Una mano ha strappato la pagina di Facebook (e di tutto il suo mondo) dai grandi elenchi telefonici di Internet: si può spiegare con questa metafora, quanto successo con il down di oltre 6 ore di Facebook e delle sue controllate, Instagram e WhatsApp. Mai un disservizio era stato così prolungato, non solo per Facebook, ma anche per un qualsiasi altro colosso della Rete.
Molti esperti hanno commentato che il down di Facebook rivela le molteplici fragilità connesse ai social: la loro fragilità intrinseca, la fragilità dei sistemi di Internet, la nostra fragilità in relazione a loro (cioè la nostra dipendenza da questi strumenti). E sono proprio le cause tecniche del down a rivelare queste debolezze, perché affondano nella struttura di base propria della Rete.

Il down dei Dns
Il problema, secondo evidenze tecniche emerse nelle scorse ore, risiede nel sistema dei nomi di dominio della società. Sono i Dns, una sorta di elenco telefonico per Internet: sono lo strumento che converte un dominio Web, come facebook.com, nell'effettivo protocollo Internet (la sigla è Ip), che è l’indirizzo numerico che corrisponde al sito. Senza quell’elenco, Facebook (nella sua interezza, con tutti i suoi servizi) diventa irraggiungibile sulla Rete. È come se scomparisse.
Senza questa mappa per orientarsi, i computer e gli smartphone che vanno alla ricerca di Facebook (e di WhatsApp, o di Instagram) per interagirci si perdono in vicoli ciechi.
Il problema nel Bgp
A livello tecnico ulteriore, il problema a Facebook sembra avere le origini nel Border Gateway Protocol, in sigla Bgp. Nella metafora che vede il Dns come l'elenco telefonico di Internet, il Bgp è il suo servizio postale: è l’attore che seguendo quell’elenco porta l’utente verso la risorsa desiderata. Il Bgp determina i migliori percorsi (routes) attraverso cui i dati devono viaggiare, consulta la mappa e fa da navigatore.
Le evidenze tecniche che sia stata questa la causa sono pubbliche: pochi minuti prima che le piattaforme di Facebook smettessero di funzionare, sono emerse molte modifiche ai percorsi Bgp di Facebook, secondo quanto spiegato via Twitter dal responsabile della tecnologia di Cloudflare, John Graham-Cumming. Facebook non ha commentato se e perché queste modifiche siano avvenute davvero.
Tuttavia, l'amministratore delegato di Cloudflare, Matthew Prince, ha twittato che, sempre secondo dati pubblici, quei percorsi Bgp venivano pubblicati di nuovo: “Probabilmente questo significa che il servizio sta per essere ripristinato”. E infatti così è stato, confermando che proprio quella era la causa. CloudFare ne ha dato qui la spiegazione tecnica dettagliata.
La causa ultima del problema (insomma, com’è stato possibile che si rompesse la bussola per trovare Facebook?) non è ancora nota: certo è che il problema è stato così grave, e così profondamento radicato nella struttura alla base di Internet, da costringere i tecnici di Facebook ad andare fisicamente a correggere i percorsi di Rete.

Un problema di tutti
Come si diceva, il problema rivela non solo la struttura tecnica della Rete, ma anche la sua struttura socio-economica, perché c’è stato un problema anche ad accedere ai siti e app che poggiavano su un sistema di login basato sui server di Facebook: "Questa interruzione ha evidenziato la nostra dipendenza da Facebook e dalle sue proprietà, come WhatsApp e Instagram - ha detto Brooke Erin Duffy, professore di comunicazione alla Cornell University - Ha evidenziato il livello sbalorditivo di precarietà che struttura la nostra economia del lavoro sempre più mediata dal digitale”.
E come fosse fatto apposta, al Senato americano proseguono le udienze dove si accusa Facebook di avere messo consapevolmente il profitto davanti agli interessi degli utenti e della società tutta. Proprio mentre la struttura dei social e il nostro rapporto con loro si sono rivelati in tutta la loro fragilità.