Ecco Ikangi, l’Apu ha mister utilità
«Gli applausi dei tifosi? Li ho assaporati e ne sono felice. Voglio essere al posto giusto nel momento giusto»
Giuseppe Pisano
UDINE. Non parte in quintetto, non è uomo da prime pagine, ma è sempre fra i migliori in campo e finisce in doppia cifra nel tabellino. Se non avete ancora indovinato di chi stiamo parlando, ve lo diciamo noi: è Iris Ikangi, tuttofare di casa Apu che nelle due partite di Supercoppa ha fatto registrare 17 di valutazione media. Oltre a essere un giocatore prezioso, Ikangi è un ragazzo simpaticissimo e merita una conoscenza approfondita.
Ikangi, sensazioni post Trieste?
«Faccio una premessa: anche se era Supercoppa, è stata una partita di alto livello. Provo amarezza, ci tenevamo a portarla a casa perché giochiamo sempre per vincere. Però sono convinto che siamo sulla strada giusta, abbiamo mostrato momenti di ottimo basket offensivo e difensivo».
È all’Apu da un mese. Com’è il primo bilancio?
«Qui mi trovo veramente bene. Sono in una società organizzata, mi mette in condizione di esprimermi al meglio. Vertemati mi piace molto, è esigente e al tempo stesso stimolante. La sua presenza è uno dei motivi per cui ho accettato la proposta dell’Apu».
A giudicare dagli applausi, la gente del Carnera ha gia iniziato ad apprezzarla. Concorda?
«Ho assaporato questa cosa e sono contento. Il mio obiettivo è sempre di mettermi a disposizione del gruppo, mi piace vendere cara la pelle. Voglio essere il tassello giusto nel posto giusto».
Quando a luglio è arrivata la chiamata di Vertemati cos’ha pensato?
«Che era una grandissima opportunità di giocare in una bella piazza con un coach molto competente».
Quanto è difficile ingranare per una squadra tutta nuova?
«A livello tattico serve tempo, allenamento dopo allenamento si migliora. Fuori dal campo, conoscendoci già tutti o quasi, è più semplice, anche perché andiamo d’accordo e siamo un bel gruppo».
Da giovane s'impose alla finali nazionali Under 19 Elite di Gorizia nel 1992. Ricorda?
«Fu un'esperienza stupenda con i miei compagni, gli amici di una vita».
Lei è italo-congolese. Ci racconta la sua storia?
«Mio padre è venuto in Italia, a Pavia, nel 1998, mia madre due anni dopo. In Congo non stavano male, ma volevano scoprire l’Europa. Sono nato a Voghera nel 1994, ho tre sorelle».
Da cosa deriva il nome Iris?
«In congolese non ha nessun significato e dirò di più: non esiste nemmeno un motivo preciso per cui mi hanno chiamato così!».
Qual è il suo idolo cestistico?
«Kobe Bryant, pace all’anima sua, una fonte di ispirazione. Poi cito Kevin Durant».
Come ama trascorrere il tempo libero?
«Mi piace stare assieme al mio cane, ho un bracco italiano. Amo le serie Tv, ora sto seguendo la terza stagione di “Top boy” su Netflix. Ho tutte le piattaforme per lo streaming, sono un amante della Marvel».
Come si trova in Friuli?
«Mi piace molto: è tranquillo e pulito. Inoltre avete grandissimi vini e si mangia molto bene».
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