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Ferrero (Young): "Il crollo di bitcoin non ci spaventa. Per alcuni sarà un'opportunità"

Il team di Young. Adrea Ferrero è il terzo nella foto, a partire da destra
Il team di Young. Adrea Ferrero è il terzo nella foto, a partire da destra 
L'ad della principale piattaforma italiana di compravendita di criptovalute, che ieri ha chiuso un round da 16 milioni di euro con Azimut primo investitore: "Siamo nati in un contesto ribassista, siamo abituati. Ora punteremo a costruire il nostro mercato in Francia e Spagna"
3 minuti di lettura

“Il crollo delle cripto? Nel momento in cui diventa un problema per alcuni, vuol dire che è un’opportunità per altri”. Andrea Ferrero è l’amministratore delegato di Young Platform. 24 anni, torinese, nel 2018 ha creato insieme a cinque compagni di banco dell’Itis di Fossano quella che oggi è diventata la piattaforma italiana di compravendita di criptovalute più usata in Italia: un milione di utenti, secondo i dati della società. Ieri, mentre le cripto affondavano in uno dei crolli più fragorosi della loro storia, annunciavano un investimento da 16 milioni di euro da parte di Azimut e altri investitori. “Un asset manager come loro guarda al lungo periodo”, commenta Ferrero, certo che il lungo periodo sia dalla loro parte.



Ferrero, non è il momento migliore delle cripto.

“Ci siamo abituati. Abbiamo costruito l’azienda nel mercato bearish (ribassista, ndr) delle cripto nel 2018, subito dopo il crash di inizio anno. Tuttora non siamo in un mercato bearish, ma c’è qualcosa di diverso”.

Cosa?

“Più che altro è l’inizio della seconda fase del mercato bull (rialzista, ndr), che arriverà nei prossimi mesi”.

Come fa a esserne certo?

“Da settembre capiremo meglio. I nostri indicatori ci dicono che entro la fine dell’anno le cose andranno meglio e comunque bitcoin resterà tra i migliori asset in cui investire nel 2022”.

Cosa fate nei periodi negativi per il comparto, come questo?

“Cambiamo approccio e usiamo questo tempo per costruire qualcosa”.

Saranno d’aiuto le nuove risorse dell’ultimo round di investimento. Come li impiegherete?

“L’aumento di capitale ci aiuterà a costruire il nostro mercato in Francia e in Spagna, poi li scaleremo, quando si potrà”.

Nel breve periodo invece?

“Ci concentreremo sul prodotto e sul team. Non possiamo lasciarci fermare dai momenti negativi delle criptovalute. Diminuiamo la tattica, ci concentriamo sulla strategia”.

Come è nato questo aumento di capitale con Azimut?

“Durante un roadshow con investitori internazionali. Azimut ha mostrato un interesse formale e vincolante. A a noi interessava la loro propensione internazionale. Il fatto che fosse un asset manager per noi faceva di Azimut un interlocutore preferito, e così abbiamo deciso di sposarci. Anche Banca Sella e United Venture, già nostri investitori hanno partecipato al round”.

Per una società come la vostra, questi crolli delle cripto sono un problema? Come li vivete?

“Sappiamo che nel momento in cui c’è un problema per qualcuno, per qualcun altro si aprono opportunità. L’intero comparto delle cripto ha 11 anni di storia. Sappiamo che è assai complesso che si arrivi a una situazione degenerativa per l’intera industria”.

 



Cosa intende?

“Il fatto che ci siano grossi fondi di investimento e moltissimi investitori retail dovrebbe mettere già le istituzioni in guardia e provare a tutelarle. Servono delle regole per il settore, e l’Unione europea si è già dimostrata all’avanguardia in questo”.

C’è un punto in cui il valore delle cripto diventa troppo basso per poter essere sostenibile per voi?

“Non c’è un prezzo preciso. C’è un tema di regolamentazione. Se la finanza tradizionale oggi non ha dei fattori di criticità sistemici, non penso che il mercato delle cripto possa averne. Se poi collassa l’economia globale…”

Che succede?

“Be’, a quel punto il mondo cripto sarebbe l’ultimo dei problemi”

Qual è la differenza tra Young e le altre piattaforme di scambio di cripto?

“Il Go to market. La nostra strategia di aggressione del mercato si basa sull’educazione finanziaria dei nostri clienti, spesso giovanissimi. Con Young Platform Step educhiamo i cliente al mercato delle criptovalute tramite dei meccanismi di gamification e logiche di incentivi. Siamo molto orientati sulla clientela neofita del tema delle criptovalute”.

Come avviene questa formazione?

“Si leggono dei testi, come su bitcoin, poi ci sono delle domande. Se si risponde bene si hanno dei token, che possono essere convertiti in denaro o in cripto da scambiare sulla piattaforma”.

Funziona?

“Direi di si. Il 70% di chi partecipa non monetizza e basta, ma va a investire in bitcoin e altre criptovalute”.

Basta leggere dei testi e ottenere dei token per diventare investitori meno suscettibili ai momenti negativi del mercato?

“No. Ci siamo accorti che gli strumenti intellettuali spesso non bastano. Che in momenti di panico dei mercati, molti vendono, adottano comportamenti irrazionali e decisioni poco ponderate. Servono anche degli strumenti tecnici per gli investitori. A breve infatti implementeremo una funzione di Robot advisor su Young, in maniera tale che parte del capitale investito venga gestito in maniera più razionale in questi momenti. Stiamo già procedendo a ottenere le licenze per farlo”.


La stablecoin Terra-Luna era scambiata su Young?

“Si”.

Come avete reagito al collasso del mese scorso?

“Abbiamo proposto di rimborsare i clienti che stavano perdendo i loro soldi. Noi abbiamo delle fortissime procedure di due diligente. Ma in quel caso abbiamo fatto un errore. Anche se da termine e condizioni non siamo responsabili, ci siamo ritenuti comunque responsabili”.

Che errore vi imputate?

“L’errore di dare fiducia a un progetto che comunque capitalizzava 100 miliardi di capitalizzazione. Col senno di poi, era impossibile da prevedere. Però, ecco, sicuramente ci ha insegnato tanto e a fidarci di meno di questi progetti”.