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Agricoltura

Travaglini (Planet Farms): "Crisi idrica? Conferma che è tempo di ripensare l'agricoltura"

Travaglini (Planet Farms): "Crisi idrica? Conferma che è tempo di ripensare l'agricoltura"
L'imprenditore che nel 2018 ha lanciato l'azienda che produce prodotti agricoli limitando il consumo di acqua: "Il cambiamento climatico ci spinge a ripensare il nostro modello di produzione"
3 minuti di lettura

“La crisi idrica che stiamo vivendo è solo un’altra conferma: la globalizzazione alimentare ha fallito e sta per finire. E’ tempo di ripensare il modo in cui coltiviamo i prodotti agricoli”. Luca Travaglini ha 42 anni. E’ il cofondatore insieme a Daniele Benatoff di Planet Farms. Lanciata nel 2018, all’inizio non doveva essere un orto verticale per la produzione di frutta e ortaggi: “Volevo solo che i prodotti della terra non dovessero essere più lavati prima di essere consumati, che nascessero dal ciclo più naturale di madre natura: niente diserbanti, né chimica”, spiega l'imprenditore.

 

Una soluzione possibile alla crisi idrica

Planet Farms e le altre soluzioni di agricoltura idroponica al momento non possono sostituire la produzione agricola tradizionale. "E' un po' come la formula uno per l'automotive", ammette Travaglini. Ma molte tecnologie nate di nicchia poi, per esigenze di mercato o necessità, sono diventate di largo consumo. 

Figlio di una famiglia di industriali attivi nel settore agroalimentare da oltre 50 anni (Travaglini è l’azienda che produce i macchinari per l’asciugamento dei salumi un po’ ovunque nel mondo), vede in soluzioni come quella offerta da Planet Farms una risposta a un problema urgente del nostro tempo: ripensare la produzione agricola, renderla più sostenibile, chiudere con un passato di consumo eccessivo di suolo terrestre per la coltivazioni che va avanti da millenni.

“Noi oggi rispondiamo a due grossi problemi: quello idrico, perché l’acqua diventa sempre più un bene prezioso e noi non consumiamo altra acqua se non quella che c’è all’interno di ogni singola foglia delle nostre coltivazioni; e quello della produzione di frutta e verdura, perché oggi non possiamo più produrre dove riteniamo sia più conveniente farlo nel mondo, ma grazie alle soluzioni tecnologiche come le coltivazioni indoor possiamo farlo ovunque, a impatto zero. Rappresentiamo un modello di autosostentamento”. 

Come funziona Planet Farms

Come? Travaglini e il suo socio hanno creato con Planet Farms un sistema automatizzato di coltivazione che inizia dalla posa dei semi al confezionamento. Tutto avviene in un ambiente chiuso, che protegge le piante dai nemici naturali delle coltivazioni. Non servono quindi pesticidi o antiparassitari. L’aria è purificata dalle soluzioni industriali della famiglia Travaglini, l’acqua presa direttamente dalla falda e immessa nel sistema. Una volta dentro nemmeno una goccia viene sprecata: la pianta prende quello che vuole, quello che avanza viene rimesso nel sistema.

Il risultato, secondo i dati dell’azienda, si traduce in un risparmio di risorse idriche del 95%.  “L’obiettivo degli orti verticali è cercare di rendere più efficiente la produzione agricola, non sprecando risorse, cercando di limitare all’essenziale il consumo di acqua. L’unica acqua è quella che rimane dentro la biomassa delle foglie, non c’è una goccia d’acqua in questi sistemi che non venga utilizzata per il suo unico scopo possibile: dare nutrimento alle foglie”, ragiona Travaglini.

Lo stesso vale per il consumo del suolo, ridotto di 300 volte (un ettaro di orto verticale equivale a 300 ettari di agricoltura tradizionale). E, garantisce Travaglini, “zero impatto sull’ambiente”. L’anno scorso Planet Farms ha inaugurato il più grosso stabilimento di orto verticale in Europa, a Cavenago, in Brianza. Altri sono in fase di costruzione a Como, in Emilia, uno a Londra, nei pressi di Cambridge. E’ un’azienda che dà lavoro a 88 persone e fornisce prodotti che vengono venduti in 350 supermercati in Italia.

 

Agricoltura idroponica, un mercato da 11 miliardi nel 2025

Planet Farms non è l’unica soluzione italiana di agricoltura idroponica. Aziende che coltivano tramite orti verticali, o vertical farm, ci sono in quasi tutte le regioni d’Italia, come quella dei fratelli Lapietra in Puglia, o Sfera, azienda del grossetano. Il mercato degli orti verticali è business in ascesa, complici le urgenze poste dai cambiamenti climatici e la necessità di trovare delle soluzioni più efficienti in agricoltura. Studi degli ultimi anni hanno registrato una crescita di questo business del 20% l’anno, con una progressione attesa almeno fino al 2026, per un giro d’affari che potrebbe toccare i 11 miliardi di euro entro il 2025, dieci in più rispetto al miliardo scarso toccato nel 2015. 

Ma, avverte Travaglini, “soluzioni come la nostra non si possono sostituire del tutto all’agricoltura tradizionale. Noi replichiamo il miglior ciclo di madre natura, nella sua forma originaria, ogni giorno. La tecnologia spesso priva di qualcosa la natura, in questo caso ridà”.

Forse soluzioni come Planet Farms resteranno la formula uno del cibo. O forse nel tempo ci saranno soluzioni che potranno allargare l’applicabilità di questa tecnologia su vasta scala. Non è difficile immaginare che a deciderlo sarà l’urgenza imposta dai cambiamenti del clima.