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Lotta all'evasione fiscale

Satispay, via il contante in 20 anni col supporto del fondatore di Twitter e Square

Satispay, via il contante in 20 anni col supporto del fondatore di Twitter e Square
L’amministratore delegato, Alberto Dalmasso: "Abbiamo costruito l'azienda su valori e visione, vogliamo semplificare la vita alle persone e rendere il mondo migliore combattendo l’evasione fiscale"
3 minuti di lettura

C'è un mondo senza denaro contante nel nostro futuro. Alberto Dalmasso l'ha immaginato 8 anni fa e da allora lavora per renderlo possibile quanto prima: "Fra 15 anni i contanti copriranno il 20% dei nostri pagamenti e andranno gradualmente a sparire", prevede l'amministratore delegato di Satispay, startup fondata nel 2013 insieme a Dario Brignone e Samuele Pinta.

Satispay ha creato un'app per disintermediare il trasferimento di denaro: niente carte di credito, operatori telefonici o banche di mezzo, si mandano soldi agli amici o si acquista qualcosa, in negozio e online, e l'app addebita l'importo sul conto corrente. Prima di mettere mano al codice, però, i fondatori di Satispay hanno lavorato a un documento che definisse i valori dell'azienda: "Eravamo e siamo convinti che valori e visione siano gli elementi che permettono di affrontare i momenti difficili - ci ha spiegato Dalmasso - Sono questi che consentono di attrarre persone di talento e investitori importanti e che aiutano a definire il cliente che poi ti sceglie".

Dario Brignone, Alberto Dalmasso e Samuele Pinta, fondatori di Satispay
Dario Brignone, Alberto Dalmasso e Samuele Pinta, fondatori di Satispay 

Benché tutto questo sia poco misurabile, l'ultimo round di investimento chiuso da Satispay è in qualche modo la prova di quanto sostiene Dalmasso. Non per la cifra (93 milioni di euro) comunque fra le più alte raccolte da una startup in Italia, ma per il peso degli investitori. Uno su tutti: Square, società americana di pagamenti digitali tramite carte di credito, costituita nel 2009 dal co-fondatore e Ad di Twitter, Jack Dorsey, e oggi quotata a New York per un valore di circa 100 miliardi di dollari. "È stato più difficile convincere Esselunga ad accettare i pagamenti con Satispay", racconta Dalmasso, ricordando la fatica che faceva nel 2017 per farsi ascoltare da catene e negozi. Da lì in poi, però, la crescita è stata costante, accompagnata dalle richieste da parte di investitori e aziende come Square di fare due chiacchiere. Chiuso quel round, cui hanno partecipato anche Tencent (holding cinese cui fa capo uno dei venture capital più grandi al mondo), Lightrock (venture capital lussemburghese) e Tim Venture (Telecom Italia), Satispay ha ottenuto una sorta di certificazione di qualità: "Adesso ci chiamano investitori da tutto il mondo e ci fanno i complimenti per quello che stiamo costruendo".

Se gli chiedi come siano riusciti in un round del genere, la spiegazone di Dalmasso è che sono stati gli investitori a cercarli, e ti rimanda a quel documento sui valori di Satispay scritto quando l'app era ancora un'idea sorretta dalle necessarie ricerche di mercato.

"I nostri valori sono 3: do it smart, be responsible e believe", li riassume Dalmasso. Il primo obiettivo di Satispay è fare le cose in modo intelligente e "non come si sono sempre fatte", e questo spazia dall'agenda della settimana al modo in cui si condividono i file all'interno dell'azienda, prima di ripercuotersi sul prodotto: "Questo è fondamentale per attrarre colleghi e clienti smart". In Satispay tutti i dipendenti hanno quote della startup, grazie a un programma di stock option: "L'azienda non è dei fondatori o degli investitori, ma di chi dedica la propria vita e i propri sforzi a farla crescere. Per cambiare la vita di milioni di persone c'è bisogno di gente che creda davvero di riuscire a fare la differenza". In modo responsabile, però, "perché abbiamo il privilegio di lavorare tutti i giorni per cambiare il mondo e non ha senso farlo se non lo rendiamo un posto migliore". E come questo sia possibile cancellando il contante, Dalmasso lo sintetizza così: "Oltre a semplificare la vita di milioni di persone, se elimineremo il contante cancelleremo il veicolo principale dell'evasione fiscale". Il punto più importante è forse però il terzo: "Essere ambiziosi ci ha portato a parlare con investitori di alto livello, anche se poi spesso non hanno investito. Ascoltando le loro domande però abbiamo capito che per fare crescere il nostro business dovevamo puntare su retention mensile, frequenza di utilizzo e long time value". E così oggi gli utenti di Satispay dopo aver iniziato a usare l'app non smettono più, anzi la usano tutte le volte che possono.

Mentre continua a crescere in Italia, dove c'è ancora tanto lavoro da fare, Satispay ha di recente aperto in Germania e Lussemburgo. L'azienda ha una valutazione di circa 250 milioni di euro ed è ancora lontana da quello status di unicorno cui ogni startup guarda per certificare la propria candidatura al successo: "Siamo ancora all'inizio", è consapevole Dalmasso, ma tutto lascia intendere che la direzione intrapresa sia quella giusta. Essere partiti dall'Italia, uno dei Paesi più arretrati dal punto di vista dei pagamenti digitali, poteva sembrare una pessima scelta, ma Dalmasso la considera ovvia: "Siamo italiani che si lamentano di come vanno le cose. L'innovazione nasce così, per soddisfare un bisogno o rimuovere un disagio". E una volta dimostrato che si può fare qui, si può fare ovunque.

"La cosa più importante che ho imparato in questi anni - ci ha raccontato il fondatore di Satispay - è che devi lavorare e studiare tanto: devi innanzitutto essere un esempio per tutti e poi diventare esperto di ogni cosa quel tanto che serve per capire se le persone cui affidi un progetto siano in grado di svolgerlo". Quanto all'errore più grosso, è stato "aver lasciato andare via una persona ascoltando più il legale che lo spirituale: se anche qualcosa è andato storto, non c'è motivo per finirla male, perché siamo sempre persone. Credo di non aver commesso errori paragonabili a questo".