Coronavirus, le mascherine truffa che dalla Cina invadono Instagram
Jaime D'Alessandro
Un’indagine scova ben 10mila account privati che vendono prodotti non certificati sul social network. Impossibile risalire all’identità dei venditori o richiedere il rimborso
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LA LOTTA alla speculazione e alle truffe nelle vendite di mascherine continua e non solo nel mondo fisico. Sul Web, malgrado le azioni condotte da Google e Facebook lo scorso mese contro alcuni venditori poco trasparenti, continuano a proliferare le offerte e quelle sui social sono a volte delle autentiche fregature. Lo sostiene un’analisi condotta da Ghost Data, formata da Andrea Stroppa, Danny Di Stefano, Bernardo Parrella e Lev Pasha, partita dall’analisi di circa 100mila messaggi apparsi si Instagram.
“Abbiamo trovato almeno 10.450 account dubbi e la stragrande maggioranza di loro vende maschere mediche cinesi di qualità non verificata”, spiega la ricerca. “Sfruttano l’hashtag Covid-19 per attirare potenziali acquirenti”.
Nessuna garanzia ovviamente che i prodotti pubblicizzati siano autentici e sicuri, per non parlare della possibilità di minacce per la salute se si indossando mascherine assemblate usando chissà quali materiali. La scelta di Instagram, al posto dei più tradizionali Amazon, eBay e Alibaba, è dovuta alla maggiore facilità di non essere rintracciati. Le piattaforme per il commercio elettronico controllano i venditori e richiedono indennizzi in caso di mancata consegna o consegna di un bene che non è quello pubblicizzato.
Le cose cambiano radicalmente se si sfrutta un account Instagram privato, non identificabile, e magari collegalo a Whatsapp o Wechat per comunicare con i clienti. Come opzione di pagamento invece va per la maggiore Paypal. “Questo garantisce che le transazioni avvengano con tracciabilità quasi zero oltre al poter negare qualsiasi rimborso dell'acquirente in caso di reclamo”, sottolinea la ricerca.
In realtà molti dei prodotti proposti su Instagram non hanno alcun sistema di controllo sull’affidabilità dei venditori. Bisogna cercare il nome online per capire se si tratta di negozi di una qualche serietà. Ghost Data quindi mostra il lato peggiore, vista la pandemia in corso, di una piattaforma che in generale in fatto di commercio elettronico deve ancora fare molti passi in avanti.
“I social network offrono un servizio di alto valore, soprattutto in tempi di crisi”, conclude l’indagine. “Sono però strumenti potenti che comportano grandi responsabilità per i gestori”. Instagram ha fatto sforzi evidenti per moderare, frenare e limitare la diffusione di contenuti illeciti associati agli hashtag Covid-19. Eppure, stando all’indagine di Ghost Data, nonostante questi sforzi i truffatori hanno trovato il modo di dilagare.