È su Amazon Prime Video (qui), ma non in Italia. È su Apple Tv Plus (qui), ma non in Italia. È stata su Rai 4 a marzo 2019, ma ora non c’è più. Ogni tanto torna in streaming su Rai Play, poi sparisce, poi torna e poi sparisce di nuovo. Nel momento in cui scriviamo ci sono 6 episodi (su 10) delle stagioni 2, 3 e 4. Ma fra un paio di giorni non ci saranno più. Questione di diritti, ci hanno spiegato da Viale Mazzini.
Stiamo parlando di Halt and Catch Fire, una delle più belle (o forse la più bella) fra le serie tv dedicate ai computer e allo spirito della Silicon Valley. Trasmessa per la prima volta nel 2014 sul canale americano Amc, lo stesso di Breaking Bad e The Walking Dead, ancora oggi, quasi 8 anni dopo, è praticamente impossibile da guardare in Italia. Meglio: è possibile solo se sei un hacker o un pirata informatico. Se sei Cameron Howe, insomma.


Che cos’è Halt and Catch Fire e perché si chiama così
Cameron, interpretata dall’attrice Mackenzie Davis, è fra i protagonisti di questa serie, ideata da Christopher Cantwell e Christopher C. Rogers e andata in onda per 4 stagioni, sino all’estate del 2017. Il nome viene da una specie di leggenda metropolitana nerd, cioè da una stringa di comando in linguaggio macchina che, se digitata, porterebbe al blocco del computer e alla sua autodistruzione (appunto Halt and Catch Fire, cioè Fermati ed Esplodi). Non è una cosa vera, ma è comunque utile per capire quanto dentro a questa cultura fossero gli autori del serial.
Che è ambientato all’inizio degli anni Ottanta e racconta la nascita dei computer come li conosciamo oggi: si parte dal 1983, l’anno che precede l’arrivo del primo Apple Macintosh, e la storia sembra in qualche modo quella dell’azienda di Cupertino e di Steve Jobs e di Steve Wozniak. Anche se in realtà è ufficiosamente ispirata a quella di Compaq, che fu fondata nel 1982, riuscì (per davvero) a fare reverse engineering di un pc Ibm e a replicarlo, arrivando a dominare brevemente il mercato dei personal computer per poi subire un crollo vertiginoso.
La prima stagione è ambientata prevalentemente a Dallas (un altro riferimento a Compaq) ed è più o meno tutta qui, tutta concentrata nell’ansia di creare e di sviluppare qualcosa di nuovo, di lasciare la propria impronta nel mondo e magari anche di cambiarlo un po’, di stare svegli tutta la notte per essere pionieri nel Far West dell’informatica, scontrandosi con e incontrando i protagonisti reali di queste storie incredibili. Nelle successive, l’attenzione è più sul mondo dei videogiochi online e poi nella quarta si parla di Internet e dei motori di ricerca. Ma i protagonisti restano sempre gli stessi.

Due donne e due uomini, parità dove ce n’era poca
I personaggi principali di Halt and Catch Fire sono sostanzialmente quattro, due uomini e due donne. I primi sono l’imprenditore Joe MacMillan e il programmatore Gordon Clark (rispettivamente, gli attori Lee Pace e Scoot McNairy), che si possono dire ispirati a Jobs e Wozniak: Gordon è inizialmente timoroso, prudente e timido ma anche molto capace, mentre Joe, arrivista, sessualmente ambiguo e con le giacche doppiopetto e la Porsche 944, è quanto di più yuppie e anni ‘80 ci possa essere.
Ma sono i due personaggi femminili, apparentemente opposti ma in realtà con parecchie affinità, a essere ancora più interessanti, nonostante che in quegli anni (e forse pure in questi), di donne in quel mondo ce ne fossero davvero poche. C’è Donna Clark, la moglie di Gordon (l’attrice Kerry Bishé), che lavora in Texas Instruments ed è la dimostrazione perfetta di come si possano coniugare famiglia e carriera, se non si hanno bastoni fra le ruote. Talmente tanto che si dimostrerà fondamentale per la buona riuscita del computer di Cardiff Electric, l’azienda immaginaria raccontata nella serie.
E poi ovviamente c’è Cameron, che è insieme l’apoteosi del politicamente scorretto e del politicamente corretto: giovane, alta, bionda, sexy, bravissima con i computer, sembra messa lì solo per solleticare le fantasie erotiche di nerd occhialuti; e però è anche capace di hackerare una banca, indipendente, intraprendente, cattiva, sessualmente disinibita, forte e decisa, ennesima conferma che non è il genere a fare la persona. O il programmatore.

youtube: la sigla iniziale di Halt and Catch Fire
Gli anni ‘80 e la colonna sonora
L’ultimo ingrediente è quello che a detta di tutti (soprattutto di quelli che c’erano) è stato il decennio migliore di sempre, qui declinato sotto forma di uffici sconfinati fatti di vetrate, moquette, cubicoli con le scrivanie singole e tappezzerie che a rivederle oggi mettono un po’ le vertigini. Così come fanno sorridere i lettori di floppy, gli schermi monocromo con tubo catodico e tutta quella tecnologia che allora era all’avanguardia, ma adesso non più.
Non fa sorridere, ma invece emoziona, suscita ammirazione ed è perfetta per Halt and Catch Fire, la colonna sonora, ricca di brani dei Clash, dei Talking Heads, di Pixies e Violent Femmes e pure dei Creedence. E ovviamente di David Bowie, perché in una serie così, che parla di prime volte e principianti, vuoi non metterla una canzone come Absolute Beginners?
Impossibile, però, non citare la sigla iniziale, ricavata dal brano Still On Fire del dj danese Trentemøller: la lasciamo qui sopra, ché se non doveste riuscire a vedere la serie (cosa alquanto probabile), almeno potete vedere quella.