dubickas (lituano), Ajeti (albanese) e Martinez (spagnolo). La Pro Sesto ha solo italiani, molti di loro sono lombardi.
SIMILITUDINI
Ad accomunare i due club la freschezza dei tecnici, perché Stefani con le sue 39 primavere e Andreoletti con i suoi 34 anni sono i più giovani della serie C. C’è dell’altro. Lo sviluppo della città è stato simile. Pordenone si è estesa grazie alla Zanussi, Sesto San Giovanni ruotava attorno alle acciaierie Falck e Breda o a grandi aziende come la Marelli. Luoghi industriali, lotte sindacali quando servivano.
Non manca l’operosità in campo: Andreoletti vuole una squadra che lavori, il presidente Lovisa pretende che i suoi stiano più a lungo possibile in campo, anche se quantità non vuole dire sempre qualità. Diverso il modo in cui si arriva al risultato. L’ha fatto in maniera flessibile la Pro Sesto, con il suo mister passato dal 4-3-3 al 3-4-2-1 per raggiungere lo scopo. A Pordenone non si prescinde dalla difesa a 4: è un dogma societario.
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