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Mobilità

L’Aiways punta in alto: è la “Tesla dei cinesi”

L’Aiways punta in alto: è la “Tesla dei cinesi”
Il nuovo marchio ha solo cinque anni di vita, ma sbarca in Europa ribadendo l’orgoglio di essere cinese. In Italia debutta con un suv elettrico da 400 km di autonomia. Lanceranno un’auto nuova ogni anno
5 minuti di lettura

Sfidano i pregiudizi, si dichiarano orgogliosamente “Made in China” e ora sono anche in Italia con il Suv U5: l’Aiways è entrata con coraggio in nuovi mercati, offrendo (parole loro) “eccellenza tecnica cinese, stile accattivante e tecnologia EV all'avanguardia a un prezzo accessibile”. Marchio nuovo – stanno appena festeggiando i cinque anni di vita in un mondo dove ci sono marche ultracentenarie – e tanta voglia di sfidare i grandi del mondo dell’auto elettrica. Non è un caso d’altra parte che l’Aiways si sia subito conquistata lo scettro di essere considerata “La Tesla dei cinesi”: la sfrontatezza con cui la marca entra nel mercato dei motori è la stessa dell’azienda di Elon Musk. Rispetto alla partenza del brand della Silicon Valley (che nel 2003 partì dal nulla) però la Aiways è già molto forte: ha stabilimenti di proprietà in Cina che includono un sito di produzione modernissimo a Shangrao con una capacità attuale di 150.000 veicoli, centri ricerca e sviluppo e di design a Shanghai e una linea di produzione per l'assemblaggio delle batterie a Changshu. Non solo: il quartier generale dell'azienda all’estero si trova in Germania, a Monaco di Baviera.

“Sono bravi, hanno imparato a fare le auto – spiega Marco Saltalamacchia, presidente esecutivo del Gruppo Koelliker che rappresenta la Aiways in Italia – ma non lasciatevi ingannare dalla loro giovane età: la Cina automobilisticamente parlando è ormai un Paese maturo perché ha marche con una storia che viene da lontano (con importanti collaborazioni con aziende europee ed americane) e marche più simili al concetto Tesla, startup che sono in grado di raccogliere capitali significativi, con grandi capacità di attrarre i migliori designer e tecnici del mondo dell’automobile”. Già il fatto che la Aiways arrivi in Italia con il Gruppo Koelliker deve far riflettere: l’azienda milanese ha tirato su dal nulla marche all’epoca sconosciute come Seat, Hyundai, Mitsubishi e molte altre ancora. E Saltalamacchia è considerato un “big” dell’auto: in precedenza ha ricoperto varie cariche in Renault nelle funzioni commerciali, marketing e after sales, in FCA nell’ambito flotte e corporate business e in Bmw, prima in qualità di presidente della filiale italiana e poi come Senior Vice President Region Europe.

Insomma le ambizioni sono tante, anche per il prodotto, la U5, con la quale la marca cinese debutta: la macchina ha un design modernissimo, uno spazio (soprattutto nei posti posteriori come piace ai cinesi) da record e alcune furbizie mai viste prima: per rendere più spazioso il posto anteriore del passeggero è stato fatto sparire il cassetto portaoggetti che così si trova un grande spazio per le gambe. Tanto essendo elettrica la vettura è piena di tasche e vani, anche sotto la consolle centrale (il bagagliaio dai 432 litri iniziali può passare a 1555).

Dal punto di vista tecnico qui ci sono 410 km di autonomia ottenuti grazie al fatto che l’U5 è il veicolo elettrico con il più basso consumo e per questo è già nel Guinness dei Primati. Di serie poi c’è la possibilità di caricare la U5 rapidamente in corrente continua (DC) che significa passare dal 30% all’80% di “pieno” in soli 27 minuti. E se a questo aggiungiamo dimensioni “importanti” (la macchina è lunga 4,7 metri, larga 1,9 e alta 1,7) e una dotazione di serie ricchissima, ecco che il prezzo di listino di 42.750 euro chiavi in mano (con garanzia di 5 anni/150mila km e 8 anni su batteria) appare molto competitivo.

Insomma una macchina già matura. “Se si partisse da zero – spiega infatti Saltalamacchia - non sarebbe possibile arrivare a questo punto. Tesla ha il vantaggio di essere nata in California, quindi ha avuto accesso a finanziamenti e competenze primarie altissime. Ma è facile recuperare il gap per chiunque: se noi guardiamo all’hardware dell’auto elettrica non ci sono grandi novità. Parlo di scocca, carrozzeria, interni. Sulle batterie c’è una grande evoluzione ma sono tecnologia mature anche quelle. Poi i motori elettrici sono ancora più tradizionali, hanno una storia centenaria. La vera capacità è quella di integrare questi sistemi”. La forza dei cinesi? Anche qui il manager ha idee precise: “L’auto è sempre più assistita, autonoma e in questo settore i cinesi hanno sviluppato una grande capacità di progettazione. Oggi tutti i costruttori classici sono impegnati nel recuperare il gap con le elettriche, i tedeschi che conosco bene sanno come recuperare questo ritardo, anzi lo stanno già facendo. Ma la concorrenza di chi è nato facendo solo queste auto è forte”.

