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Intervista

Conti: "Con l'aiuto di Lenovo curo l'anima delle Ducati MotoGp"

Gabriele Conti, Direttore Sistemi Elettronici di Ducati Corse, ai tempi di Valentino Rossi
Gabriele Conti, Direttore Sistemi Elettronici di Ducati Corse, ai tempi di Valentino Rossi 
Parla il direttore dei sistemi elettronici di Ducati Corse. Che ci spiega come l'elettronica renda le moto da gara più facili da portare al limite. E spesso perfino comode
3 minuti di lettura

“Le moto – ci disse una volta Valentino Rossi - hanno un’anima. Una cosa così bella non può non avere un’anima”. E quest’anima la cura, la gestisce, una persona: Gabriele Conti, direttore dei sistemi elettronici di Ducati Corse. Già perché il passaggio dal mondo sentimentale a quello tecnico è una tappa obbligata quando corri in MotoGp e ti giochi un mondiale.

D’altra parte la Ducati non è una casa motociclistica come le altre, è qualcosa di più, un’azienda tutta italiana – anche se fa parte del gruppo Volkswagen – con una personalità unica. E in quest’arte maieutica, nel percorso di ricerca della “verità” della moto, nel difficile compito di tirar fuori  la sua anima, Conti ha un alleato: Lenovo, il colosso del mondo dell’informatica.

Gabriele, ma con tutta questa elettronica, la moto rimane sempre una moto o ormai è una specie di computer?

“E’ ancora una moto – ride n.d.r -  resta sempre una moto, ma ora è più facile da usare, più facile da portare al limite. Il nostro lavoro, in collaborazione con Lenovo, è proprio questo: realizzare una moto molto veloce, competitiva ma allo stesso modo anche comoda”.

Perché comoda? E’ una moto da corsa, mica da turismo…

“Le prestazioni di una MotoGp oggi sono estreme, se non mettiamo il pilota a suo agio poi diventa impossibile che lui riesca a sfruttarne tutto il suo micidiale potenziale…”.

Mi ricorda ancora Valentino, quando arrivò da voi avevate quello strano telaio in carbonio tipo F1. E lui disse, “vabbé ha sempre due ruote, è pur sempre una moto…” E invece…

“In quegli anni purtroppo Vale non si trovò fra le mani una moto né comoda né competitiva. Ma con lui abbiamo innestato quella rivoluzione che è poi proseguita fino ai giorni nostri. Vale ha interrotto il cammino fatto con Stoner. E devo dire che sono contento di aver partecipato a questa rivoluzione”.

In Romagna le moto tutto motore le chiamano ‘gnurant’, ignoranti. La Ducati è sempre stata così. E ora?

“La moto ha come obiettivo finale la raffinatezza, non più l’ignoranza. Ma è vero che lavoriamo sempre per avere un motore strapotente. Poi gran parte del lavoro è nel renderlo fruibile. Una parte lo fa l’aerodinamica. E l’altra parte la fa l’elettronica che è stata limitata dal 2011 con software unico”.

E torniamo alla Lenovo, ai computer.

“Noi abbiano costruito tutta la moto intorno a questa elettronica fissa. E riusciamo a migliorare di molto la centralina libera. Ma si, la potenza strabordante delle Ducati c’è sempre: lavoriamo così. Cerchiamo prima la superpotenza e poi cerchiamo di gestirla”.

Che aiuto vi arriva da Lenovo?

“Un aiuto enorme, non è più uno sponsor, ma un partner. E lavorare con loro ha fatto la differenza. Abbiamo potuto scegliere vari “blocchi” di lavoro, abbiamo potuto utilizzare persone competenti che ci aiutano. Dai tablet ai server, Lenovo è entrata in tutta la nostra attività. E’ come avere un amico che ne sa più di te. Il nostro team oggi si chiama ‘Ducati Lenovo Team’ non a caso: rafforzando la partnership tecnologica, puntiamo su data analytics, intelligenza artificiale e soluzioni software smart. Uno dei progetti principali che hanno guidato la trasformazione digitale di Ducati è stata l’adozione del cluster HPC (High-Performance Computing) basato sui server ThinkSystem SD530, SR630 e SR650 di Lenovo, che ha permesso a Ducati di rinnovare e ampliare la dotazione hardware dell’azienda, aumentando significativamente la potenza di calcolo a disposizione degli ingegneri e migliorando l’affidabilità del sistema di simulazione.

Hanno anche realizzato un supercomputer tutto per voi?

“No, non ce n’è stato bisogno: abbiamo scelto dal loro catalogo quello che avevano, non abbiamo una personalizzazione. Tutto quello che usiamo noi può essere comprato dalla gente comune”.

Ma fin dove si arriverà con l’elettronica in Motogp?

“Ci pensa il regolamento a fissare dei limiti, ed è giusto così, altrimenti il campionato costerebbe troppo e allontanerebbe i costruttori. Oggi ne abbiamo sei. Ma bisogna trovare un compromesso, dobbiamo essere pronti ai cambiamenti dei regolamenti per avere più elettronica. Va detto però che questo regolamento per ora funziona, ci sono distacchi bassi, tanta competitività”.

Si arriverà ad avere una moto a guida autonoma?

“Ho visto qualche prototipo, ma nelle competizioni non credo, noi motociclisti siamo romantici, mettiamo sempre l’uomo davanti a tutto. Si arriva all’ultima curva e con il gomito si struscia l’asfalto. Un questione di cuore. Ma dal punto di vista della passione della tecnica seguo molto questi aspetti: già una moto che sta in piedi da sola, sembra banale, ma è un risultato enorme”.

Chiudiamo con qualcosa di personale: che computer e che moto usi?

“Ho un P1 e poi un ThinkPad X1 Fold pieghevole, con quest’ultimo faccio davvero tutto, uso più spesso l’X1 che il P1. E per le moto invece guido a noleggio tutte le ultime Ducati. Ma una mi è rimasta nel cuore. Una 749 gialla. Quella si, aveva davvero un’anima”.