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Digital economy

Satispay chiude un round da 320 milioni. L'Italia ha la sua seconda startup da un miliardo di euro

I fondatori di Satispay. Da destra, Alberto Dalmasso, Samuele Pinta e Dario Brignone
I fondatori di Satispay. Da destra, Alberto Dalmasso, Samuele Pinta e Dario Brignone 
La fintech milanese entra nel club degli unicorni. L'azienda oggi ha 3 milioni di utenti, 200 mila esercenti che usano il suo sistema di pagamenti e 300 dipendenti (diventeranno 600 nel 2023). Dalmasso: "Possiamo diventare il sistema di pagamento più usato in Europa"
3 minuti di lettura

L’Italia delle startup il suo secondo unicorno. Satispay ha ottenuto un investimento da 320 milioni di euro portando la raccolta complessiva di capitali a 450 milioni, con una valutazione che la fa entrare di diritto nel club delle società tecnologiche con una valutazione superiore al miliardo. In dieci anni dalla sua fondazione il sistema di pagamenti mobile fondato da Alberto Dalmasso è riuscito a scalare il proprio mercato di riferimento fino a entrare nei radar di investitori internazionali.

Una società da un miliardo è un evento raro nella digital economy mondiale. Lo dimostra il fatto che nel vocabolario delle startup vengano chiamate unicorni. Ma è un evento ancora più raro in Italia dove questo settore dell’economia si è sviluppato in ritardo rispetto agli altri paesi. “Ora abbiamo le risorse necessarie per scaricare a terra tutto il nostro potenziale e diventare lo strumento di pagamento più usato in Italia e in Europa”, commenta Dalmasso. Classe 1984, di Cuneo, ha fondato la sua azienda insieme a Samuele Pinta e Dario Brignone. L'imprenditore sarà tra gli ospiti della Italian Tech Week.

 

Satispay: da zero a 3 milioni di utenti. 200 mila gli esercenti

Satispay è una fintech. Così come una fintech è l'altro unicorno creato in Italia nell’ultimo decennio: Scalapay. Anche se in realtà il primo unicorno italiano è Yoox, Satispay e Scalapay fanno parte di un'altra generazione di startup rispetto all'ecommerce della moda fondato nel 1999 da Federico Marchetti. Per Satispay, il nuovo round di investimento (serie D, il quarto round di investimento ottenuto) vede l’ingresso nella società di fondi internazionali come Addition, venture capital di New York, mentre Greyhound Capital ha incrementato la propria quota dopo l’investimento del 2018. Restano tra gli investitori Coatue, Lightrock, Tencent, Mediolanum e Block, tutti entrati nel 2021.

“Per noi questo investimento è un salto di qualità. Ci porta la consapevolezza che abbiamo fatto in dieci anni qualcosa di grande. Ora abbiamo risorse importanti e molta più esperienza”, spiega Dalmasso a Italian Tech. Oggi Satispay è usata da circa tre milioni di persone. Ha una rete di 205 mila negozi attivi, in continuo aumento. La società cresce. Non solo per rete e numero di persone che la usano.

300 dipendenti in Italia. Saranno 600 entro il 2023

“Attualmente abbiamo 300 dipendenti. Ma assumiamo con una media di una persona al giorno e contiamo in 12-18 mesi di raddoppiare il loro numero”. Una startup che darà lavoro a 600 persone. Un miraggio nell'Italia delle crisi industriali e del lavoro sentito più come urgenza che come opportunità. Uno scenario inimmaginabile solo dieci anni fa, quando Satispay è nata e con lei è nato l’ecosistema italiano delle startup con la legge entrata in vigore a settembre 2012 che ha fornito a queste società un quadro normativo idoneo a farle crescere. 

“Da allora è cambiato molto. Quel decreto ha fatto in modo che qualcosa nascesse. L’Italia è ancora in ritardo rispetto agli altri Paesi, ma la tecnologia arriva ovunque. Oggi sono nate tech company in grado di maturare e diventare così grandi da attrarre investimenti anche dall’estero. Questo investimento dimostra che siamo entrati nei radar degli investitori internazionali. Arriveranno grandi manager che ci aiuteranno a crescere ancora di più”, aggiunge l’imprenditore.

 

Dalmasso: "La pandemia ha mostrato il nostro potenziale"

I tre milioni di clienti in Italia arrivano soprattutto da Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Puglia. Mentre in Europa è presente in Germania, Lussemburgo ed è appena sbarcata in Francia. Una crescita costante, che i nuovi capitali raccolti sono destinati ad accelerare.

Ma il punto di svolta è arrivato negli ultimi anni: “Un evento che ci ha fatto capire che eravamo sulla strada giusta è stata la pandemia. Con l’arrivo del Covid ho visto un’azienda che reagiva velocemente alle necessità del momento. Abbiamo trovato un sistema per accelerare i pagamenti nelle farmacie e nei supermercati”, aggiunge Dalmasso.

Poi, il Cashback di Stato, che Satispay ha consentito di ottenere e ha allargato il numero di utenti. “Ci siamo accorti che avevamo rapidità e una tecnologia che ci ha portato a cogliere ogni singola opportunità. La strada era giusta, la nostra impostazione era giusta”, continua.

 

Dalle rinnovabili al fintech, Dalmasso: "Fare impresa è stato il mio percorso"

Dalmasso non nasce imprenditore della digital economy. “La mia prima azienda si occupava di rinnovabili. L’ho creata tre anni prima di Satispay con mio fratello. E’ quella che mi ha consentito di guadagnare anche quando Satispay non mi dava uno stipendio”.

Attività familiari. Come il campo di nocciole in provincia di Cuneo che l’anno scorso ha dato il suo primo raccolto: “Erano terreni di mio nonno, comprati al suo ritorno dall’argentina. Il primo raccolto è stato molto buono, ma per noi sono progetti familiari, il loro valore per me è la capacità di legarci ancora di più tra di noi”. La passione per il fintech arriva ai tempi dell’Università, quando si appassiona alla storia della moneta.

“Tutto questo percorso è dietro la nascita di Satispay. Piccole cose che mi hanno fatto capire che fare impresa era il percorso più adatto a me”.  Aver creato il secondo unicorno della storia recente della digital economy italiana è una conferma.