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Gli speaker della ITW/5

Dal Piemonte alla California, da zero a 2,5 miliardi di dollari: la favolosa storia di Loris Degioanni

Dal Piemonte alla California, da zero a 2,5 miliardi di dollari: la favolosa storia di Loris Degioanni
Ha 46 anni (di cui 20 passati in Silicon Valley) ed è il fondatore di Sysdig, startup nata nel 2013 nel suo giardino di casa appena fuori San Francisco
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“Quando all'inizio della carriera leggevo di unicorni, immaginavo aziende sfavillanti, fondatori famosi, metriche perfette, successo istantaneo e nessuna fatica. Oggi, seduto nello stesso giardino dove 9 anni fa ho scritto la prima linea di codice del nostro prodotto, penso a quanto irrealistico sia quel termine. Costruire una startup è come una corsa sulle montagne russe. Richiede un sacco di energia e ti cambia profondamente. Lo stress e l'adrenalina non ti mollano mai. Non è una vita romantica. Si lavora notte e giorno. Penso a quante paure rimangano. A quanta fatica ci sia ancora da fare. Alle notti insonni che mi aspettano. E ritengo che Sysdig più che un unicorno sia uno scarafaggio. Non è sfavillante, ma sopravvive. Perché alla fine il segreto è tutto lì. Non affondare nella tempesta. Sopravvivere. Ogni giorno che sopravvivi, sei un giorno più vicino alla meta”.

Se la meta è la quotazione in Borsa

A parlare è Loris Degioanni, 46 anni (di cui 20 in Silicon Valley e 3 figli), il fondatore di Sysdig, startup nata nel 2013 nel suo giardino di casa appena fuori San Francisco. Ha raccolto 729,5 milioni di dollari (350 solo nell’ultimo round a fine 2021) e ha raggiunto una valutazione pari a 2 miliardi e mezzo di dollari. Fa tecnologia complessa: fornisce software e soluzioni di sicurezza informatica in particolare negli ambienti moderni di cloud computing.

Lui è un tipo “stay hungry, stay foolish” alla Steve Jobs. Partito da Vinadio, 400 abitanti in valle Stura, provincia di Cuneo, ha creato un’azienda sana, che cresce bene in un settore caldo. Ma dall’Italia non è mai scappato. Ha conquistato i più grandi investitori della Silicon Valley. Fondi di venture capital, come Guggenheim Investment, Third Point Ventures, Accel (gente che ha investito in Facebook, Dropbox e Spotify), Premji, Next47, Goldman Sachs, Insight Partners, hanno versato milioni di dollari: “Abbiamo ormai oltre 700 dipendenti, eppure stiamo ancora imparando a nuotare in una piscina piena di coccodrilli. Il mercato in cui operiamo è in forte crescita e molto competitivo. Il capitale raccolto ci serve per difenderci dai concorrenti e primeggiare. Ora stiamo lavorando per capire come e quando possiamo portare l’azienda in Borsa. Ma ancora oggi mi domando: com’è possibile che io sia arrivato fino a qui?”.

Se lo senti parlare, capisci perché. Grandi competenze tech, visione, dedizione totale dal primo giorno, attitudine a dare il 200%, propensione al rischio. Un mix di California e valle Stura in un solo individuo. Umiltà, senso del dovere, coraggio, apertura totale alla diversità. E fortuna: Degioanni ha anticipato un trend tecnologico che poi è esploso. In mezzo, mille cambi di direzione e mille difficoltà.

Loris Degioanni sarà tra gli speaker della Italian Tech Week 2022, il 29 e 30 settembre a Torino 
Loris Degioanni sarà tra gli speaker della Italian Tech Week 2022, il 29 e 30 settembre a Torino   

Dietro le quinte di Sysdig

Sysdig fa roba tecnica ed è fuori dai radar dei media. Si occupa di sicurezza informatica per il cloud computing, o (meglio) dell’ultima evoluzione del cloud: il container. “Permette di affittare server da qualcun altro in modo molto più efficiente, sicuro, veloce ed economico. Tutte le aziende, anche le più tradizionali, dalle banche alle assicurazioni, alle case automobilistiche, stanno chiudendo i data center e affittano server e computer per far girare le loro applicazioni su cloud. Questa transizione comporta un approccio nuovo anche per mettere in sicurezza i dati e gli utenti. Noi abbiamo un software proprio per la sicurezza di dati, utenti e applicazioni che sono ospitati nel cloud. Lo abbiamo ottimizzato per gli utilizzatori di container, prendendoci il rischio di farlo presto”.

Sysdig ha uffici in tutto il mondo. Dalla Serbia alla Nord Carolina, dalla Spagna a Ucraina, Australia, Inghilterra, Giappone, India. E Italia. Ha 750 dipendenti, 130 nel nostro Paese, con la sede principale a Milano: “Gli ingegneri italiani sono i migliori del mondo e sono il cuore dello sviluppo dei miei prodotti. Hanno creatività, talento, passione, energia. E orgoglio”.

