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Politici nella Rete | 4

Come si racconta Giorgia Meloni sui social

Come si racconta Giorgia Meloni sui social
Intervista al deputato Mauro Rotelli, responsabile della comunicazione di Fratelli d’Italia: laureato in Economia aziendale e in Scienze politiche, si divide tra l’attività del partito e i dibattiti su innovazione e tecnologie
3 minuti di lettura

“Tutta la nostra catena organizzativa è animata da persone che hanno avuto a che fare con la destra. E dunque con Fratelli d’Italia ma anche, per esempio, con Alleanza Nazionale”. Mauro Rotelli, il responsabile nazionale del Dipartimento Comunicazione di FDI, non ha dubbi: ai contenuti che finiscono sui social deve pensare chi ha avuto un “impegno diretto nel partito”.

Rotelli segue la scia di Giorgia Meloni da quando quest’ultima è diventata ministro della Gioventù nel 2008. All’epoca era un consulente, 10 anni dopo è stato eletto alla Camera.

Rotelli, perché per la vostra strategia comunicativa è così importante l’appartenenza al partito?
“La sensibilità politica è indispensabile. Un’agenzia esterna ci metterebbe al pari di un qualsiasi cliente commerciale”.

La campagna elettorale di FDI, come quelle degli altri partiti, sarà profondamente influenzata dai social. Per una comunicazione efficace conta l’esperienza, la pancia, o un algoritmo?
“La differenza la farà il contenuto. Se è buono, cavalcherà l’algoritmo. Certo, tutto cambia da social a social. Su Facebook punteremo, per veicolare i messaggi, su grafiche che ricordano icone e app. Più in generale useremo pillole video per spiegare il nostro programma. E continueremo a usare YouTube, dove Giorgia Meloni è molto forte”.

Perché Meloni funziona, su YouTube?
“Ci abbiamo scommesso fin dall’inizio, lo usiamo per condividere i video più lunghi. I suoi interventi, per esempio, anche di 40 minuti. Oppure le interviste, come quella rilasciata recentemente a Fox News. Le visualizzazioni sono importanti, e lo sono da prima che Meloni scalasse posizioni nei sondaggi”.

Come si declina, sui social, Giorgia Meloni?
“La linea che abbiamo tenuto, da sempre, è quella dell’autenticità. C’è un piccolo staff che la segue e che poi fa riferimento a me. Cerchiamo di modificare il meno possibile ciò che dice, anche il suo essere forte e decisa nelle affermazioni. Insomma proviamo semplicemente a raccontarla”.

Chi approva i post che riguardano la leader del partito?
“La stessa Giorgia Meloni. È molto pignola, vidima tutto personalmente”.

Ha fatto discutere la sua scelta di condividere il video pubblicato dal Messaggero che testimonia uno stupro avvenuto in strada a Piacenza. Letta ha criticato fortemente la scelta di condividerlo, Meloni ha ribattuto fornendo le sue motivazioni. In molti sostengono che la campagna elettorale sui social, con questo video, abbia passato il segno. Cosa pensa di queste polemiche e soprattutto come avete deciso di pubblicarlo?
La campagna ha passato il segno da tempo e non per nostra volontà o di Giorgia Meloni. Lo stupro di Piacenza è un fatto gravissimo. Il video pubblicato (che in seguito è stato rimosso, ndr) è oscurato, in modo da non far riconoscere la vittima ed è condiviso dal sito di un importante quotidiano nazionale. C’è spesso una doppia morale nel raccontare questi fatti gravi.

Su Facebook il divario tra la pagina di Meloni (2,3 milioni di follower) e quella ufficiale di FDI (438mila follower) è evidente: i social sono lo specchio perfetto della personalizzazione della politica?
“L’immediatezza e le prese di posizione di Giorgia Meloni per noi sono strategiche, i suoi contenuti animano la comunicazione del partito. Ma va detto che sono cresciuti anche gli altri. Prima del 2018, FDI viveva con soli 9 deputati e il canale ufficiale era ancora più depresso. Ora abbiamo due gruppi parlamentari sostanziosi, più politici da mandare in tv e più contenuti da queste trasmissioni che si possono usare sui social, insieme agli estratti dei lavori parlamentari”.

Come hanno cambiato, i social, il modo in cui dialogate con gli altri partiti?
“Ci siamo dovuti organizzare, come tutti. Ora abbiamo uno staff che monitora continuamente quello che gli avversari politici dicono e fanno sulle varie piattaforme. Affinché un nostro politico, se restasse offline per il tempo di un volo, al suo atterraggio non riceva solo informazioni sull’attualità ma anche su ciò che è accaduto sui social, per rispondere adeguatamente alle domande dei cronisti”.

Giorgia Meloni punterà su TikTok?
“Su questo social ha avuto un’impennata di visibilità dopo il remix di un suo discorso che è diventato virale. Quel video ha generato meme e balletti. Ma non faremo contenuti specifici per TikTok, che resta una piattaforma giocosa: inquinarla con video più seri non credo sia positivo”.

E Twitch? Lo userete?
“Abbiamo un po’ di richieste: le stiamo valutando. Le elezioni sono vicinissime, forse nel breve periodo questo social non può raggiungere la massa che ci interessa. E poi vogliamo pensare alle piazze, al territorio: non vogliamo tralasciare i luoghi di aggregazione reali passando ore su Twitch”.

Secondo lei, i social sono populisti?
“Credo di no, c’è veramente di tutto. C’è anche molto fake, ma definirli populisti no, non lo direi”.