Sabatini promuove Sottil: "Si è guadagnato la conferma"
Intervista a uno dei dirigenti più navigati del nostro calcio. Guarda ai bianconeri in vista dello scontro diretto di Bologna: «Due squadre che possono migliorare ancora»
STEFANO MARTORANO
«Visto il lavoro svolto, io non mi porrei il minimo dubbio riguardo al rinnovo contrattuale di Sottil, mentre Thiago Motta sta facendo particolarmente bene e non so se resterà a Bologna». Arriva da un dirigente di comprovata esperienza come Walter Sabatini il giudizio lusinghiero sull’operato degli allenatori di Udinese e Bologna, una sorta d’investitura al merito ai due tecnici che ha il potere di anticipare i temi e l’attesa per la ripresa del campionato, ricordando che a causa della squalifica di Sottil, al Dall’Ara ci sarà il vice Gianluca Cristaldi in panchina.
Sabatini, l’Udinese non ancora deciso sul futuro di Sottil. Lei crede che il tecnico si sia guadagnato il rinnovo?
«Penso di sì perché quando una squadra s’impone sul Milan, così come ha fatto l’Udinese, c’è tanto lavoro di qualità alle spalle. Il risultato di per sé è stato straordinario, ma a prescindere dall’esito conta più come si matura e si arriva a quel risultato, e da parte mia ho visto una prestazione di altissimo livello che riflette il lavoro svolto dal tecnico. Anche per questo io non mi porrei il minimo dubbio riguardo al suo rinnovo».

Intanto proprietà e tifoseria in Friuli hanno ripreso a cullare il sogno europeo che coltivano anche a Bologna.
«Sono due squadre che possono migliorare ed è evidente che qualche pensiero possono farlo perché entrambe hanno costruito una classifica molto importante. Il punto è crederci, perché quando si è coinvolti in certe situazioni bisogna avere il coraggio di fare un discorso importante».
Lo sta facendo Thiago Motta a Bologna, al punto da attirare le attenzioni delle big...
«Motta sta lavorando particolarmente bene, anche se non so se resterà a Bologna e se la società gli costruirà una squadra a sua immagine nel caso in cui restasse. Di certo Thiago sta facendo un ottimo lavoro così come Sottil a Udine, e credo che l’Udinese forse ha qualcosina in più del Bologna dal punto di vista individuale. Sarà una partita tra due squadre forti».
Col Milan Sottil ha impiegato Pereyra e Samardzic come mezzali sul piede invertito. Può essere la “mossa qualità” per decollare?
«Innanzitutto Samardzic è il mio idolo, un talento che mi abbaglia anche se devo dire che gioca un po’ poco. Detto questo, i giocatori impiegati a piede invertito sono destinati a fare bene quando si avvicinano alla porta, per le capacità nell’assist e al tiro, quindi potrebbe essere stata una scelta molto appagante per l’Udinese».
Lo è anche la coppia Beto-Success?
«Beto mi dà sempre l’impressione di fare qualcosa di importante, Success è un giocatore di grandissima mobilità che impegna le difese, è caparbio e ha forza sulle gambe, anche se vede poco la porta».
Tornando ai “gioielli”, è giustificato tutto il clamore e l’attesa per Simone Pafundi?
“Sì, perché è un talento naturale con due grandi qualità legate alla visione di gioco con linee di passaggio che solo lui vede, e i tempi sulla distribuzione del pallone».
Giustificate anche le parole del ct azzurro Roberto Mancini sul suo conto?
«Credo che Mancini si riveda in Pafundi. E chiamarlo in Nazionale è un’operazione corretta, anche per promuovere i nostri ragazzi».
All’Udinese Pafundi gioca poco. Sorpreso?
«A Udine sanno come accompagnare i giovani talenti e in tanti anni lo hanno sempre fatto, ma è un peccato che Pafundi giochi poco e il fatto che non giochi in Primavera è discutibile».
Come si alleva un giocatore di talento?
«Va addestrato, incentivato, e ogni partita è buona per farlo. Per quanto riguarda Pafundi, adesso lui è un bambino a cui bisogna dargli la possibilità di crescere muscolarmente, caricandolo il minino indispensabile. Ha 17 anni e deve essere rispettata la crescita scheletrica spontanea. Tra due-tre stagioni, potrà lavorare più forte in palestra».
Restando sempre in orbita Nazionale, Mancini ha lanciato l’oriundo Retegui. Che segnale è?
«Di un problema con gli attaccanti, ma Mancini è un uomo coraggioso, un commissario tecnico attivo che per me sta facendo un lavoro importante e non è pigro, una delle cose peggiori nel calcio perché la pigrizia è una condanna all’insuccesso».
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