Udinese Primavera: il mistero di quella Coppa Italia vinta, ma mai vista dalla squadra
Il 31 marzo di trent’anni fa il trionfo in finale sull’Atalanta. Poi niente consegna del trofeo
massimo meroi
È stata una delle imprese sportive più imprevedibili della storia del calcio non solo a livello giovanile. Trent’anni fa l’Udinese primavera conquistava la Coppa Italia ’92-’93, l’unico trofeo a livello di vivaio della gestione Pozzo, superando in finale l’Atalanta, ovvero una delle società con la più grande tradizione a livello di settore giovanile.
Fu una sorta di “miracolo”, di quelli che rendono il calcio lo sport più popolare del mondo. Non fu l’unico perché per arrivare all’ultimo atto l’Udinese eliminò il Milan di Dionigi e Cozza, l’Inter di Marazzina e Di Napoli, tutti giocatori che poi sono approdati in serie A.
Ecco, per stabilire lo spessore di una Primavera si va spesso a vedere quanti calciatori poi sono saliti al piano superiore: tra i bianconeri fecero l’ultimo grande salto Pierini, Bachini e Compagnon, quest’ultimo in campo quella stagione negli ultimi minuti dello spareggio salvezza di Bologna contro il Brescia e che con l’Udinese raccolse 16 presenze nella massima categoria.
Nell’Atalanta c’erano Tresoldi, Tacchinardi, Locatelli, Morfeo, Pisani e altri ancora. In panchina il futuro ct azzurro Cesare Prandelli. Una squadra illegale.
Sulla panchina bianconera sedeva Arcadio Spinozzi, discreto difensore a livello di serie A, oltre cento presenze nella Lazio, che aveva sostituito Adriano Fedele promosso l’anno precedente in prima squadra quando sostituì Scoglio portando l’Udinese in A.
- IL MISTERO
Nella concitazione e nella gioia per la vittoria passò quasi in secondo piano la mancata consegna del trofeo che i giocatori dicono di non aver mai visto.
Racconta Specogna: «Ci dissero che avremmo fatto il giro d’onore nella successiva gara casalinga della prima squadra. Siccome la prima era con l’Atalanta, e poteva sembrare una provocazione, si decise di spostare l’evento a quella successiva con il Milan, ma non se ne fece nulla.
Quando poi abbiamo chiesto informazioni su che fine avesse fatto quella coppa ci dissero che era stata smarrita nel trasloco dalla sede di via Cotonificio a quella attuale in Piazzale Argentina».
Mister Spinozzi ha confessato a distanza di trent’anni: «Io come ricordo di quella vittoria non ho nemmeno una medaglia. Chiesi informazioni in società e mi dissero che le avevano date ai dirigenti e ai ventidue componenti della rosa.
Mi proposero addirittura di darmi quella di uno dei calciatori, dissi di lasciar perdere, ai ragazzi spettava di diritto».
- LA PARTITA
La finale si giocava in due gare. All’andata era finita 1-1 con l’Udinese addirittura in vantaggio con un gol di Negyedi. Il ritorno, come la finale scudetto con la Roma del 1981, si giocò allo stadio Friuli. In tribuna oltre 5 mila spettatori a spingere Pierini e compagni.
Fu una mini fotocopia di Italia-Germania a Messico ’70: gol, rigori, espulsioni, tempi supplementari. Tutto quello che ci può essere in una emozionante partita di calcio fu inserito in quei 120’ di quel 31 marzo di trent’anni fa.
Atalanta in vantaggio al 10’ con un rigore di Poloni a dir poco dubbio (Specogna in scivolata colpì il pallone), al 28’ ospiti in dieci per l’espulsione di Pisani.
A inizio ripresa Spinozzi tolse un difensore, Specogna inserendo una punta, Budini. E la partita cambiò. Poco prima dell’ora di gioco arrivò il pareggio di Compagnon.
L’Atalanta, pur in inferiorità numerica, se la giocò alla pari e anzi, all’inizio del primo tempo supplementare andò sul 2-1 con Capecchi. Un giro di lancette dopo il provvidenziale 2-2 di Fusco.
Al 4’ della ripresa un altro rigore generosissimo per un intervento su Mauro che oggi il Var avrebbe tolto. Pierini si fece parare la conclusione da Ambrosio, ma sul susseguente tap-in fece centro. L’Atalanta reagì, sfiorò il 3-3 e alla fine fu apoteosi bianconera.
- LE POLEMICHE
L’arbitro Mulonia di Reggio Calabria finì nell’occhio del ciclone. L’Atalanta, che complice quella sconfitta non centrò il triplete (aveva già vinto il Viareggio e avrebbe trionfato in campionato), attaccò il direttore di gara: «I miei ragazzi sono stati insultati in campo», disse Prandelli.
Da parte sua l’Udinese fece notare come la partita fosse stata condizionata da un rigore per la Dea che non c’era. Insomma, quando si giocava una finale, seppure a livello giovanile le polemiche non mancavano neanche allora.
- IL RITROVO
In occasione di questa ricorrenza una decina di quei calciatori che regalarono la Coppa Italia all’Udinese, assieme al dirigente Egidio Petrosino, si è ritrovata negli studi di Telefriuli. Una sorta di rimpatriata per un gruppo di ragazzi che nel loro piccolo hanno fatto la storia del club.
In collegamento video Pierini («Il rigore? Ne ho tirati pochissimi in vita mia e quello lo calciai male, per fortuna andò bene») e mister Spinozzi: «Quel pallone pesava, scelsi lui perché era il ragazzo con maggiore esperienza».
Budini, la memoria storica del gruppo, può raccontare tutte le gare di quella fantastica galoppata. Ovviamente la sua preferita è l’1-0 al Moretti con l’Inter grazie a una sua punizione.
Ricordi, sorrisi, abbracci, emozioni: ragazzi, questa è la vostra vera Coppa Italia e potete alzarla al cielo ogni volta che vi ritrovate assieme. —
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