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Sport

MotoGp, dietro le quinte hi-tech del Ducati Lenovo Team

Francesco Bagnaia trionfa al Gran Premio d'Italia
Francesco Bagnaia trionfa al Gran Premio d'Italia (fotogramma)
Siamo stati al Mugello per visitare i box dell’Azienda di Borgo Panigale e raccontare un’inedita simbiosi tra tecnologia e artigianato, nata nel nome delle performance
4 minuti di lettura

Prima di ogni cosa, ciò che colpisce nei box è il rumore: quello inebriante, adrenalinico e assordante delle MotoGp Ducati smontate, rimontate e accese al riparo da occhi indiscreti, oppure spinte al massimo sulla pista. E poi quello delle workstation e dei server Lenovo: basso e costante, rassicurante a suo modo; fatto di ventole in guerra contro gli oltre 30 gradi del Mugello, mentre hardware e software processano ad alta velocità grandi quantità di dati. Una simbiosi tra tecnologia e artigianato, tra megahertz e cavalli vapore, per un’alleanza nata nel nome delle performance.

È il giovedì prima del Gran Premio d’Italia Oakley, ottava gara della MotoGp che si corre nel 2022 all’Autodromo Internazionale del Mugello, e che sarà vinto proprio dal pilota ufficiale Ducati Francesco Bagnaia. L’occasione perfetta per incontrare i responsabili del Ducati Lenovo Team e fare il punto su una partnership tecnologica che dura dal 2018: una collaborazione che ha trasformato e “aumentato” ogni aspetto dello sviluppo, del monitoraggio e della gestione degli otto fulmini rossi che oggi girano in pista con il marchio Ducati (tra squadra ufficiale e team satellite); e che, nell’era della Covid-19, quando solo a pochi membri del team era concesso di raggiungere le piste, ha anche consentito a Ducati di far collaborare i tecnici e ingegneri a distanza. Di gareggiare praticamente in “remote working”, si potrebbe dire.

Workstation e chiavi inglesi

Ma andiamo con ordine: per raccontare come lavora il Ducati Lenovo Team con quali strumenti e per fare cosa, il modo migliore è partire dallo spazio fisico intorno alle moto, nei box: qui i tecnici Ducati utilizzano le workstation portatili ultraleggere Lenovo ThinkPad P1, con cui scaricano i dati da ciascuna Desmosedici GP 22 per analizzarli al volo e apportare eventuali modifiche senza allontanarsi mai dalla moto. L’efficienza ed affidabilità di questi pc sono fondamentali, perché in MotoGP non c’è telemetria come nel Gran Premio automobilistico, e quindi le brevi soste ai box (ad esempio durante le prove) sono l’unica occasione in cui è possibile scaricare i dati dalla moto, sottoporli a una prima analisi, fare delle scelte e variare le impostazioni. Ad ogni stop, ci sono circa 5 minuti a disposizione per effettuare riparazioni e prendere decisioni fondamentali e che graveranno sulla prestazione fino alla prossima sosta, dunque non c’è spazio per errori di sistema. 

"Ci serviva un portatile affidabile per far girare i nostri software e Lenovo ce l’ha costruito dando ascolto alle nostre richieste", spiega Stefano Rendina, responsabile IT per Ducati corse. "Praticamente lo abbiamo fatto insieme - continua - collaborando anche nella scelta della Ram, all’ottimizzazione del Bios, oppure per aumentare l’efficienza nella dissipazione del calore, necessaria per chi come noi lavora in ambienti ristretti e molto caldi, e deve spesso tenere il computer chiuso".

L’unione (dei dati) fa la forza

Sempre nei box, ma un po’ più lontano dalle moto troviamo i server ThinkSystem SE350, di dimensioni ridotte e facili da trasportare, per una ulteriore elaborazione ed analisi dei dati prodotti da ogni moto. Che non sono pochi: parliamo di 15Gb generati da oltre 50 sensori per ognuna delle 8 Ducati in gara, ogni gara. "Soltanto le gomme contengono già diversi sensori che misurano l’umidità o la temperatura interna del cerchio - svela Gabriele Conti, Direttore Sistemi Elettronici di Ducati Corse - mentre sensori a infrarossi sono montati sulla forcella per misurare la temperatura della gomma in punti precisi, affinché tutto sia perfettamente sotto controllo".

Un mare di informazioni che il costruttore di Borgo Panigale raccoglie e - sorprendentemente - mette a disposizione di ogni team: "I piloti sono in competizione tra di loro, ma le moto si chiamano tutte Ducati - spiega senza nascondere un certo orgoglio Davide Tardozzi, Team Manager Ducati - tutti vedono i dati di tutti e hanno a disposizione la stessa infrastruttura, così i loro feedback moltiplicano i risultati". La cosa notevole è che questo non crea attriti tra i piloti, «perché ognuno sa che può imparare dagli altri, scoprendo dove “staccano” prima della curva, come reagiscono le altre moto, o come avviene il trasferimento di carico». Informazioni che combinate alle immagini dei piloti in azione, sono oro colato, una ricchezza che peraltro viene stratificata nel tempo e resta fruibile, consentendo di ripescare dai server dati utili ad affrontare le situazioni quando queste si ripresentano simili a quelle già vissute, come la pioggia su un circuito specifico.

 

Dal simulatore alla pista

"L’altra grande innovazione, poi, è che noi simuliamo qualsiasi cosa - spiega ancora Tardozzi - quando testiamo il progetto di un nuovo motore con il nostro simulatore, il sistema si rivela preciso fino a prevedere esattamente quanti cavalli avrà. Per noi è fondamentale - chiarisce - perché ci consente di ottenere il risultato senza dover ad esempio sviluppare tre motori e poi vedere quale va meglio, contenendo i costi". Lo stesso vale per l’altro elemento cruciale di una MotoGp, ovvero l’aerodinamica, che viene anch’essa sviluppata e testata prima nei simulatori che girano a Borgo Panigale, sui cluster HPC (High-Performance Computing) basati su server ThinkSystem SD530, SR630 e SR650 di Lenovo, con notevole risparmio di investimenti per Ducati. 

Gareggiare in remote working

È il terzo livello tecnologico dopo le workstation degli ingegneri e i server mobili che viaggiano con il team. Un'infrastruttura complessa da cui dipendono i risultati in gara, lo sviluppo delle moto, e su cui dal 2020 si appoggia saldamente anche il sistema di collaborazione Remote Garage. Nato durante la fase più dura dell’epidemia da Covid-19, quando i lockdown avevano ridotto drasticamente il numero degli ingegneri ammessi in pista, esso ha infatti consentito ai tecnici rimasti esclusi di collegarsi e partecipare attivamente alla gara ovunque si trovassero, lavorando come se fossero presenti.

Finite le restrizioni, il sistema era ormai diventato parte integrante del modo di lavorare in Ducati Corse, quindi è stato potenziato e reso più sicuro per dare accesso a più persone: oggi molti dei 150 dipendenti di Ducati Corse continuano a collaborare da remoto nei fine settimana di gara e durante i test pre-season, aumentando l’efficienza del team e riducendo i costi di trasferta in un campionato che ora ha ben 20 gare, con tappe in Giappone, Stati Uniti e Australia. "Per fare un esempio, lo specialista delle gomme lavora da casa - spiega Luigi Dall’Igna, General Manager di Ducati Corse - e nei giorni del MotoGp tutte le sere analizza i dati di tutte le moto, quindi si confronta con noi per aiutarci a scegliere le gomme più prestanti e tarare di conseguenza i controlli di trazione".