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Le reazioni

Ok dell'UE al caricabatterie universale: la gioia degli ambientalisti, i dubbi dei consumatori

Ok dell'UE al caricabatterie universale: la gioia degli ambientalisti, i dubbi dei consumatori
Il colosso statunitense dovrebbe modificare la porta Lightning. Intanto le associazioni degli ambientalisti festeggiano e quelle dei consumatori paventano aumenti dei prezzi
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Si guarda alle mosse di Apple, dopo l'accordo raggiunto dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea sul caricabatterie universale. La direttiva propone l'introduzione di un unico alimentatore, compatibile con porte Usb-C, per cellulari, tablet, e-reader, fotocamere digitali e altri dispositivi elettronici. Da mesi l'Ue era al lavoro sulla norma, che ha come obiettivo principale quello di ridurre i rifiuti elettronici associati alla produzione, al trasporto e allo smaltimento dei caricabatterie.

Il caso della società statunitense

Sino a oggi, tra i più fieri oppositori del caricatore universale si è distinto il colosso dell'iPhone, Apple, che per i propri prodotti utilizza la porta cosiddetta Lightning. Non a caso, subito dopo l'annuncio dell'accordo, le prime domande rivolte al commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, hanno riguardato proprio l'eventualità che il gruppo californiano guidato da Tim Cook possa non adeguarsi alla direttiva europea. "La regola - ha risposto Breton - vale per tutti, non è fatta contro nessuno. Non costringiamo nessuno a entrare nel mercato interno, ma ci sono delle regole che si applicano a tutti. Inizieremo ad applicarle tra 24 mesi, lasciamo alle società due anni, sono più che sufficienti, ma le incoraggiamo ad adeguarsi prima. A buon intenditore poche parole", ha aggiunto il commissario Ue.

Apple non si è ancora ufficialmente espressa sull'accordo appena raggiunto. Tuttavia, lo scorso settembre, quando la Commissione Ue aveva presentato la proposta legislativa per l'introduzione del caricabatterie universale, il gruppo di Cupertino si era detto preoccupato "che una regolamentazione severa che imponga un solo tipo di connettore soffochi l'innovazione anziché incoraggiarla, il che a sua volta danneggerà i consumatori in Europa e nel mondo. Ci impegneremo con le parti interessate a trovare una soluzione che protegga gli interessi dei consumatori, nonché la capacità del settore di innovare e portare nuove entusiasmanti tecnologie agli utenti. Condividiamo l'impegno per la protezione dell'ambiente" aveva concluso Apple.

Le ipotesi in campo

In attesa che dalla società arrivino indicazioni più precise, si ipotizza che il gruppo della "mela morsicata" possa prevedere per i propri prodotti commercializzati in Europa una modalità di ricarica senza cavo (wireless), ma c'è chi non esclude che possa anche studiare i primi iPhone con porta Usb-c (in parte già utilizzata su altri prodotti del gruppo).

Intanto, da associazioni ambientaliste e a tutela dei consumatori si registrano reazioni in ordine sparso. Per esempio, la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha accolto con favore l'intesa europea sul caricabatterie universale. "Ogni anno in Europa - ha osservato il presidente, Alessandro Miani - vengono prodotte circa 51mila tonnellate di rifiuti elettronici, con un evidente danno sul fronte ambientale. In Italia si stima che ogni cittadino produca circa 16,6 kg di rifiuti elettronici all'anno, ma raramente si esegue un corretto smaltimento di tali prodotti, con conseguenze negative per l'ambiente. L'introduzione di un caricatore universale avrà innegabili vantaggi sul piano ambientale, perché permetterà di abbattere le quantità di rifiuti elettronici prodotte ogni anno da cittadini che utilizzano smartphone, tablet e altri apparecchi".

C’è chi lancia l’allarme rincari

Le associazioni dei consumatori hanno invece puntato il dito verso la possibilità di un aumento dei prezzi. "Il caricabatterie universale - ha paventato il Codacons - rischia di trasformarsi in una colossale fregatura per gli utenti, con la misura che potrebbe causare un rincaro generalizzato dei prezzi dei prodotti elettronici". Il rischio concreto, ha spiegato una nota, "è che le grandi società di elettronica e telefonia compensino i minori guadagni legati alla vendita dei caricatori con un aumento generalizzato dei listini di smartphone, tablet e altri prodotti elettronici, scaricando così sulla collettività il costo della misura decisa dall'Ue. Un fenomeno che andrebbe ad aggiungersi a quello della obsolescenza programmata di elettrodomestici e beni elettronici, già più volte denunciato dal Codacons, e che produce un danno milionario agli utenti".

"Bene, era ora!" ha commentato con entusiasmo Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. Che però ha subito aggiunto: "Dopo oltre dieci anni di discussioni, speriamo che stavolta sia la volta buona. Sia chiaro, però, che attendiamo i fatti e la concreta attuazione di questa nuova direttiva. Insomma, non ci crediamo finché non lo vediamo. Non vorremo, infatti, che nel frattempo ci fossero rinvii all'italiana o che i costi di questa transizione fossero fatti pagare ai consumatori con gli interessi. Saremo comunque pronti a denunciare all'Antitrust europeo eventuali intese restrittive della concorrenza o abusi di posizione dominante" ha minacciato l'Unione Nazionale Consumatori.