“Siamo – conclude Saltalamacchia – ancora in una fase pioneristica. E poi l’Italia, lo vediamo anche nelle scelte governative, ha un approccio stop and go. E questo è un problema non solo per  chi vende auto ma anche per chi le produce. E il fatto che il governo non abbia ancora abbracciato la transizione della mobilità spinge un costruttore non europeo verso i mercati del nord Europa e verso la Norvegia in particolare”.

Ma torniamo alla U5, a questo punto una specie di cavallo di Troia per i costruttori cinesi: la macchina si presenta subito molto moderna, con un quadro strumenti Lcd con un display centrale e due laterali per avere accesso alle informazioni chiave come velocità di crociera, i sistemi di guida autonoma attivati, la modalità di guida e molto altro. I due display laterali, inoltre, propongono le informazioni sui consumi di kWh, le percorrenze e altro ancora. Poi c’è il touchscreen Lcd da 12.3”, con funzioni antiabbagliamento e antiriflesso, accesso alle funzioni chiave per controllare tutto il resto. Ma qui, ed è una sorpresa, non c’è la lingua italiana e tutto il funzionamento, compresi i tasti sul volante, richiedono un bel periodo di assuefazione perché è tutto molto diverso dalle logiche di funzionamento a cui siamo abituati. Ma poi appena parti (come sulla Tesla non ci sono tasti di accensione, si mette in Drive e via) ci si trova su una macchina perfettamente in linea con i gusti europei. Grande tenuta di strada, sottosterzo sempre presente, una coda che segue bene quello che vuole fare il pilota anche se poi lo sterzo è un po’ impreciso. Ma questa non è un’auto sportiva anche se la bella potenza del motore da 150 kW (204 Cv) regala performance e stile di guida agile, dinamico. Non proprio sportivo, ma quasi.

Anche il volante, rivestito di pelle e microfibra, tagliato nella parte superiore come sulle F1 è sportivo: piccolo e con un’ottima presa garantisce una visione ottimale delle informazioni contenute nel quadro strumenti. Ma la U5 è una macchina da famiglia, con guida autonoma di livello 2 e l’I-drive, un sistema di guida avanzato che permette di tenere il veicolo in carreggiata sempre alla corretta distanza dal veicolo che precede.

Ora il punto è come fare a far diventare glamour la macchina. Insomma come copiare anche in questo la Tesla… “In Koelliker il mestiere di creare marchi è un mestiere antico: abbiamo portato marchi sconosciuti in Italia al grande successo. Pensiamo ai coreani, quando i ragionamenti che stiamo facendo in questo momento li facevamo 20 anni proprio con loro… Ecco, oggi viviamo le stesse esperienze di allora, con la differenza che in Cina sono molto attenti al design, all’immagine e hanno prodotti molto moderni, che sposano alla perfezione la voglia di novità che abbiamo oggi. In questo percorso per rendere glamour un marchio bisogna cambiare la narrativa, altrimenti il consumatore è confuso. E chi è nativo nella tecnologia dell’auto elettrica ha una grande vantaggio perché non deve avere a che fare con i nostalgici dei V8 e può giocare liberamente sui vantaggi di avere una macchina che si è liberata di un albero di trasmissione, di un cambio, di un grosso motore: i designer sono in condizione di poter progettare una vettura completamente diversa”.

Insomma Aiways qui sembra avere un doppio vantaggio: essere orientali ed elettrica. E poi punta sul concetto di spazio posteriore, ancora per noi un tabù. “Vero – spiega Saltalamacchia – perché i cinesi vogliono auto lunghe dietro per avere più spazio. E visto che a breve le auto saranno sempre più autonome questo ci porterà ad avere sempre più bisogno di spazio posteriore. D’altra parte quando già oggi prendiamo un treno ci preoccupiamo solo del il comfort a bordo. Inoltre anche il fatto di essere quasi un marchio no logo ci aiuterà. Guardi che è successo con la Dacia che quando è arrivata in Italia era del tutto sconosciuta”.

E, a proposito di orgoglio cinese, il concetto ce lo spiega bene Alexander Klose, Vice President di Overseas Operations Aiways: “Il marchio è cresciuto enormemente in un breve lasso di tempo. Siamo molto soddisfatti delle premesse che siamo riusciti a creare in Europa. Entro la fine del 2022, intendiamo raggiungere vendite ad almeno 5 cifre, grazie alla crescente popolarità del SUV U5 e all'introduzione di un nuovo modello anche in nuovi mercati. Siamo orgogliosi di affermare che i nostri prodotti sono realizzati in Cina secondo standard internazionali e ritengo che questo rappresenti un simbolo di eccellenza tecnologica”.

Rimane solo un problema, almeno per l’Italia, convincere gli scettici dell’auto elettrica, visto che le Aiways sono solo a batteria. Come si battono i “no watt”?

“Ci sarà sempre uno zoccolo duro, che resisterà all’elettrico – spiega Saltalamacchia - l’auto è sempre stato un oggetto molto emotivo. E le emozioni legate all’auto sono immense. E’ il posto dove si è fatto l’amore dove abbiamo passato momenti felici e tristi. Ma il passaggio sarà inevitabile, anche grazie alla forza del prodotto”. E la Aiways da questo punto di vista ci metterà del suo visto che intende lanciare un nuovo modello ogni anno, a cominciare dal Suv Coupé U6, che affiancherà il Suv U5 sulle strade europee dalla seconda metà del 2022.