Quella di Degioanni, che sogna di costruire la Ferrari della cybersecurity italiana, è una storia straordinaria per il nostro Paese, ma è unica anche tra le startup in Silicon Valley: “Oggi abbiamo raggiunto una dimensione tale, sia di fatturato sia di valutazione, che è (quasi) impossibile essere acquisiti. L’unica via di uscita per noi è la Borsa. Prospettiva affascinante, ma complessa e rischiosa. Sento una grandissima responsabilità per la gente che lavora per me e per gli investitori. Ci giochiamo tutto: sarà bianco o nero. O scriveremo una storia memorabile o andremo tutti a casa”.

Verso il futuro, senza dimeticare le radici

Degioanni dalla sua ha anche la reputazione. Alle sue spalle ha già un’exit e una storia che sembra scritta per ispirare i più giovani. Flashback: siamo al Politecnico di Torino, anno 2000. Per la sua tesi di laurea, Loris Degioanni crea WinPcap, un software per la sicurezza della rete dei computer. Lo regala al Web in open source (“è stata la decisione migliore della mia vita”). In 6 mesi viene scaricato 80mila volte. Lo usa anche John Bruno, professore dell’University of California Davis, che invita Degioanni a proseguire la ricerca negli USA: “Per un anno ho lavorato con lui al software per il Boeing 787. Poi abbiamo fondato la nostra startup: CaceTech. Nei primi due anni, per avere un po' di ricavi facevamo consulenze per il settore avionico e intanto sviluppavamo i prodotti. Quando abbiamo iniziato a venderli, il fatturato cresceva di milioni di dollari ogni anno. Siamo arrivati a 40 dipendenti, di cui 20 italiani, che ho chiamato dall'Italia offrendo loro il visto per lavorare negli USA. A quel punto gli investitori e gli acquirenti cominciano a bussare alla loro porta. Degioanni riceve 11 proposte di acquisizione: alla fine, vende a Riverbed, un'azienda quotata al Nasdaq, per 30 milioni di euro. Metà della sua parte la incassa il giorno dell'acquisizione, nel 2010. L'altra metà gli viene  dilazionata nei 24 mesi successivi: tempo necessario per trasferire tutto il know-how ai compratori. Finisce sulla copertina di Wired, l’ultimo numero firmato da Riccardo Luna. Scaduti i 24 mesi, riparte con una nuova startup. Lavora come un pazzo, scrive codici notte e giorno, resta completamente concentrato sul suo software. Che oggi usano centinaia di aziende, come Cisco, Goldman Sachs, Comcast, Mckinsey, Pixar, Foodora e Booking: “Sul cloud si stanno buttando tutti. Amazon ha un ruolo di primissimo piano in questo settore, ma anche Microsoft, Google, Oracle e IBM. Sono player enormi e con risorse infinite”.

Personalmente, lo seguo da molto tempo e l’ho intervistato parecchie volte. Eppure ogni intervista con lui è un viaggio. Una scoperta. Su tutto. Sulla fatica, anche: “Quando dopo un lavoro mastodontico, scopri che alla gente piace quello che hai creato, la soddisfazione è enorme. E capisci che ne vale sempre la pena”. Sugli investitori: “Le dinamiche sono simili a quelle di un gregge. Se c’è qualcuno che investe in te, anche altri lo faranno”. Sull’alpinismo e quello che insegna: “Vengo da un paesino di montagna, una delle mie scuole è stata l’alpinismo. Ho sempre cercato nuove strade, vie d’arrampicata un pochino al di sopra dei miei limiti. Lo facevo per mettermi alla prova, per tirare fuori energia e talento. Dallo sport alla vita, succede la stessa cosa: se vuoi ottenere risultati, devi spingerti oltre il limite, mettendoti in posizione di farti male e poi cercare di evitarlo con il 200% delle tue forze”. Su se stesso: “Ho capito chi sono. Che la tecnologia complessa è la mia passione e per me è una forma d’arte. E che qualunque cosa succederà, anche se sarò seduto su una sdraio in un paesino di montagna, starò lavorando nel settore della tecnologia. Da qui a 10 anni il software evolverà in maniera radicale come non abbiamo mai visto e offrirà mille opportunità”.

Degioanni vive in Silicon Valley da anni, i suoi figli sono nati a San Francisco, è cittadino americano, eppure non se n’è mai andato dalla valle Stura. E forse il suo segreto è proprio qui: “Ognuno ha il suo posto nel mondo. La valle Stura è dove ho le radici. Fisiche, culturali, etiche. Vivo in California da 20 anni, ma quando mi chiedono: dov’è la tua casa? Non rispondo mai che è qui. Quella non sarà mai il 100% della mia casa. La mia casa è anche il Piemonte. Ho due case. Vivo due esistenze. Quella italiana mi ha dato insegnamenti profondi. L’etica del lavoro. Il non aver paura di fare fatica. Il rispetto per gli altri. L’umiltà. Valori molto radicati nelle nostre valli. L’America mi ha insegnato che tutto è possibile. La propensione al rischio. La diversità di vedute. La realizzazione personale. L’incontro con persone più brave di te. Prendere valori così distanti tra loro e fonderli insieme è stata la mia abilità e al tempo stesso la mia fortuna. Quando tornerò in Italia per ridare al mio Paese una parte di quello che mi ha dato, inviterò i più giovani a essere cittadini del mondo, ricordandosi sempre da dove si viene. Essere italiani è una ricchezza straordinaria. Anche quando si fa tecnologia”.