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Il caso

L’appello delle startup: “Meno burocrazia e più investimenti”

Alla prima giornata di Italian Tech Week il confronto tra giovani imprenditori, “Qui tempi lunghi per visti e permessi”. E risorse ancora insufficienti

2 minuti di lettura

Meno burocrazia e potenziare il mercato degli investimenti in capitale di rischio. Dal palco della Italian Tech Week imprenditori e investitori hanno lanciato due messaggi diretti al governo che verrà. Il primo è un coro unanime, a margine degli interventi di fondatori di startup capaci di toccare valutazioni miliardarie. Tutti italiani, anche se in alcuni casi hanno fondato la loro azienda anni fa dove c’erano condizioni migliori.

Loris Degioanni è da venti anni a San Francisco dove ha fondato Sysdig: 800 dipendenti, 140 dei quali in Italia. “Il problema dell’Italia? C’è ancora troppa burocrazia. Qui è tutto ancora complicato. Ad esempio, ottenere un visto di lavoro o un permesso qui è ancora difficile”, ha detto Degioanni. Concetto ribadito dagli altri tre imprenditori presenti a Torino. Tutti, alla domanda su cosa serve per migliorare la vita delle imprese innovative in Italia, rilanciano la richiesta di Degioanni. Lo hanno fatto Vittoria Zanetti, cofondatrice di Poke House, Francesco Simoneschi, fondatore di Trulayer, così come Simone Mancini, guida di Scalapay. Hanno sedi in ogni angolo del mondo ma in Italia riscontrano lo stesso problema: troppa burocrazia.

IT Week 2022, Francesco Simoneschi (Truelayer): "Per avere successo, i fondatori di startup devono fallire con grazia"

È una sfida per il nuovo Parlamento. Come quella rappresentata dal mercato degli investimenti. Degioanni e soci, per far crescere la loro impresa a livello internazionale, hanno raccolto fondi in venture capital impensabili in Italia. Secondo i dati di Dealroom, nel 2022 in Italia sono stati investiti 1,3 miliardi in startup: una crescita costante, ma in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Se in Italia si spendono 18 euro pro capite in innovazione, in Francia sono 140. E il resto d’Europa corre. Per raggiungere quei livelli serve potenziare il mercato degli investimenti.

John Elkann, amministratore delegato di Exor, che tramite Gedi è l’editore di Repubblica, a margine dell’evento ha annunciato che la holding ha investito un miliardo in startup in cinque anni. E dal panel per celebrare i dieci anni della legge italiana di settore è arrivata una proposta: destinare l’1-2% degli investimenti dei fondi (istituzionali e fondi pensione) alle imprese innovative. Per Gianluca Dettori, presidente di Primo Venture, una strada potrebbe essere trasformare, in parte, anche l’Inps in un fondo, perché “spostando anche solo l’1% delle masse gestite dall’Inps si potrebbe recuperare nei prossimi dieci anni il divario che c’è tra Italia e Francia”. È un’ipotesi. Condivisa però dagli altri gestori presenti al panel e da Corrado Passera che, quando era ministro dello Sviluppo economico, ha voluto la legge sulle startup nel 2012. Oggi Passera guida Illimity, gruppo bancario fondato nel 2018 con forte propensione tecnologica. Una startup. Che come tutte le startup “creano innovazione bella, e sono un buon investimento. Un Paese che investe sulle startup è un Paese che lavora per il proprio futuro, un paese migliore”, ha concluso l’ex ministro.