Pafundi e la Nazionale, la fiducia del ct Mancini vale la tribuna
Il commissario tecnico, in difficoltà con i risultati, ha scelto di non schierarlo neppure contro Malta. Resta lo “spot” della convocazione: palla all’Udinese per le ultime 11 di campionato
Massimo Meroi
«Prima convoco Pafundi, poi tutti gli altri». Le ridondanti parole del ct Roberto Mancini il primo giorno di raduno della Nazionale stridono un po’ con le due tribune cui è stato confinato il giovane talento dell’Udinese in questa prima tornata di qualificazioni a Euro 2024.
Sì, perché dopo essere stato escluso dai giocatori impiegabili con l’Inghilterra, Pafundi è stato tenuto fuori anche domenica sera a Malta. Funziona così: quando i punti in palio cominciano a pesare tanto, sia gli allenatori che i commissari tecnici preferiscono affidarsi a calciatori esperti e più rodati per certi palcoscenici.
Del resto quando i risultati non arrivano i primi a rimetterci sono loro. Chissà, avesse fatto risultato pieno giovedì scorso contro l’Inghilterra, Mancini forse avrebbe concesso una mini-occasione a Pafundi come aveva fatto nell’amichevole del novembre scorso contro l’Albania. Stavolta o non se l’è sentita o non ha visto nel ragazzo l’approccio che si aspettava durante gli allenamenti a Coverciano.
Alla resa dei conti il ct azzurro ha seguito la strada intrapresa da Sottil che in merito a Pafundi, subito dopo l’ultima gara con il Milan prima della sosta, aveva spiegato: «È un ragazzino del 2006, su di lui c’è un progetto importante da parte della società: l’obiettivo è quello di fargli compiere gli step giusti per farlo crescere serenamente».
Gli step cui faceva riferimento Sottil sono di carattere fisico, ma anche mentale. Rispetto a trent’anni fa la differenza tra il campionato Primavera e quella di serie A è abissale.
Forse qualche partita in più bisognava fargliela giocare con i suoi coetanei in questa stagione come ha sottolineato in un’intervista al nostro giornale Walter Sabatini, ma poi quando Mancini in merito alla “convocazione spot” dice che «lo chiamo per farlo allenare con noi perché può fargli solo che bene», mette in pratica quello che ha scelto anche l’Udinese: abituare il ragazzo all’intensità degli allenamenti di serie A, aumentarne la struttura muscolare senza per questo perdere in velocità e rapidità.
Ora viene spontaneo chiedersi cosa e se cambierà qualcosa nel club da qui in avanti. In ventisette partite Simone è stato impiegato in due sole occasioni per nove minuti, nelle undici gare che mancano da qui alla fine del torneo il suo “minutaggio” aumenterà?
Andrea Carnevale a questo proposito si era un po’ sbilanciato preannunciando un impiego più assiduo; conoscendo Sottil non crediamo che, almeno a breve scadenza, cambierà qualcosa. Poi, come sempre, basta poco per essere smentiti.
I commenti dei lettori