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Si chiama i-Mesh la startup italiana scelta per Expo Dubai

Si chiama i-Mesh la startup italiana scelta per Expo Dubai
Una giovane azienda della provincia di Ancona ha sviluppato un nuovo materiale per l’architettura, a basso impatto ambientale, multiforme e innovativo
2 minuti di lettura

È composta di fibra (di origine minerale e di sintesi, di carbonio, vetro, basalto, Zylon e Technora) e di resina la copertura della passeggiata (in gergo tecnico si chiama promenade) di Expo 2020 a Dubai. La fibra si chiama i-Mesh ed è un tessuto speciale realizzato da una startup di Numana, in provincia di Ancona, fondata da Alberto Fiorenzi nel 2012. Fiorenzi, partendo dalla sua esperienza nel settore aerospaziale e nautico, ha sviluppato un nuovo materiale per l’architettura, pensato in un'ottica di economia circolare. La compagnia di Fiorenzi ha realizzato per la manifestazione 2,7 km di tessuto tecnico (per una superficie totale di 52.500 metri quadrati), prodotto in Italia: un materiale tessile risultato più performante, sostenibile e versatile per il clima locale. i-Mesh ha infatti superato il test di resistenza a una tempesta di sabbia, rimanendo intatto.

Riutilizzabile

La sfida delle compagnia è stata inoltre realizzare 2,7 chilometri di coperture retrattili, senza cioè travi di sostegno trasversali (30 chilometri di alluminio estruso risparmiati, quindi un taglio di 31 tonnellate di CO2 che non saranno rilasciate nell’ambiente). i-Mesh poi sarà riutilizzabile. Significa che, quando l’Esposizione Universale sarà terminata, buona parte del tessuto impiegato per le coperture resterà sul posto come installazione permanente, mentre altre parti potranno essere riutilizzate in un altro contesto cittadino. Il progetto per Expo 2020 Dubai è il risultato di una lunga ricerca, in cui le soluzioni sono state certificate da un sistema di calcolo appositamente creato in collaborazione con il Politecnico di Milano.

Sei tipi di fibre e un polimero

i-Mesh è composto da due elementi: sei tipi di fibre (di cui quattro minerali) e un polimero termoplastico che non cambia le sue proprietà durante il processo industriale: significa che può essere separato dalle fibre durante le operazioni di riciclo.

Resistenza ed estetica

«Utilizzare il filo e renderlo trama, studiare e sfruttare il suo comportamento nella sua unicità e “mischiarlo” con altri. Sono partito da questa intuizione per mettere a punto un tessuto multiuso e multi-assiale progettato per consentire la personalizzazione in tempo reale di tessuti tecnici» ha spiegato Alberto Fiorenzi. «La composizione del prodotto inizia con la nano-preparazione del filato - ha aggiunto - i colori e l'aspetto estetico cambiano a seconda della fibra utilizzata, prevalentemente di origine minerale. La ricerca sulle materie prime si è concentrata su elementi naturali come carbonio, che permane immutato nel tempo, basalto, volcano e fibra di vetro. Componenti che garantiscono resistenza ed estetica al tempo stesso. La totale libertà di personalizzazione è senza dubbio il più grande pregio di i-Mesh: non esiste, infatti, una trama standard nella sua produzione». Per Fiorenzi «i-Mesh è un materiale che si libera dai vincoli della tessitura tradizionale generando sempre nuove emozioni e forme espressive, garantendo leggerezza e resistenza insieme. Il nostro obiettivo è stimolare l’economia locale, l’artigianato Made in Italy e un nuovo modello di tessile: circolare, a basso impatto ambientale, multiforme e sempre innovativo».

Un po' di storia...

i-Mesh è stato lanciato nel 2012, in occasione di Made Expo per il progetto “Green Home Design 2012: Come vivere il presente per preservare il futuro”, dove viene scelto da per creare un’area riservata ma permeabile all’interno della sala conferenze. Nel 2013 il tessuto è alla Milano Design Week 2013 in un’installazione ispirata al romanzo “Alice in Wonderland” di Lewis Carroll. Dal 2015 al 2019 l'azienda ha sviluppato un progetto di ricerca per la caratterizzazione del prodotto i-Mesh e perla valutazione e quantificazione dei suoi impatti positivi sugli edifici. Dal 2019 al 2021 è stato avviato un nuovo progetto di ricerca sull’utilizzo dei pannelli i-Mesh nelle facciate architettoniche, come schermatura solare sostenibile.