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Social network

Capire, prima di reprimere: così TikTok risponde alla sfida delle sfide pericolose

Capire, prima di reprimere: così TikTok risponde alla sfida delle sfide pericolose
(reuters)
L’app più amata dai giovanissimi continua la lotta contro le challenge, con un nuovo hashtag, i video di alcuni fra i creator più in voga e più attenzione alla moderazione
2 minuti di lettura

“Kids want help”, cioè “i ragazzini vogliono essere aiutati”. Vogliono capire, e forse vogliono pure una mano. Così ci ha detto Alexandra Evans, responsabile europea della Safety Public Policy di TikTok, per spiegarci perché il social network più in voga del momento abbia deciso di impegnarsi nel contrasto delle cosiddette challenge, quelle sfide che coinvolgono i giovanissimi, che nascono online e nel mondo virtuale ma nel mondo reale possono avere conseguenze anche gravi.

“I comportamenti pericolosi sono sempre stati vietati su TikTok, sin da subito - ci ha spiegato Evans - Ma ora vogliamo fare un passo in più". Perché? “Soprattutto per due motivi: perché vogliamo dare la miglior risposta possibile su tutte le questione che affrontiamo e su cui siamo impegnati; e perché vogliamo capire il problema e aiutare gli altri a capirlo, creare una base di conoscenza che possa essere utile a tutti, anche ai nostri concorrenti”. Sì: a leggerla sembra un po’ una frase fatta e pure altezzosa, ma se c’è qualcuno che può farcela, con i ritmi di crescita che ha, è proprio TikTok.

La lotta alle sfide pericolose

Nella pratica, questo si è tradotto nell’adozione di nuove contromisure, nuove linee guida, una più severa e attenta attività di moderazione e rimozione dei contenuti, di cui su Italian Tech abbiamo raccontato lo scorso novembre. Ma non basta, appunto perché “kids want help”, e dunque il social network ha deciso di intervenire nei casi in cui gli iscritti cerchino contenuti contrassegnati come bufale o sfide potenzialmente pericolose: vengono reindirizzati a una nuova guida in-app che li incoraggia a seguire il processo in 4 passaggi (fermati, pensa, decidi, agisci) ideato per gestire le challenge. Inoltre, si è deciso di coinvolgere alcuni creator (che per l’Italia sono Kiro Ebra, Fabiana Andreani e Marco Martinelli) per realizzare alcune clip che diffondano questi messaggi, anche grazie all’hashtag #SicuriSuTikTok: inizieranno a essere visualizzate nella sezione Per Te degli under 18 fra fine febbraio e inizio marzo.

Perché farsi aiutare dai creator, invece di usare figure magari più autorevoli e istituzionali? “Perché i ragazzi non vogliono sentire queste cose dai genitori, dagli insegnanti, dai medici e dagli psicologi - ci ha ricordato Evans - vogliono sentirle su tiktok e vogliono sentirle dai tiktoker”. Perché va bene che “kids want help”, ma anche non vogliono annoiarsi.

tiktok: la clip di Kiro Ebra contro le sfide pericolose

@kiro_ebra #pubblicità menomale che ci sono io a spiegare le cose a mia mamma?? #safertogether #sicurisutiktok ? suono originale - @kiro_ebra

La moderazione e la questione degli under 13

Parlando di ragazzini, che comprensibilmente sono i principali fruitori e pure autori delle challenge (il 5,69% dei contenuti rimossi nell’ultimo quarto del 2021 erano raggruppati sotto la voce Suicidio e autolesionismo, cui al momento appartengono pure le sfide), è impossibile non parlare di come tenere gli under 13 lontano da TikTok, dove in teoria non dovrebbero stare: “La nostra piattaforma è molto popolare, è ovvio che i ragazzini vogliano esserci - ha ammesso Evans - Noi lavoriamo per evitare che ci siano, se non ci possono stare”. In questo, “anche la classificazione dell’app fatta dagli store digitali può aiutare”, ma non è tutto: “Abbiamo un migliaio di moderatori dedicati specificamente al tema, la cui missione è trovare gli account che chiamiamo under age (cioè under 13, ndr), e anche c’è un pulsante dedicato nell’app per la segnalazione dei profili che potrebbero essere under age”. Funziona? Pare proprio di sì: “Soltanto nell’ultimo quarto dell’anno scorso abbiamo rimosso oltre 12,5 milioni di account perché appartenenti a minori di 13 anni”.

Per riuscire a trovarli, e in generale per moderare l’enorme mole di contenuti che vengono pubblicati quotidianamente, il social di proprietà di Bytedance si basa sia sull’intelligenza artificiale sia sulle capacità degli umani: “Le persone fissano le regole, che sono decise insieme da esperti, rappresentanti di ong, medici e psicologi - ci ha chiarito Evans - le macchine le applicano, e sono molto brave a farlo, soprattutto a fare il grosso del lavoro e a cogliere segnali pericolosi”. E poi? “E poi gli umani fanno un ulteriore controllo, una sorta di revisione su video segnalati dalla nostra IA o da qualche utente”. Il prossimo passo sarà “migliorare ancora l’efficacia della IA nel riconoscimento delle challenge pericolose, che non sono sempre facili da cogliere”. Perché questo è un lavoro che non finisce mai.